I Flavonoidi, abbondanti negli alimenti di origine vegetale, hanno dimostrato di migliorare le funzioni cognitive. In particolare ad una regolare assunzione di flavonoidi sono stati associati una riduzione del rischio di demenza, migliori prestazioni in alcuni test cognitivi, e un miglioramento della funzione cognitiva nei pazienti anziani con insufficienza lieve. Una sottoclasse di flavonoidi, chiamati flavanoli, che sono ampiamente presenti nel cacao, tè verde, vino rosso, e alcuni frutti, sembra essere efficace nel rallentare o addirittura invertire i deficit delle prestazioni cognitive che si verificano con l’invecchiamento. I Flavanoli alimentari hanno anche dimostrato di migliorare la funzione endoteliale e abbassare la pressione sanguigna, provocando vasodilatazione nel sistema vascolare periferico e nel cervello.
Dal momento che il consumo di cioccolato potrebbe ipoteticamente migliorare la funzione cognitiva non solo negli individui, ma anche in intere popolazioni, Franz H. Messerli, medico della Columbia University di New York, si è chiesto se esista una correlazione tra il livello di consumo di cioccolato di un paese e la capacità cognitiva della sua popolazione. Non esistono dati pubblici sulle performance cognitiva media nazionale, come un QI medio di tutta la popolazione, ad esempio. Messerli allora ha pensato che, in teoria, il numero totale di premi Nobel pro capite potrebbe fungere da punto massimo raggiunto dalle funzione cognitiva più complesse, e quindi potrebbe fungere approsimativamente come misura della funzione cognitiva globale di un dato paese.
Un elenco dei paesi ordinati in termini di premi Nobel pro capite è disponibile su Wikipedia. Poiché la popolazione di un paese è sostanzialmente superiore al numero di premi Nobel, i numeri dovevano essere moltiplicati per 10 milioni. Perciò, i numeri devono essere letti come il numero di premi Nobel per ogni 10 milioni di persone in un determinato paese.
Sono stati considerati tutti premi Nobel che sono stati assegnati fino al 10 ottobre 2011. I dati relativi al consumo di cioccolato pro capite per ogni anno in 22 paesi, è stato ottenuto da Chocosuisse, Theobroma cacao, e Caobisco. I dati erano disponibili dal 2011 per 1 paese (Svizzera), a partire dal 2010 per 15 paesi, a partire dal 2004 per 5 paesi, e dal 2002 per 1 paese, la Cina.
Franz H. Messerli ha notato una significativa correlazione lineare tra il consumo di cioccolato pro capite e il numero di premi Nobel per 10 milioni di persone su un totale di 23 paesi. La Svizzera è stato il top performer sia in termini di numero di premi Nobel e di consumo di cioccolato. La pendenza della retta di regressione consente di stimare che ci sarebbero voluti circa 0,4 kg di cioccolato pro capite per anno per aumentare il numero di premi Nobel in un determinato paese di 1. Per gli Stati Uniti il consumo di cioccolato ammonterebbe a 125 milioni di kg all’anno. La dose minima efficace di cioccolato sembra oscillare intorno ai 2 kg l’anno, e la curva dose-risposta rivela che a dosi di cioccolato superiori ai 11 kg all’anno non si ha più aumento dei premi Nobel.
Il risultato principale di questo studio, afferma il ricercatore Americano, è una correlazione sorprendentemente potente tra l’assunzione di cioccolato pro capite e il numero di premi Nobel in diversi paesi. Naturalmente, una correlazione tra X e Y non prova causalità ma indica che o X influenza Y, Y influenza X, oppure X e Y sono influenzati da un comune meccanismo sottostante. Tuttavia, dato che il consumo di cioccolato è efficace nel migliorare le funzioni cognitive, sembra più probabile che in modo dose-dipendente, l’assunzione di cioccolato fornisca il terreno fertile necessario per la crescita dei premi Nobel. Ovviamente, questi risultati sono solo ipotesi e dovranno essere testati in uno studio prospettico, randomizzato. Se qualcuno ne avrà voglia.
La Svezia si comporta però come un outsider. Dato il suo consumo di cioccolato pro capite di 6,4 kg l’anno, la Svezia dovrebbe aver prodotto un totale di circa 14 premi Nobel, ma ne ha 32. Il numero osservato è superiore a qualsiasi calcolo di probabilità e Franz H. Messerli è convinto che il Comitato per il Nobel di Stoccolma si comporti con una certa parzialità patriottica nel valutare i candidati per questi premi o, forse, che gli Svedesi sono particolarmente sensibili al cioccolato, e anche minuscole quantità consentono loro di migliorare notevolmente le proprie conoscenze.
Dovrebbe essere considerata una seconda ipotesi, il nesso di causalità inversa, cioè che l’aumento delle prestazioni cognitive potrebbe stimolare il consumo di cioccolato nazionale. Non si può escludere che le persone con funzioni cognitive superiori siano più consapevoli dei benefici per la salute dei flavanoli del cioccolato fondente e siano quindi esposti al rischio di diventare più intelligenti aumentandone il consumo. Che ricevere il Premio Nobel farebbe di per sé aumentare l’assunzione di cioccolato nazionale sembra improbabile.
E’ difficile individuare un denominatore comune plausibile che possa guidare sia il consumo di cioccolato e il numero di premi Nobel per molti anni. Le differenze di status socio-economico da paese a paese e i fattori geografici e climatici hanno sicuramente avere un ruolo, eppure non riescono pienamente spiegare la stretta correlazione osservata.
Questi dati si basano, ammette Messerli, su medie nazionali, e l’assunzione di cioccolato specifica dei singoli premi Nobel del passato e del presente rimane sconosciuto. La dose cumulativa di cioccolato che è necessario per aumentare in misura sufficiente le probabilità di essere invitato a recarsi a Stoccolma è incerta. Questa ricerca è in continua evoluzione, in quanto sia il numero di premi Nobel e il consumo di cioccolato cambiano da un anno all’altro.
Fatto sta, che il consumo di cioccolato migliora le funzioni cognitive, che è una condizione sine qua non per vincere il premio Nobel. Resta da stabilire se il consumo di cioccolato sia il meccanismo di base, principale ed essenziale per il miglioramento della funzioni cognitive.