Psichiatria, Psicoterapia, Psicologia, Assistenza domiciliare medica e sociale:

questo è Mens Sana, assistenza globale per la salute e il benessere mentale

Impariamo a gestire i nostri problemi: sei incontri a tema

Clicca per partecipare

Alcuni dei Programmi terapeutici ad Alta Specializzazione:

Training di rilassamento muscolare progressivo

Una tecnica semplice ed utile da apprendere per fronteggiare lo stress della vita quotidiana.

Un corso pratico, in cui imparerai, grazie alla guida di un esperto, a far tua un’efficace tecnica di rilassamento psico-fisico

Il corso ha una durata di 10 incontri a a cadenza settimanale

Prezzo agevolato di 10 euro per le iscrizioni

Per iscrizioni e informazioni: info@mens-sana.biz

Mens Sana ottiene la certificazione internazionale HONcode

La Health on the Net Foundation, che opera per migliorare la qualità dell’informazione medica disponibile su Internet, ha conferito al nostro sito la prestigiosa certificazione internazionale. Viene garantita così la nostra professionalità, la fondatezza e l’accuratezza delle informazioni fornite in questo sito e dei suoi operatori a livello internazionale.

Entra in contatto con noi:

info@mens-sana.biz

Telefono per appuntamenti
06 83390682

Telefoni per informazioni
349 5098145 – 320 6975533

SEGUICI SU FACEBOOK

psicoanalisiRoma, 18 mar. (Adnkronos Salute) – In Italia ci sono un milione di pazienti psichiatrici gravi, 200 mila cronici. E manca il 60% dei posti letto o di cura. Un ricovero in strutture pubbliche e case di cura costa tra 500 e 1.000 euro al giorno. E la mancata collaborazione con le strutture extraospedaliere (che costano 70-200 euro al giorno) deputate ad assistenza e cura dopo la fase acuta, provoca: eccesso di ricoveri, spese eccessive, interventi inadeguati e cronicizzazioni. Lo denuncia Federazione nazionale strutture comunitarie psicoterapeutiche (Fenascop), che oggi ha aperto a Torino il convegno nazionale. A 30 anni dall’entrata in vigore della legge Basaglia che ha chiuso i manicomi, nel campo dell’assistenza ai pazienti psichiatrici, si legge in una nota Fenascop, “assistiamo oggi a sprechi, divisioni e mancanza di dialogo” tra i diversi servizi. Gli sconfitti, secondo la Federazione restano i pazienti. “Con il principio di accreditamento – sottolinea in una nota il direttore scientifico Fenascop, Giovanni Giusto – si sarebbero dovute superare tutte le barriere tra pubblico e privato”. “Ciò nella realtà non avviene. Il servizio ‘pubblico’ – dice Giusto – tende a difendere il suo status quo e dà accreditamento a strutture terze, ma sempre e soltanto pubbliche”. A tutto questo si aggiungono gli sprechi: “Nella maggior parte delle Regioni – si legge in una nota Fenascop – non viene fatta un’analisi delle strutture pubbliche e private esistenti, salvo creare e mettere in rete nuove strutture pubbliche che generano concorrenza, tensione, illogicità e, in più casi, gestione privatistica del pubblico”. Secondo la Federazione delle strutture comunitarie psicoterapeutiche serve “un modello di intervento veramente indirizzato alla cura e alla riabilitazione psichiatrica. La psicoterapia e la psichiatria non vanno ospedalizzate. Gli Spdc (Servizio psichiatrico diagnosi e cura) ospedalieri purtroppo non parlano con le realtà territoriali ed è quasi la norma che non sappiano o non vogliano sapere quali sono gli altri percorsi alternativi sul territorio. La maggior parte dei pazienti delle varie realtà non è la stessa degli Spdc”. Nel nostro Paese a fronte dei 15 milioni di persone che almeno una volta nella vita consultano uno psicologo-psicoterapeuta, uno psichiatra o un neurologo, si registra una grave insufficienza dei posti letto e progetti individuali (dal primo intervento in strutture ospedaliere alla cura e assistenza con posti letto e progetti individuali in strutture extraospedaliere): la necessità di 10 posti ogni 10.000 abitanti si scontra con una realtà che offre 4 posti ogni 10.000 abitanti, un vuoto del 60%.

meno-alcolRoma, 3 mar. (Adnkronos Salute/Ign) – Italiani e alcol: attrazione fatale. I connazionali che esagerano col bicchiere sfiorano il 16%. E a volte si lasciano andare in modo pericoloso: il 34% dei bevitori, soprattutto giovani, pratica almeno una volta a settimana il binge drinking, la moda di bere in maniera compulsiva fino ad ubriacarsi. E’ il quadro che emerge dalla Relazione al Parlamento che il ministero della Salute ha trasmesso il 14 gennaio scorso ai presidenti di Camera e Senato sugli interventi realizzati da ministero e Regioni in attuazione della ‘Legge quadro in materia di alcol e problemi alcolcorrelati’. Il quadro epidemiologico che emerge dalla Relazione conferma la diffusione, in atto negli ultimi anni, di comportamenti a rischio lontani dalla tradizione nazionale – sottolinea il ministero – quali i consumi fuori pasto, le ubriacature e il binge drinking, soprattutto tra i giovani. Nei confronti dell’Europa, l’Italia presenta una minore prevalenza di consumatori di bevande alcoliche e una minore diffusione del binge drinking. Tuttavia, fra coloro che consumano alcol, ben il 26% lo fa quotidianamente (il doppio della media europea), il 14% lo fa da 4 a 5 volte a settimana (valore più alto in Europa) e il 34% pratica il binge drinking almeno una volta a settimana (contro il 28% della media europea). Inoltre, il 9,4% della popolazione consuma quotidianamente alcol in quantità non moderate e il 15,9% non rispetta le indicazioni di consumo proposte dagli organi di tutela della salute. Il binge drinking è diffuso soprattutto tra i ragazzi di 18-24 anni (22,1%) e di 25-44 (16,9% ). Per quanto riguarda i giovani, la bassa età del primo contatto con le bevande alcoliche è l’aspetto di maggiore debolezza del nostro Paese nel confronto con l’Europa (in media 12,2 anni di età, contro i 14,6 della media europea). Nel 2008 il 17,6% dei giovani di 11-15 anni ha consumato bevande alcoliche, in un’età al di sotto di quella legale per la somministrazione e per la quale il consumo consigliato è pari a zero. Tra i giovani di 18-24 anni, maschi e femmine, ha consumato bevande alcoliche il 70,7%, con una prevalenza superiore alla media nazionale. In particolare, i giovani al di sotto dei 30 anni rappresentano il 10% dei pazienti in trattamento nei servizi alcologici territoriali del Ssn. Cattive abitudini che portano inevitabilmente anche ad un aumento degli incidenti stradali. Tra i giovani conducenti si riscontra il più alto numero di feriti e morti negli incidenti stradali (29.672 feriti di 30-34 anni e 432 morti di 25-29 anni nel 2007) e l’ebbrezza da alcol ha rappresentato nel 2007 il 2,09 % del totale di tutte le cause di incidente stradale rilevate. Tra gli anziani over 65, il 48,1% dei maschi e il 13,1% delle femmine consuma alcolici, e in particolare vino, senza attenersi alle linee guida proposte dagli organi di tutela della salute.