La Schema-Focused Cognitive Therapy, sviluppata da Young e colleghi (1990-1999), è un modello teorico e un approccio psicoterapeutico innovativo e articolato che combina le tecniche di Terapia Cognitivo Comportamentale, ampiamente dimostrate, con elementi derivati dalla teoria dell’attaccamento, dalla Gestalt, dall’Analisi Transazionale, da terapie interpersonali e psicodinamiche al fine di aiutare i pazienti affetti da problematiche psicologiche radicate.

La Schema Therapy è particolarmente utile nel trattamento di pazienti con difficoltà complesse come i Disturbi di Personalità, in particolar modo il Disturbo Borderline di Personalità. E’ dimostrata, inoltre, la sua efficacia nel trattamento di ansia e depressione cronica, disturbi dell’alimentazione, problemi di coppia, e nella prevenzione delle ricadute del disturbo da uso di sostanze. Alcuni studi evidenziano come vi siano degli effetti positivi anche con pazienti che soffrono di Disturbo Evitante di Personalità e Disturbo Antisociale di Personalità, nonché con patologie psichiatriche definite croniche.

Paragonata alla terapia cognitivo-comportamentale standard, la Schema Therapy attribuisce un maggior valore alle emozioni; enfatizza il rapporto terapeutico tra paziente e terapeuta come veicolo di cambiamento; assegna inoltre maggiore importanza all’analisi dei rapporti primari nell’infanzia come origine delle difficoltà attuali.

Solitamente più a lungo termine rispetto alla terapia cognitiva, la Schema Therapy aiuta a modificare i comportamenti ed il modo in cui le persone si relazionano con le figure significative e con i propri obiettivi di vita.

In questa terapia il focus iniziale è costituito da ciò che la persona che soffre porta nel colloquio con lo psicoterapeuta. Lo psicoterapeuta lavora per indagare quelli che sono i pattern e le problematiche che si ripetono nella vita del paziente partendo dal presente e procedendo all’indietro; si cerca così di capire insieme alla persona cosa è capitato nella sua storia di vita che lo ha portato a stare male e si individuano quindi i bisogni emotivi che non sono stati soddisfatti.

Secondo la Schema Therapy infatti, il benessere psicologico deriva dall’abilità di soddisfare i propri bisogni in modo adattivo.

Tale non soddisfacimento dei bisogni emotivi da bambini costituisce un trauma ripetuto che porta alla formazione di quelli che vengono chiamati “Schemi Maladattivi Precoci” (SMP). Uno schema maladattativo precoce viene definito da Jeffrey Young come: “un tema o un aspetto generale e pervasivo che comprende ricordi, emozioni e cognizioni. É relativo a sé e alle proprie relazioni con gli altri. Insorge durante l’infanzia o l’adolescenza e viene elaborato nel corso della vita”.

Gli schemi maladattivi precoci sono ciò che ci porta a vedere il mondo in un modo specifico facendoci provare emozioni, a volte terribilmente intense. Una volta che il bambino prova emozioni molto negative tende a mettere in atto una serie di comportamenti per cercare di gestire la sofferenza nel tentativo di sfuggire da essa o di ridurla, generalmente tentando di “disattivare” gli schemi stessi.

Tuttavia, pur essendo fonte di sofferenza, gli schemi vengono mantenuti dalla persona in quanto rappresentano il conosciuto, il familiare da cui non ci si vuole distaccare. Ecco che la persona viene attratta da quelle situazioni che rafforzano gli schemi, rendendo difficile non solo il cambiamento ma anche il riconoscimento della loro disfunzionalità.

Gli Schemi tendono a rafforzarsi spesso proprio attraverso i comportamenti che una persona mette in atto e alle reazioni degli altri e del mondo ad essi, nel corso della vita. Gli Schemi risultano quindi  essere delle costanti nella vita di una persona e tenderanno ad attivarsi anche nel presente, magari anche dopo tanti anni quando la persona entra in contatto con situazioni di vita anche vagamente simili. Questo avviene tramite dei complessi meccanismi fisiologici che si attivano in una zona del cervello chiamata amigdala. L’Amigdala è ritenuta essere il luogo dove viene immagazzinata la componente emotiva di un ricordo e si attiva in modo molto forte ogni qualvolta l’individuo si trova in una situazione in cui si potrebbe ripresentare un evento negativo. Questa zona del cervello è fondamentale per la sopravvivenza dell’essere umano ma quando una persona ha formato degli schemi maladattavi essa tende ad attivarsi in modo sempre più generalizzato producendo nell’individuo fortissime emozioni ancora prima che possa capire cosa gli sta capitando. In quell’istante la persona cercherà istintivamente di fare qualcosa per stare meglio ma di solito adotterà dei comportamenti che possono essere di tre tipi -resa, evitamento, contrattacco- e che tenderanno a rafforzare lo schema stesso e quindi incrementeranno la frequenza dell’attivazione dell’amigdala stessa.

In terapia quindi una persona che soffre pensa che tutta la sofferenza che prova sia legata all’evento che sta vivendo nel momento presente e non riesce a comprendere che in realtà il più delle volte l’evento scatenante del presente costituisce solo una “scintilla” ma la “benzina emotiva” è li da quando lei era molto piccola.

È come se la persona fosse imprigionata per una condanna a vita. Non riesce ad uscirne, non riesce a liberarsi da questa condanna. Ha bisogno di aiuto ma spesso non riesce a trovarlo da sola.

Spesso può essere che la persona si ritrovi in situazioni interpersonali molto negative, non riesce ad avere un rapporto “sano” o alle volte si trova in situazioni di solitudine proprio a causa dei propri problemi emotivi. Certe volte possono esserci anche situazioni in cui la persona pensa di essere meglio degli altri e magari li disprezza e questo tendenzialmente fa si che essi si allontanino da lei lasciandola sola. Altre volte un’intensa paura porta ad evitare tutto. Spesso ci può essere una grande sfiducia nel prossimo che costituisce di solito una minaccia. In moltissimi casi la persona si disprezza, tende a criticarsi, a svalutarsi e molte volte a punirsi facendosi del male. In tanti casi può mettere in atto comportamenti impulsivi pentendosene in un secondo momento, criticandosi ancor di più. Una vita terribile che porta molte volte anche a pensieri di “togliersi dal mondo”, di “spegnere la spina”, di arrendersi.

In tanti casi invece prevale un evitamento delle emozioni che porta a non sentire nulla, solo il vuoto dentro, ad evitare la vicinanza con gli altri e a volte anche ad isolarsi. Ed esso, il vuoto, è insopportabile. In alcuni casi la persona cerca di non sentire più il vuoto tagliandosi o facendosi del male.

Nel caso invece la persona disprezzi gli altri, tenderà magari a criticarli di continuo a sentirsi incompreso, sprecato, come se non facesse parte di questo mondo o vivesse in un’epoca sbagliata. Tale comportamento supponente, e lo dico in modo non giudicante, porta purtroppo la persona a fare terra bruciata o a costruire rapporti che difficilmente possono darle l’amore, l’affetto o la vicinanza emotiva di cui ha bisogno.

L’obiettivo della Schema Therapy è proprio quello di trasformare uno schema maladattivo in uno più funzionale e siccome lo schema è un insieme di ricordi, pensieri, emozioni, sensazioni somatiche la correzione consisterà nel diminuire proprio la pervasività e l’intensità di questi. Naturalmente si lavorerà per ottenere anche un cambiamento a livello comportamentale attraverso l’apprendimento di nuove strategie adattive e di stili di coping più funzionali. Attraverso questo triplice lavoro (cognitivo, emotivo e comportamentale) lo schema si andrà via via indebolendo attivandosi di conseguenza sempre meno e sempre con minor intensità. Il lavoro è molto complesso perché gli schemi si sono venuti a formare durante l’infanzia e sono quindi convinzioni molto rigide e radicate su se stessi, gli altri e il mondo; sono, in sostanza, il metro di valutazione della realtà che ognuno di noi quotidianamente usa. Il paziente deve quindi essere pronto ad affrontare questo lavoro con costanza e impegno: Young parla di una vera e propria “dichiarazione di guerra” che paziente e terapeuta muovono insieme allo schema maladattivo. Insieme lavoreranno per imparare a rispondere all’attivazione di questi schemi in modo più funzionale e a sviluppare un’immagine di sè più positiva.

A partire dagli schemi maladattivi si sviluppano dei “mode”, ossia degli stati emotivi a cui si collegano degli aspetti cognitivi e comportamentali. Il paziente oscilla tra i diversi stati emotivi che sono stati raggruppati da Young in quattro categorie:

I Mode del Bambino: bambino vulnerabile, bambino arrabbiato, bambino impulsivo/indisciplinato, bambino felice;

I Mode di Coping Disfunzionale: resa, evitamento, ipercompensazione;

I mode dei Genitori Disfunzionali: genitore punitivo/critico, genitore abusante, genitore richiedente;

Il Mode dell’Adulto Sano: Adulto sano, che si occupa di proteggere e accudire il bambino vulnerabile, porre dei limiti al bambino arricciato e indisciplinato, in accordo con i principi della reciprocità e autodisciplina.

Obiettivo della Schema Therapy, quindi, è insegnare al paziente come rafforzare il mode dell’Adulto sano e dargli più spazio in modo da trovare modalità adattive di soddisfacimento dei propri bisogni più profondi.

Spesso si pensa che “il passato è passato” e che ormai non si possa fare niente. Questo però non è assolutamente vero. Partendo da una buona relazione terapeutica, utilizzando tecniche di role play, tecniche immaginative e comportamentali la persona può, con l’aiuto dello Psicoterapeuta all’interno del contesto della Schema Therapy, cambiare il vissuto legato alle esperienze del passato, le emozioni collegate ai ricordi, e quindi cambiare lei stessa e la propria personalità.

Spesso persone che seguono la Schema Therapy con un Terapeuta formato e certificato affermano di sentirsi finalmente “Adulte”. Si rendono conto che una parte di loro, prima della terapia e nel primo periodo della stessa continuava ad essere sempre quella bambina terrorizzata, o depressa, inconsolabile e sola, quella bambina che nessuno aveva considerato o difeso, amato e nutrito con sane emozioni. Molte di loro riferiscono che, dopo aver seguito il trattamento di Schema Therapy, hanno iniziato a sentire che è come se ci fosse dentro di sé una parte adulta, forte e determinata, che riesce ad entrare in contatto con quella parte bambina e con i suoi bisogni e a prendersene cura come un bravo Genitore o Adulto Sano. Hanno riscoperto dentro di sé ciò che permette loro di vivere una vita finalmente consapevole e serena.

Per informazioni sulla Schema Therapy presso le sedi operative di Mens Sana, è possibile scrivere a info@mens-sana.biz