Alla vostra cortese attenzione …

Desidero portare a Sua conoscenza quanto oggi, 22 agosto, ho dovuto subire nel disbrigo di una pratica presso la stanza n.°33 – ASL Roma D di via Pascarella – per una autorizzazione di un “piano terapeutico” prescritto da un medico dell’ospedale Forlanini.

Alla consegna della “prescrizione” (consegnatami dal Forlanini perché la portassi in via Pascarella…), mi è stata richiesta dalla impiegata, anche una fotocopia della stessa “prescrizione”, fotocopia che io non avevo, ne avrei dovuto avere per motivi di facile comprensione, che riguardono l’organizzazione della struttura sanitaria, non certo il cittadino. Ma… niente fotocopia, niente autorizzazione… è stata la risposta!

Erano le ore 11, la temperatura per strada 35/37 gradi, malgrado i miei quasi 80 anni, sono stato così costretto a trovare un servizio in viale Trastevere per riprodurre il documento e tornare nella stanza 33 di via Pascarella. Non è stato un “andata e ritorno” facile, per il fisico ed i 37°, mi creda!

Se ha dei dubbi Le consiglio di sottoporre qualche suo anziano  parente, o, meglio ancora , se stesso – se non è più nella verde età – a ripetere quello che oggi è stato imposto allo scrivente. Ritengo sia stato un sopruso, un abuso di ufficio perchè non trovo traccia di un obbligo del paziente a fornire la “ fotocopia”;  se c’è me lo faccia sapere per cortesia! Perché non c’è un collegamento tra le strutture per evitare di aggravare ancora più la vita del cittadino/paziente, il tutto poi per una fotocopia come nel caso in questione?

In altre strutture è possibile trovare a disposizione una macchina fotocopiatrice,(con uso a pagamento) a disposizione dei cittadini. Mi è stato detto che il problema è a conoscenza del direttore della ASL, con il risultato che tutto si è fermato alla “conoscenza”…

Se, disgraziatamente, oggi per la strada mi fossi sentito male, mi creda, qualcuno ne avrebbe pagato le conseguenze, perché non è ammissibile una tale indifferenza nel risolvere problemi a salvaguardia dell’altrui salute e per i quali si viene assunti e pagati!

Questa mia protesta ha lo scopo (la speranza) di sollecitare interventi tesi ad apportare migliorie nella organizzazione, che evitino ad altri poveracci quello che oggi è capitato a me, per una fotocopia!

Potrei conoscere il Suo pensiero al riguardo? La ringrazio anticipatamente.

Roma 22 agosto 2011

Lettera firmata


Egregio Signore,

Ha ragione, quello che ha subito è un sopruso e uno scarico di responsabilità e lavoro su di lei. Le strutture sanitarie che redigono piani terapeutici sono tenuti a produrre tre copie: una da trattenere in cartella clinica, una da consegnare al paziente che la consegnerà al suo medico di base e una terza che deve essere spedita alla ASL di competenza dalla struttura sanitaria e non portata a mano dal paziente! La prescrizione poi è inutile, perchè già la redazione di un piano terapeutico sottintende che sia avvenuta una prescrizione (altrimenti il piano terapeutico che cosa viene fatto a fare?).
Purtroppo questo paese dalle troppe leggi, applicate con il fai da te, produce anarchia e disservizi che si abbattono sempre tutti sul cittadino-utente. Questi burocrati, che stanno uccidendo la sanità, dovrebbero mettersi in testa che sono addetti a fornire servizi al cittadino e non sono lì solo per percepire stipendi ad avere una sedia e una scrivania, da cui ripararsi anche dal caldo. Questo però dobbiamo farglielo capire noi utenti, non possiamo che essere noi a cambiare questa vergogna, ormai spero che sia chiaro a tutti che non possiamo più appellarci a qualche “onorevole”, maiale ingrassato a spese nostre.
Non consegni la copia del Piano terapeutico alla ASL e non faccia nessuna fotocopia, lo riconsegni all’ospedale e gli regali un francobollo, così non potranno piangere perchè non possono sostenere i costi di spedizione.
La saluto e le prometto che pubblicheremo la sua lettera sul nostro sito www.mens-sana.biz a testimonianza dei disservizi e soprusi che i cittadini devono sopportare e che ci impegneremo affinchè i diritti dei malati siano difesi e rispettati.

Dott. Marco Paolemili