malattia-noScritto dalla Dott.sa Manuela Cantagallo

Cause
La depressione è una malattia conosciuta già da millenni, che negli ultimi 75 anni ha avuto purtroppo un notevole incremento. Per anni i ricercatori hanno cercato di rispondere alla domanda sui fattori causali questa malattia, senza riuscire a dirimere la questione. Tuttavia, due fattori aumentano il rischio di svilupparla: il fattore biologico ed il fattore psicologico. Secondo i biologi, anche se ancora non è stato scoperto il gene della depressione, è pur vero che persone con un familiare con questa sindrome hanno una possibilità maggiore, rispetto al resto della popolazione, di svilupparla pari a 3:1. Secondo gli psicologi, invece, esperienze particolari come abusi, maltrattamenti, perdite e lutti soprattutto nel periodo infantile, porterebbero ad una fragilità emotiva da adulti per cui queste persone si ammalerebbero più facilmente. I due fattori possono anche interagire tra di loro: possiamo essere nati con una tendenza ereditaria alla depressione (fattore biologico), ma non svilupparla realmente fino a quando nella nostra vita non accade un evento (fattore psicologico).

Sintomi
A tutti capita di provare la tristezza di tanto in tanto, per una delusione, un litigio o semplicemente per una giornata storta. Quando questa emozione negativa dura tutto il giorno, per più giorni o mesi, tanto da non far uscire di casa la persona, da restare a letto a piangere, senza provare più piacere o semplicemente interesse per quello che prima piaceva, allora siamo di fronte alla depressione. Possiamo avere un aumento delle ore di sonno, oppure una loro diminuizione, con risvegli alle prime ore del mattino. Inoltre, si può avere un appettito aumentato o diminuito, agitazione o rallentamento psicomotorio, senso di spossatezza cronico senza motivo, sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati, ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione. I pensieri possono essere di autocritica, di svalutazione di se stessi, degli altri e del mondo intero. Il paziente depresso si sente senza speranza, senza familiari o amici che possano in qualche modo aiutarlo perchè non ce la fanno, in un mondo che non l’ha mia voluto e lo ha abbandonato. Il paziente depresso può rimanere tutto il giorno chiuso dentro casa, immobile nel suo letto, perchè “…tanto è inutile, è tutto inutile…”. Può mangiare in maniera sproporzionata rispetto al proprio fabbisogno energetico, come metodo per riempire quel vuoto cronico che sente, oppure non mangiare più, nella speranza che, se riuscirà a non sentire più lo stimolo della fame, forse riuscirà a  non sentire anche gli altri stimoli negativi.

Trattamento
Gli studi più recenti hanno dimostrato l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale nella cura della depressione, abbinata ad una cura farmacologica. Quando le persone si ammalano di depressione, mutano sia i loro pensieri e comportamenti, che possono essere ristrutturati attraverso la terapia cognitivo-comportamentale,  che la struttura fisico-chimica del loro cervello, su cui va ad agire l’antidepressivo. E’ ormai documentato come il trattamento cognitivo-comportamentale, ed in particolare la tecnica mindfulness, possa essere migliore rispetto alla farmacoterapia nella prevenzione delle ricadute in chi ha già sofferto di depressione.
La terapia cognitivo-comportamentale muove dall’idea che le persone non riescono a guarire dalla depressione perchè non riescono a cambiare il modo in cui vedono se stessi, il mondo ed il proprio futuro. I loro pensieri possono essere del tipo “O sono una madre perfetta, o è inutile essere madre”, oppure “Il capo non mi ha salutato, sicuramente penserà che non sono brava, mi licenzierà, e presto mi troverò a non avere più una casa…come farò?”, o ancora “Non ci si può fidare di nessuno, nessuno mi amerà mai”.
Le persone che soffrono di depressione fanno di frequente questo tipo di errori, perchè hanno la tendenza a vedere solo il lato negativo delle cose senza domandarsi se ci possa essere una interpretazione alternativa agli eventi. Compito del terapeuta sarà proprio mostrare quest’altra alternativa,  farla prendee seriamente in considerazione, e dove non sarà possibile, far accettare al paziente la realtà dei fatti senza lasciarsi influenzare negativamente da essi. Il terapeuta aiuterà il paziente ad identificare e cambiare sia i propri modi di pensare che i propri comportamenti  “qui e ora” piuttosto che focalizzare l’attenzione sul suo umore depresso e/o sul suo passato, ristabilendo, con il contributo concreto del paziente stesso, i precedenti livelli di attività, le relazioni sociali ed a prevenire le possibili ricadute riconoscendone i sintomi prima che si manifestino.

Presso i nostri centri  troverai specialisti esperti nella cura della Depressione.

Per maggiori informazioni o semplicemente per un consiglio potete inviare una email a info@mens-sana.biz.
Per fissare un primo incontro potete telefonare allo 06 8339 0682.

vecchiaUna nuova arma in pillole promettente contro l’Alzheimer. Il tutto sfruttando una vitamina ben nota alle donne in attesa. Secondo uno studio firmato dai ricercatori dell’Università di Oxford su ‘Plos One’, infatti, assumere ogni giorno alte dosi di vitamina B rallenta il tasso di rimpicciolimento cerebrale negli anziani, uno dei segni dell’Alzheimer.In un esperimento condotto su 168 anziani con un livello di declino cognitivo giudicato lieve e durato due anni, si è visto che la vitamina riduceva del 30%, in alcuni casi fino al 50%, il restringimento del cervello delle ‘cavie umane’. Secondo i ricercatori potrebbe trattarsi del primo passo verso una strada per mettere finalmente un freno allo sviluppo dell’Alzheimer, o quantomeno per rallentarne la corsa. Proprio il restringimento cerebrale è, infatti, uno dei segni del declino cognitivo, caratterizzato da piccoli vuoti di memoria e problemi del linguaggio superiori a quelli spiegabili con l’invecchiamento, che possono aprire la strada a forme di demenza.La metà dei volontari coinvolti nella ricerca ha assunto una pastiglia al giorno contenente livelli di folati, vitamina B6 e B12 molto superiori a quelli raccomandati, l’altra metà un placebo. Dopo due anni il team ha misurato le alterazioni cerebrali, confrontando i dati con quelli registrati all’inizio. E scoprendo proprio così l’effetto della ‘cura’ a base di supplementi. Risultati promettenti, che hanno stupito gli stessi scienziati. “Si è trattato infatti – confessa David Smith, autore della ricerca – di un effetto maggiore rispetto a quanto prevedevamo. Queste vitamine stanno facendo qualcosa alla struttura cerebrale, la proteggono, e questo è molto importante”. Certo, prima di poter prescrivere agli anziani pastiglie di vitamina B per prevenire la demenza “c’è ancora molta ricerca da fare”, avverte lo studioso. Anche perché, impiegando forti dosi di vitamine, occorre accertare l’assenza di effetti collaterali. “Ma si tratta di una scoperta eccezionale”, dice lo studioso. La vitamina B si trova normalmente in molti cibi, inclusa carne, cereali, verdure a foglia verde, uova e patate.

Da Adnkronos salute

borderlineIl disturbo Borderline della Personalità (BPD) è una grave malattia mentale caratterizzata da instabilità pervasiva degli stati d’animo, dei rapporti interpersonali, dell’immagine di sé e del comportamento. Questa instabilità danneggia spesso la vita familiare e professionale, la pianificazione a lungo termine del proprio futuro e il senso individuale di auto-identità. Originariamente pensato per essere al “limite” (da qui il nome borderline) della psicosi, questo disturbo interessa la regolazione delle emozioni. Anche se meno noto della schizofrenia o del disturbo bipolare (malattia maniaco-depressiva), il BPD colpisce il 2 per cento degli adulti, per lo più giovani donne. Vi è un elevato tasso di autolesionismo, così come una significativa quota di suicidi e tentativi di suicidio. I pazienti hanno spesso bisogno dei servizi di salute mentale, e rappresentano il 20 per cento circa delle ospedalizzazioni psichiatriche. Eppure, con un buon aiuto, migliorare nel tempo è possibile e molti pazienti sono tornati in grado di condurre una vita soddisfacente.

Sintomi

Mentre una persona con depressione o disturbo bipolare in genere mantiene lo stesso umore per settimane, una persona con disturbo borderline di personalità può esperire periodi intensi di rabbia, depressione e ansia che possono durare poche ore, o al massimo un giorno o poco più. Questi momenti possono essere associati a episodi di aggressione impulsiva, autolesionismo, e abuso di droghe o di alcool. Distorsioni della coscienza e del senso di sé possono portare a frequenti cambiamenti di obiettivi a lungo termine, problemi di carriera, lavoro, amicizie, identità di genere e di valori. A volte le persone con disturbo borderline si considerano come fondamentalmente cattive, o indegne. Possono sentirsi ingiustamente incomprese o maltrattate, annoiate, vuote e non hanno idea di chi siano. Tali sintomi sono più gravi quando si sentono isolate e prive di sostegno sociale.

Le persone con disturbo borderline di personalità spesso hanno modelli altamente instabili dei rapporti sociali. Mentre possono sviluppare intensi ma tempestosi legami, i loro atteggiamenti verso la famiglia, gli amici e le persone care possono improvvisamente passare dall’idealizzazione (grande ammirazione e amore) alla svalutazione (rabbia intensa e antipatia). Pertanto, esse possono attaccarsi immediatamente e idealizzare l’altra persona, ma quando si verifica una leggera separazione o un conflitto, passano improvvisamente da un estremo all’altro con rabbia e accuse all’altro di non prendersi cura di loro. Anche con i familiari, gli individui con disturbo borderline sono molto sensibili al rifiuto, reagiscono con rabbia e angoscia a separazioni come una vacanza, un viaggio di affari, o un improvviso cambiamento di programma. Questi timori di abbandono sembrano essere legati a difficoltà di sentirsi emotivamente legati a persone importanti, quando sono fisicamente assenti, lasciando alla persona con disturbo borderline un sentimento di perdita e inutilità. Le minacce e i tentativi di suicidio si possono verificare a causa della rabbia per l’abbandono percepito e delle delusioni.

Le persone con disturbo borderline di personalità presentano altri comportamenti impulsivi, come la spese eccessive, l’alimentazione incontrollata e il sesso a rischio. Il BPD spesso si verifica insieme ad altri problemi psichiatrici, in particolare al disturbo bipolare, la depressione, i disturbi d’ansia, l’abuso di sostanze e altri disturbi di personalità.

Trattamento

I trattamenti per il BPD sono migliorati negli ultimi anni. La psicoterapia individuale e di gruppo sono efficaci per molti pazienti. Negli ultimi 15 anni, un nuovo trattamento psicosociale denominato terapia dialettico comportamentale (DBT) è stato sviluppato specificatamente per il trattamento del BPD, e questa tecnica sembra in effetti promettente. I trattamenti farmacologici sono spesso prescritti sulla base dei sintomi specifici mostrati dal singolo paziente. I farmaci antidepressivi e gli stabilizzatori dell’umore possono essere utili per individui depressi o con l’umore labile. I farmaci antipsicotici possono essere utilizzati anche quando non ci sono distorsioni particolari del pensiero.

Recenti risultati della ricerca

Anche se la causa del disturbo borderline è sconosciuta, sia fattori ambientali che genetici sono reputati svolgere un ruolo nella predisposizione dei pazienti ai sintomi e ai tratti borderline. Gli studi dimostrano che molti, ma non tutti, gli individui con disturbo borderline hanno una storia di abuso o di separazione, nell’infanzia o nell’adolescenza. Una percentuale che va dal 40 al 70 per cento dei pazienti borderline riferisce di aver subito abusi sessuali, di solito non da un parente. I ricercatori ritengono che il BPD scaturisca da una combinazione di vulnerabilità individuale allo stress ambientale, abbandono o abuso e da una serie di eventi che innescano l’insorgenza del disturbo, nei giovani adulti. Gli adulti con disturbo borderline di personalità hanno anche notevolmente più probabilità di essere vittima di violenza, compreso lo stupro. Ciò può derivare dall’impulsività e dalla scarsa capacità di giudizio nello scegliere partner e gli stili di vita.

I meccanismi cerebrali alla base dell’impulsività, dell’instabilità dell’umore, dell’aggressività, della rabbia e dei sentimenti negativi sono stati studiati e sono tuttora sotto oggetto di indagini scientifiche. Gli studi suggeriscono che le persone predisposte all’aggressività impulsiva hanno un’alterata regolazione dei circuiti neuronali che modulano  le emozioni L’amigdala, una piccola struttura a forma di mandorla in profondità all’interno del cervello, è una componente importante del circuito che regola le emozioni negative. In risposta a segnali provenienti da altri centri del cervello che indicano una minaccia, è responsabile dei sentimenti di paura ed eccitazione. Questo potrebbe essere più evidente sotto l’influenza di droghe come l’alcol, o lo stress. Le aree nella parte anteriore del cervello (area pre-frontale) agiscono per smorzare l’attività di questo circuito. Recenti studi di brain imaging mostrano che le differenze individuali nella capacità di attivare le regioni della corteccia cerebrale prefrontale al pensiero di essere coinvolti in attività inibitoria possono predire la capacità di sopprimere le emozioni negative.

Serotonina, noradrenalina e acetilcolina sono i messaggeri chimici in questi circuiti che svolgono un ruolo nella regolazione delle emozioni, come tristezza, rabbia, ansia e irritabilità. I farmaci che aumentano la serotonina possono migliorare la sintomatologia di tipo emotivo. Allo stesso modo, i farmaci stabilizzatori dell’umore, che sono conosciuti per potenziare l’attività del GABA, principale neurotrasmettitore inibitorio del cervello, possono aiutare le persone che soffrono di sbalzi di umore.

Le persone con Disturbo Borderline di Personalità possono essere aiutate. Se ti sei riconosciuto in questa descrizione o se conosci persone a te care che potrebbero soffrire di questa malattia, parlane con il tuo medico.

Presso i nostri centri potrai trovare le terapie più adeguate, farmacologiche e psicoterapiche.

Per maggiori informazioni o semplicemente per un consiglio potete inviare una email a info@mens-sana.biz.
Per fissare un primo incontro potete telefonare allo 06 8339 0682.

Riferimenti bibliografici:

Swartz M, Blazer D, George L, Winfield I. Estimating the prevalence of borderline personality disorder in the community. Journal of Personality Disorders, 1990; 4(3): 257-72.

Soloff PH, Lis JA, Kelly T, Cornelius J, Ulrich R. Self-mutilation and suicidal behavior in borderline personality disorder. Journal of Personality Disorders, 1994; 8(4): 257-67.

Gardner DL, Cowdry RW. Suicidal and parasuicidal behavior in borderline personality disorder. Psychiatric Clinics of North America, 1985; 8(2): 389-403.

Zanarini MC, Frankenburg FR. Treatment histories of borderline inpatients. Comprehensive Psychiatry, in press.

Zanarini MC, Frankenburg FR, DeLuca CJ, Hennen J, Khera GS, Gunderson JG. The pain of being borderline: dysphoric states specific to borderline personality disorder. Harvard Review of Psychiatry, 1998; 6(4): 201-7.

Koerner K, Linehan MM. Research on dialectical behavior therapy for patients with borderline personality disorder. Psychiatric Clinics of North America, 2000; 23(1): 151-67.

Siever LJ, Koenigsberg HW. The frustrating no-mans-land of borderline personality disorder. Cerebrum, The Dana Forum on Brain Science, 2000; 2(4).

Zanarini MC, Frankenburg. Pathways to the development of borderline personality disorder. Journal of Personality Disorders, 1997; 11(1): 93-104.

Zanarini MC. Childhood experiences associated with the development of borderline personality disorder. Psychiatric Clinics of North America, 2000; 23(1): 89-101.

Davidson RJ, Jackson DC, Kalin NH. Emotion, plasticity, context and regulation: perspectives from affective neuroscience. Psychological Bulletin, 2000; 126(6): 873-89.

Davidson RJ, Putnam KM, Larson CL. Dysfunction in the neural circuitry of emotion regulation – a possible prelude to violence. Science, 2000; 289(5479): 591-4.

Approvati e finanziati dalla Regione Lazio i due progetti di Servizio Civile presentati da PAIR, in collaborazione con Mens Sana.

Il 3 settembre 2010 l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile ha pubblicato i Bandi per la selezione dei volontari da impiegare in progetti di Servizio Civile Nazionale della Regione Lazio.

Se sei interessato a svolgere un anno di esperienza nel Servizio Civile Nazionale, leggi il Bando 2010 della Regione Lazio

Se hai un’età compresa tra i 18 e i 28 anni, sei cittadino italiano e non hai subito condanne penali, trasmetti il tuo CV a PAIR. Scrivi a serviziocivile@associazioniinrete.it. Ti illustreremo analiticamente come presentare la Domanda di Ammissione