positive caucasian small boy is with tablet computer at home

I bambini che utilizzano dispositivi come smartphone e tablet al momento di coricarsi hanno un rischio più che raddoppiato  di presentare un sonno disturbato, rispetto ai bambini che non hanno accesso a tali dispositivi, secondo un nuovo studio condotto da ricercatori del King’s College di Londra.

Precedenti ricerche indicano che il 72 per cento dei bambini e l’89 per cento degli adolescenti hanno almeno un dispositivo nelle loro camere da letto e la maggior parte sono utilizzati anche poco prima di andare a dormire. La velocità con cui questi dispositivi si sono sviluppati e la loro crescente popolarità fra le famiglie, hanno superato le ricerche in questo settore, il che significa che l’impatto sul sonno potrebbe facilmente essere sottostimato.

Questa nuova ricerca, pubblicata a Novembre su JAMA Pediatrics, è una revisione di 20 studi esistenti provenienti da quattro continenti, che coinvolgono più di 125.000 bambini di età compresa 6-19 (con un’età media di 15).

I ricercatori hanno trovato che l’abitudine di andare a dormire assieme a dei dispositivi multimediali è associato a una maggiore probabilità di quantità inadeguata di sonno, scarsa qualità del sonno ed eccessiva sonnolenza diurna. Un uso prima di andare a dormire è stato considerato un periodo di tempo passato con un dispositivo acceso nei 90 minuti prima di andare a dormire.

E’ stato anche scoperto che la presenza di un dispositivo multimediale in camera da letto, anche senza l’uso, è associato a una maggiore probabilità di sonno insufficiente. Uno dei motivi potenziali di questo è che la natura ‘always on’ dei social media e degli instant messaging significa che i bambini sono costantemente impegnati mentalmente dai dispositivi nel loro ambiente, anche quando non li stanno attivamente utilizzando.

Si pensa che i dispositivi multimediali telematici influenzino negativamente il sonno attraverso una varietà di modi, tra cui ritardardando o interrompendo il tempo di sonno; stimolando il cervello psicologicamente e interessando i cicli del sonno, la sua fisiologia e la vigilanza.

I disturbi del sonno durante l’infanzia sono noti per i loro effetti negativi sulla salute:  cattiva alimentazione, obesità,  comportamento inibito, ridotta funzione immunitaria e crescita ridotta, così come sono noti i collegamenti con problemi di salute mentale.

Il sonno è una parte spesso sottovalutata, ma molto importante per lo sviluppo dei bambini. Una regolare mancanza di sonno può causare una varietà di problemi di salute. Con la sempre crescente popolarità dei dispositivi multimediali portatili e il loro utilizzo nelle scuole come un sostituti per i libri di testo, il problema del sonno disturbato tra i bambini è destinato a peggiorare. I risultati dello studio suggeriscono che un approccio integrato che coinvolga i genitori, gli insegnanti e gli operatori sanitari sia necessario per ridurre l’accesso a questi dispositivi e incoraggiare le buone abitudini per un sonno sano.

In un nuovo studio, scienziati Canadesi hanno scoperto che l’uso precoce di marijuana può causare anomalie delle funzioni cerebrali e uno sviluppo inferiore del Quoziente intellettivo.

La marijuana è la sostanza illecita più comunemente usata nel mondo. Studi precedenti hanno evidenziato come i consumatori di marijuana frequenti, soprattutto quelli che iniziano in giovane età, sono a più alto rischio per disfunzioni cognitive e malattie psichiatriche, tra cui la depressione, il disturbo bipolare e la schizofrenia.

Molti giovani fanno un uso pesante di marijuana, alcuni ragazzi la utilizzano a causa dei loro problemi psichiatrici, per il sollievo temporaneo che può dare questa sostanza a sintomi come ansia, angoscia, umore depresso e insonnia. Per questo motivo, gli scienziati canadesi hanno deciso di studiare gli effetti della marijuana sui sintomi psichiatrici, la funzione del cervello e la funzione cognitiva.

Il Dr. Osuch e il suo team hanno reclutato giovani, suddividendoli in quattro gruppi: quelli con depressione che non erano consumatori di marijuana; quelli con depressione che erano frequenti consumatori di marijuana; consumatori di marijuana frequenti senza depressione; individui sani che non erano consumatori di marijuana. Inoltre, i partecipanti sono stati poi divisi in un gruppo che ha iniziato ad usare la marijuana prima dei 17 anni e in un altro che ha iniziato a usarla in un secondo momento o per niente.

I partecipanti sono stati sottoposti a valutazione psichiatrica, cognitiva e test del QI, e a imaging del cervello. Lo studio non ha trovato alcuna evidenza che l’uso di marijuana abbia migliorato i sintomi depressivi: non vi era alcuna differenza nei sintomi psichiatrici dei ragazzi con depressione che hanno utilizzato marijuana e quelli con depressione che non ha usato la marijuana.

Inoltre, i risultati hanno mostrato differenze nella funzione cerebrale tra i quattro gruppi in aree del cervello che regolano i meccanismi della ricompensa e della elaborazione e del controllo delle funzioni motorie. L’uso di marijuana non ha corretto i deficit funzionali cerebrali tipici della depressione e in alcune regioni cerebrali ne ha peggiorato la performance.

Di ulteriore interesse è il dato che i partecipanti che hanno usato marijuana fin da giovani avevano funzioni del cervello altamente anormali nei settori legati all’orientamento visuo-spaziale, la memoria, l’attività auto-referenziale e l’elaborazione di ricompense. Lo studio ha trovato che l’uso precoce di marijuana è anche associato a più bassi punteggi di Quoziente Intellettivo.

Questi risultati suggeriscono che l’uso di marijuana non correggere le anomalie cerebrali o i sintomi depressivi e che l’utilizzo fin dalla tenera età può avere un effetto anomalo non solo sulla funzione del cervello, ma anche sul QI.

Studi precedenti avevano ipotizzato anche un ruolo della genetica tra l’uso di marijuana e depressione, il Dr. Osuch ei suoi collaboratori dell’Istituto Robarts Research Western University hanno quindi condotto test genetici sui partecipanti. Hanno scoperto che una certa variazione genetica disfunzionale del gene che produce nel cervello il fattore neurotrofico cerebrale (BDNF) è stato trovato in proporzione maggiore nei giovani che hanno usato la marijuana dalla più tenera età. Il BDNF è coinvolto nello sviluppo del cervello e della memoria, tra gli altri processi.

Questa scoperta suggerisce che questa variazione genetica possa predisporre i giovani ad un uso precoce della marijuana.