Un ipocondriaco può trasformare una indigestione in un attacco di cuore già all’arrivo del primo sintomo. E grazie alla fornitura pressochè illimitata di informazioni mediche presente su internet, qualche studioso ha coniato un termine per la versione online della condizione – chiamandola “cybercondria”.
Ora uno studio ha individuato quali persone sono più a rischio di diventare vittime di grave cybercondria.
Uno studio americano ha coinvolto 500 adulti, che sono stati intervistati circa la loro capacità di gestire l’incertezza e il loro livello di ansia per la loro salute attuale. Sono stati invitati anche quantificare il numero di ricerche online di carattere medico effettuate, la loro durata e l’intensità della loro ansia mentre le effettuavano.
I risultati hanno dimostrato che i volontari che hanno avuto ansia più elevata erano quelli che avevano fatto più ricerche su sintomi e malattie. Mentre cercavano risposte, i loro livelli di ansia aumentavano significativamente. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Cyberpsychology, Behavior and Social Networking.
I ricercatori affermano che le persone con una “intolleranza all’incertezza” sono in grado di alleviare l’ansia utilizzando strategie cognitive, per esempio, ricordando a loro stessi che resteranno sempre dubbiosi di aver trovato una spiegazione definitiva per i loro sintomi ambigui.
Concludiamo riportando un piccolo estratto di un colloquio avuto con un cybecondriaco: “Dopo tutto, anche se Google dice che il battito in testa potrebbe significare che mi restano sei settimane di vita, è molto più probabile che abbia ragione quel medico che su un altro sito che afferma che non si tratti di un tumore, eppure su quell’altro sito un altro medico mi consiglia di fare una TAC…”