corsiaL’ennesima proroga, temuta dagli addetti ai lavori, non ci sarà e il 31 marzo gli Opg chiuderanno, per legge. Non tutte le Regioni, però, sono pronte a rispettare alla lettera la scadenza. Ma il processo è ormai effettivamente partito e anche laddove gli Opg non saranno chiusi il 1 aprile, sono già state indicate date precise per l’apertura delle strutture alternative. Quando tutto sarà finito, saranno 34 con 795 posto letto in tutta Italia.

Il Veneto, non ha ancora fatto nulla, ma volontariamente, esprimendo tutta la sua reticenza nei confronti dell’alternativa all’Opg.

Stefano Cecconi, leader di Stop Opg dice che “non è accettabile né giustificabile una proroga alla chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Per questo se necessario, come previsto in modo chiaro dalla legge, il governo può commissariare le Regioni che, a pochi giorni dalla scadenza del 31 marzo, non sono ancora pronte ad accogliere i propri cittadini internati. Non sarebbe una punizione ma un atto di responsabilità, visto che in molte realtà sono state trovate soluzioni, seppur transitorie”.

Cecconi è pronto a sottolineare che  “ritardi, incongruenze e difficoltà sono fisiologiche per una riforma di questa portata ma non la possono fermare. Serve una forte regia nazionale per attuare la legge 81/2014, norma che- spiega concludendo il dirigente sindacale- ha spostato il baricentro degli interventi per il superamento degli OPG dalle strutture (le Rems) ai percorsi di cura e inclusione sociale per ogni persona”

Ancora Cecconi, “se davvero, si rispetterà la scadenza per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, come pare finalmente senza proroghe, il nostro Paese compie un altro passo in avanti per affermare diritti e cittadinanza. Ma non basta chiudere gli OPG, come non bastò chiudere i manicomi, bisogna investire nei servizi del welfare, nel lavoro delle operatrici e degli operatori, nel volontariato e nella partecipazione, per costruire nelle nostre comunità risposte concrete al diritto alla cura, alla salute e all’inclusione sociale”.

Vediamo come stanno realmente le cose, regione per regione secondo i dati raccolti da Stop Opg.

Regioni con strutture alternative all’Opg già attive o pronte ad aprire il 1 aprile 2015

Provincia di Bolzano già attiva dal 1 gennaio 2014 la Rems (Residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza detentiva) di San Isidoro con una dotazione da 2 a 6 letti.

Valle d’Aosta e Lombardia dove dal 1 aprile 2015 sarà aperta la Rems di Castiglione delle Stiviere (presso ex Opg) con una dotazione di 160 posti.

Liguria che dal 1 aprile si appoggierà in via transitoria alla Rems di Castiglione delle Stiviere che riserverà 10 posti per i detenuti liguri.

Toscana dove sono già attive due Rems, una presso l’Area vasta centro (Usl 10 di Firenze) e l’altra presso l’Area vasta nord ovest (Usl 1 di Massa), rispettivamente con 8 e 10 posti.
Sempre in Toscana, dal 1 aprile aprirà un’altra Rems presso l’Area vasta nord ovest (Usl 5 di Pisa) con 12 posti.
E poi, dal 1 aprile, attiva un’altra Rems nell’Area Vasta centro (Usl 10 di Firenze) con altri 10 posti.

Più in ritardo rispetto alla scadenza è invece l’apertura di un’altra Rems che servirà anche l’Umbria prevista tra il 15 aprile e il 31 maggio a Careggi, presso l’Usl 10 di Firenze con 20 posti.

E per chiudere con la Toscana è prevista infine l’apertura di di altri due moduli in residenze sanitarie il 1 ottobre. Le strutture si collocheranno una ad Abbadia San Salvatore (SI) con 4 letti e l’altra ad Arezzo con altri 4 letti.

Lazio dove il 1 aprile apriranno 2 Rems afferenti alla Asl RMG, una a Subiaco e una a Palombara Sabina con, rispettivamente, 20 e 40 posti maschili.
Ancora nel Lazio, in provincia di Frosinone, dal 1 aprile al via altre 2 Rems a Ceccano e Pontecorvo con 20 posti per maschi, la prima, e 11 per femmine la seconda.

Abruzzo e Molise, programmata per il 30 marzo l’apertura temporanea di una Rems presso il Comune di Guardiagrele (CH) con 4 degenze da 4 posti letto e 2 da 1 posto letto.Ma si è in attesa della sentenza del Tar che non arriverà prima del 31 marzo.

Campania dove dal 1 aprile apriranno 3 Rems di cui una struttura intermedia residenziale in località Statigliano (Asl CE) con 20 posti. Sempre nel territorio dell’Asl di Caserta ci saranno 8 posti letto dedicati presso la Rsa di Mondragone. Infine aprirà la struttura intermedia residenziale di Bisaccia (Asl Avellino) con una dotazione di 10 posti letto dedicati.

In ritardo rispetto alla scadenza, invece, sempre in Campania, l’apertura di una Rems a San Nicola Baronia, (AV) prevista per il 31 maggio con 20 posti e un’altra a Calvi Risorta (CE) prevista per il 31 di agosto con 20 posti.

Basilicata dove il 31 marzo apre la Rems nella frazione di Tinchi (Comune di Pisticci) con 10 posti letto.

Sicilia dove il 1 aprile sono pronte a partire 2 Rems a Caltagirone (CT) e Naso (ME), entrambe con 20 posti ciascuna.

Sardegna dove il 31 marzo aprirà in via temporanea una porzione della struttura Rsa di Capoterra (CA), di proprietà dell’Asl 8 di Cagliari con 2 moduli di 8 posti letto.

Le Regioni in ritardo ma con aperture programmate entro il 2015

La prima regione a recuperare il ritardo saranno le Marche dove il 15 aprile apre la residenza di Montegrimano Terme (Provincia di Pesaro e Urbino) con 16 posti.

Seguirà il Friuli Venezia Giulia che il 4 maggio ha programmato l’apertura di 2 Rems unha a Duino Aresina (Trieste) con 2 posti e l’altra a Maniago (Pordenone) con altri 2 posti.

In Puglia, invece, la prima Rems aprirà il 30 maggio a Spinazzola (BAT) con 20 posti.

Il 1 luglio è invece prevista l’apertura di una Rems a Trento con 4 posti e di un’altra Rems in Calabria a santa Sofia Epiro (CS) con 20 posti.

In Piemonte si dovrà aspettare fino al 1 settembre quando è prevista l’apertura di 2 strutture, una a Grugliasco (TO) con 20 posti e l’altra a Biella con 15 posti.

Il Veneto

“Il Veneto è serio, non inadempiente. Noi i malati di mente giudicati pericolosi non li metteremo in dei lager improvvisati e insicuri, per rispetto della loro dignità e per la tranquillità sociale dei territori. Non si dimentichi che stiamo parlando di ‘Rems’, Residenze per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza Sanitaria, provvisorie. Se il Governo vuole soluzioni tipo quelle di alcuni residui manicomiali tristemente assurti agli onori della cronaca anche recentemente, faccia pure. Se ne assumerà tutte le responsabilità”.

Così l’Assessore regionale alla Sanità del Veneto Luca Coletto ha commentato iil ritardo del Veneto rispetto alla scadenza, aggiungendo che “Il Veneto ha già individuato la sede e il progetto per la realizzazione di una nuova struttura definitiva con tutte le caratteristiche necessarie di sicurezza e di umanità, e questo il Governo lo deve sapere bene”.

“Nel frattempo – conclude l’Assessore – soluzioni raffazzonate costituirebbero solo un’offesa a malati e ai territori. Strutture anche solo lontanamente rispondenti a caratteristiche pur minimali di sicurezza, accoglienza e umanità da usare provvisoriamente in Veneto non ce ne sono. Il Veneto non è inadempiente, è semplicemente contrario alle cose improvvisate e quindi ad alto rischio di essere fatte male”.

ospedale psichiatricoCome molti sapranno, dal 31 marzo è in opera la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, scelta condivisa dato lo stato di alcune strutture e i principi della riforma psichiatrica italiana. La gestione dei malati mentali autori di crimini passa dal Ministero di Giustizia al Ministero della Salute. Per molti pazienti mentali autori di reato sarà un passo avanti. La gestione passa ai Dipartimenti di Salute Mentale (DSM).

Accolta nell’opinione pubblica e nei mass media come del tutto positiva liberazione per persone sofferenti e in stato di detenzione, per gli addetti ai lavori della salute mentale chiamati ad attuarla sul campo si presentano dubbi, incertezze e lacune teoriche, pratiche attuative, con ostacoli nel metterla in opera. Un sottogruppo di questi pazienti è infatti ad alta criticità di comportamento e rischio per la sicurezza e le risorse attuali dei DSM saranno in difficoltà grave. Diversi commentatori esterni agli addetti ai lavori, compresi politici e taluni consulenti di essi, ignorano questi aspetti e ne vedono solo l’aspetto desiderato, non le complessità oggettive, che in ogni altro paese sono riconosciute e realisticamente considerate..

Psichiatri, psicologi, infermieri e operatori delle unità operative di psichiatria ospedaliere e territoriali hanno accolto in linea di massima favorevolmente la nuova legge sulla chiusura degli OPG ma anche espresso preoccupazioni: vi è accordo sul principio di eliminare la detenzione per i pazienti mentali autori di reato rinforzando il principio di cura, ma vi è preoccupazione marcata per la mancanza di chiare procedure, tempi, modi e mancanza di una precisa regolamentazione di attuazione della legge, per le difformità da Regione a Regione, per i rischi di sottovalutare le problematiche che la gestione di una parte di questi pazienti (dimessi da OPG e nuovi) per certo comporta nelle strutture “aperte” e di cura volontaria del SSN.
Anche i familiari di pazienti psicotici o dipendenti da droghe con comportamenti violenti e che rifiutano le cure, autori di reati contro le persone – familiari spesso ripetutamente vittime di essi nonostante i tentativi di cura – hanno chiesto se e come saranno tutelati nella nuova organizzazione sanitaria, senza ricevere sinora risposte certe.
Dubbi sono stati riportati anche negli Ospedali generali, nei DEA, strutture di diagnostica medica, neurologica, internistica, ecc. in merito alla gestione affidata solo ad operatori sanitari di pazienti in condizioni di infermità mentale autori di reato con comportamenti manifestamente aggressivi e violenti.

Oltre che in ambito medico anche in ambito giuridico è stato segnalato come non siano chiare procedure, linee guida di intervento in casi critici, confini e competenze di intervento tra ambito sanitario e ambito giudiziario e non definiti in modo completo disposti e competenze attuative.

Chi si occupa ogni giorno di persone con sofferenza psichiatrica nei Servizi è favorevole a eliminare il principio di detenzione in OPG per le persone malate di mente autori di reato, ma al tempo stesso considera con attenzione il rischio clinico connesso alla cura di alcuni pazienti come questi, la sicurezza degli altri pazienti in carico nelle stesse strutture, degli operatori della sanità e di altri cittadini in generale, nonché delle responsabilità per agiti aggressivi e violenti, fino all’omicidio di sanitari e altri cittadini. Questo è già accaduto, vi sono stati casi di omicidi e lesioni, nonostante programmi terapeutici in corso. Si segnala da più parti che vanno definite con precisione data la nuova situazione le procedure in caso di scompensi psicopatologici acuti, di fuga e rifiuto di trattamenti nelle strutture di comunità del SSN. Gli psichiatri e gli psicologi vogliono evitare di tornare al ruolo di “custodia” e di “pericolosità del malato mentale” che la legge 180 ha combattuto e che rischia di riaffacciarsi. L’Italia abolì nel 1978 con la legge 180 lo stigma antico del paziente psichiatrico come “pericoloso per sé e per gli altri” – principio che ancora vige per autorizzare trattamenti contro la volontà niella maggioranza degli altri paesi del mondo – sostituendolo con quello di “necessità di cura”, il medico come medico e non come custode.

Secondo alcuni, gli operatori sanitari con i soli strumenti della cura psicologica e medica non saranno in grado di assicurare in tutti i casi la prevenzione del rischio di reiterazione di reati con violenza, di psicopatia, di comportamenti criminali, aggressivi e contro le persone, particolarmente in alcuni casi già documentati sia nella cronaca, sia nell’esperienza che nella letteratura internazionale.

Secondo altri addetti ai lavori ancora, le risorse del SSN nel settore della salute mentale in questo momento sono in alcune Regioni ridotte e insufficienti già a gestire le ordinarie difficoltà di cura e assistenza di pazienti psichiatrici e di assistere le loro famiglie, nonostante gli sforzi; come sanno le famiglie, nascosta risorsa dell’assistenza psichiatrica italiana, i Dipartimenti di Salute mentale sono già oggi in difficoltà nel gestire di norma il cittadino con problemi di salute mentale “ordinari”, ad esempio di coloro che abbandonano le cure o le rifiutano pur stando male, ad effettuare necessari interventi domiciliari, in particolare nelle realtà metropolitane.
Le risorse di personale sanitario e amministrativo  si sono anno dopo anno ridotte a seguito della crisi a causa di quiescenze di personale non reintegrato, blocco di assunzioni, organico carente, turni in sofferenza, assistenza domiciliare carente o assente, riduzione dei fondi ordinari, problemi di organizzazione di spesa, ecc..
Qualcuno ha affermato che è arduo prevedere come la gestione di pazienti che richiedono un’alta intensità di cure possa essere ottimale in queste condizioni del SSN.

Se il superamento dell’ Ospedale Psichiatrico giudiziario del passato è auspicabile, sostenibile e condivisibile, chi ha competenza di prima linea in quanto lavora nel settore sul campo, i pazienti psichiatrici e i loro familiari (che in Italia svolgono un ruolo determinante nel sostegno dei congiunti malati a fianco del SSN) necessita di risorse adeguate, formazione, strumenti e procedure definite per operare e con cui attuare la nuova realtà assistenziale in sicurezza per gli altri pazienti, i loro familiari, e per gli operatori sanitari stessi.

Superare l’OPG è importante e va fatto nel modo migliore. E’ un tema da conoscere meglio, valutare e porre a un confronto di opinioni. Per questo motivo Rivista di Psichiatria sta presentando una serie di Editoriali su temi ad alto impatto come la imprevedibilità del suicidio, la chiusura degli OPG, l’evoluzione della sofferenza mentale nel Novecento, l’impatto devastante delle nuove droghe sui giovani,  un confronto di opinioni tecniche sulla omogenitorialità, e altri ancora.

Sul sito di Rivista di Psichiatria sono ora disponibili due editoriali con riflessioni sul problema OPG e per migliorare l’attuazione della legge; cliccando nella sezione in alto “Anticipazioni”; sono scaricabili gratuitamente.

Certo che il confronto di idee sia sempre un’opportunità da coltivare,

Un saluto

Massimo Biondi

Direzione di “Rivista di Psichiatria”, Il Pensiero Scientifico Editore

depressione donnaLe persone con gravi malattie mentali sono quasi tre volte più a rischio di essere vittime di reati rispetto alla popolazione generale, secondo uno studio pubblicato a Febbraio sul British Journal of Psychiatry.

I ricercatori hanno scoperto che le persone con gravi malattie mentali, come la schizofrenia, il disturbo bipolare, la depressione o un disturbo di personalità di una gravità che richiede un trattamento psichiatrico intensivo, hanno cinque volte più probabilità di essere vittime di violenza, e tre volte più probabilità di essere vittime di reati domestici e danni penali rispetto a un gruppo di controllo. Complessivamente, il 40% dei pazienti inclusi nello studio sono stati vittime di un reato nel corso dell’anno precedente, contro il 14% del gruppo di controllo, con un rischio dunque quasi tre volte superiore. E’ stato anche osservato che la metà delle vittime di violenza partecipanti allo studio avevano un supporto insoddisfacente.

Nella pratica clinica di routine, la vittimizzazione è sotto-stimata dai professionisti della salute mentale e, quando viene rilevata, è difficile fornire un sostegno adeguato. I professionisti della salute mentale devono identificare la vittimizzazione e lavorare in collaborazione con le organizzazioni legali e di volontariato al fine di garantire che le persone con gravi problemi di salute mentale che sono vittime di reati ricevano le cure e il sostegno di cui hanno bisogno e meritano.

La incredibilmente alta prevalenza di vittimizzazione dovuta alla violenza trovata tra le persone con gravi problemi di salute mentale evidenzia ulteriormente la vulnerabilità di questo gruppo di persone.
Le esperienze vittimizzazione sono sottostimate dai professionisti anche perchè, molto probabilmente, molti utenti dei servizi soffrono in silenzio di fronte alle conseguenze di un crimine subito. Ci auguriamo che una maggiore consapevolezza di questi problemi stimolerà molto meglio, in tempi brevi, il patrocinio legale e il supporto per gli adulti con problemi di salute mentale che sono stati vittima di un crimine.