È quanto risulta dal “Rapporto Audit civico nella salute mentale: i cittadini valutano i servizi” presentato oggi a Roma da Cittadinanzattiva, Tribunale per i diritti del malato.
Il Tribunale del malato ha concluso un’indagine a campione su un centinaio di servizi di psichiatria su tutto il territorio italiano. In ogni azienda sanitaria coinvolta sono emerse una o più violazioni. Locali troppo spesso fatiscenti, urgenze poco coordinate e scarsa integrazione socio-sanitaria, denunciati anche casi limite di violazioni dei diritti umani. Servizi psichiatrici tra luci e ombre ma, questa la costante, strutturalmente poco accoglienti per i locali fatiscenti e poco curati. Aspetti critici restano la sicurezza dei pazienti, la scarsa accessibilità, orari dei servizi e reperibilità in emergenze-urgenze, l’informazione, il rapporto con le famiglie e l’integrazione con gli altri attori della sanità. Solo il 40% dei centri di salute mentale ha le linee guida per pazienti a rischio suicidio.
«Bisogna sanzionare chi viola palesemente i diritti umani con trattamenti sanitari obbligatori anche nei casi in cui non sono necessari; situazioni in cui si legano le persone, si tengono le porte chiuse a chiave, si fa un uso massiccio di psicofarmaci come unica risposta – denuncia Francesca Moccia, coordinatore nazionale del Tribunale del malato -sviluppare le reti del mutuo-aiuto e delle esperienze che a queste si ispirano; rafforzare i servizi nella dimensione territoriale per ridurre i ricoveri ospedalieri».
Fonte:
Salute di Repubblica, pag. 34