Un vecchio fantasma di cui nessuno aveva più notizie; che richiamava una tossicodipendenza “d’altri tempi”, soppiantata dalle droghe dello sballo, quelle sintetiche, e dalla molto più modaiola cocaina. L’eroina sembrava essere scomparsa dal panorama degli stupefacenti, anch’essa inghiottita da un nuovo “costume”della dipendenza.
Un quadro falso. La sostanza oppiacea non è mai stata debellata, soprattutto a Roma. Anzi, una drammatica onda di ritorno la vede affermarsi fra i giovanissimi. L’allarme arriva da una struttura storica della Capitale, la Fondazione Villa Maraini, attiva nell’assistenza alla tossicodipendenza dal 1976. “Per molto tempo si è pensato che l’uso di eroina fosse un ricordo del passato e si è celebrato il funerale di questa sostanza – ha affermato Massimo Barra, fondatore di Villa Maraini -. Ma ora ci sembra di vedere i segnali di una nuova possibile ondata di utilizzo di sostanze come l’eroina. Cominciamo a incontrare ragazzini, dopo anni che vedevamo solo vecchi tossicomani”.
Le cifre parlano da sole: dei 66 utenti tra i 17 e i 22 anni seguiti dal Centro di prima accoglienza tra il 1 gennaio 2006 e il 2 novembre 2010, 41 (62%) fanno uso di eroina come sostanza primaria. Mentre degli 11 utenti di età compresa tra i 16 e i 21 anni presi in carico dal Gruppo ‘Mattia giovani’ 3 tra cui le 2 uniche donne presenti utilizzano eroina come sostanza principale.
A consumare eroina sono anche 10 dei 76 ragazzi tra i 14 e i 18 anni contattati tra il 1 febbraio 2008 e il 31 gennaio 2009 dall’unità di strada che la Fondazione Villa Maraini ha messo in campo (in questo periodo e ancora a partire dal 1 settembre 2010) anche grazie al sostegno dell’Isma (Istituti di Santa Maria in Aquiro). In altre parole, dei 179 ragazzi tra i 14 e i 22 anni contattati complessivamente in questi anni 54 (30,2%) usano principalmente eroina.
I dati resi noti dalla Fondazione vengono ritenuti sottostimati. Non solo. Si agganciano ad un nuovo fenomeno di cui prendere nota: l’uso dell’eroina, secondo Barra, in alcuni casi risponde a una sorta di “disperata autoterapia” tra quanti, giovani e giovanissimi, ricorrono agli oppiacei nel “tentativo di smorzare gli effetti psicotici delle sostanze eccitanti e delle droghe da sballo che spesso accompagnano le serate in discoteca”.
Nodi caldi su cui Villa Maraini da anni torna, nel tentativo di porre all’attenzione mediatica e istituzionale dinamiche difficili da intercettare. Già qualche anno fa Barra delineò un quadro preoccupante, sottolineando l’esistenza di due categorie di tossicodipendenti: l’eroinomane 35-40enne sopravvissuto alla sua generazione “che si può riciclare nella cocaina”; e la nuova generazione di ragazzi sballati da allucinogeni, tè comprati su internet, pasticche, che con l’uso di eroina riacquistano lucidità. Un fenomeno trasversale, senza distinzione di classe, stando alla valutazione del fondatore di Villa Maraini, che ha visto in questi ultimi anni anche l’affermarsi di sempre nuove sostanze: a Roma, secondo Barra, si sono fatti strada fra i giovani anche il crack, polvere e vapori di cocaina che vengono inalati.
Lo scenario della tossicodipendenza, dunque, si complica, svelando facce molteplici che però sembrano sfuggire all’attenzione istituzionale e sociale: “Del disagio giovanile e dei fenomeni connessi all’uso e all’abuso di sostanze stupefacenti e non solo – ha precisato l’assessore alle Politiche sociali della provincia di Roma, Claudio Cecchini – non abbiamo adeguata consapevolezza come sistema Paese, sistema città e sistema territorio”.
L’assessore ha poi sottolineato come “prevenzione e cura” siano “due facce della stessa medaglia”. “Le due cose viaggiano insieme – ha proseguito – : ci vogliono tutte e due, naturalmente insieme alla repressione e al contrasto dei traffici e delle organizzazioni criminali”.
Ma a pesare nell’attività di contrasto alla piaga della dipendenza da sostanze, c’è una ormai atavica mancanza di sostegno adeguato alla struttura della Capitale. Barra ha voluto ricordare, infatti, le difficoltà ormai strutturali in cui vive la Fondazione e la comunità: “I nostri operatori – ha sottolineato – sono precari da 25 anni, ci sono due mesi di ritardo nei pagamenti e una perenne situazione di incertezza. L’idea di andare avanti come pezzenti con progetti e progettini comincia veramente ad annoiarci”.
Di Paola Simonetti – NanniMagazine