La dipendenza non è riferita solo all’abuso di sostanze, come l’alcool o l’eroina, ma anche a specifici comportamenti esperiti nei confronti di particolari oggetti o attività, ne sono esempi i videogiochi, il gioco d’azzardo, il cibo, il sesso, il lavoro, internet, lo shopping e la televisione. Queste dipendenze sono definite “comportamentali” (o new addiction) e sono spesso caratterizzate da quadri sintomatologici simili a quelli delle prime.

Tra queste, il Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) assume particolare rilievo per l’impatto sociale ed economico che lo caratterizza. Alcune ricerche dimostrano come il GAP sia un fenomeno molto frequente tra i giovani (18-30 anni). In generale, la stima dei giocatori d’azzardo problematici varia dall’1,3% al 3,8% (Ministero della Salute, 2012). Ci sono giocatori che investono il proprio tempo nel gioco per il solo desiderio di divertirsi, giocando secondo le proprie possibilità e accettando di perdere. Ci sono, invece, i giocatori patologici, coloro che trascorrono la maggior parte del loro tempo nel gioco e puntano più di quanto possono realmente permettersi. Il gioco d’azzardo diventa patologico nel momento in cui diventa una dipendenza, determinando una compromissione nello stile di vita dell’individuo coinvolto, con conseguenze devastanti sulla vita di relazione, familiare, sul lavoro, sulle attività ricreative, e in ambito legale. Le persone che manifestano questa dipendenza non riescono a resistere all’impulso di giocare e quindi spendono più tempo e denaro nel gioco di quanto intendano fare, per quanto ciò comporti conseguenze negative su se stessi e nelle relazioni con la propria famiglia, con gli amici o all’interno della coppia. Questi, difatti, rappresentano gli indicatori di quanto il gioco sia diventato un problema. Come per le dipendenze da sostanze, anche nel GAP, come nelle altre dipendenze comportamentali, ritroviamo le stesse caratteristiche, il craving, inteso come un bisogno o un desiderio molto intenso verso il gioco che richiede di essere soddisfatto, la tolleranza, quando si spendono più tempo e denaro per ottenere lo stesso effetto, l’astinenza, quando si tenta di ridurre o di fermare il gioco, e la perdita del controllo sul gioco.

Il gioco diventa tanto più patologico quanto più risulta connesso ad altre problematiche, come l’abuso di alcol, cocaina, fumo. Spesso queste condizioni si presentano insieme rinforzando la dipendenza e favorendo il mantenimento del comportamento patologico.

Mens Sana adotta un programma integrato e multidisciplinare per trattare la dipendenza da gioco. Il programma prevede colloqui motivazionali, al fine di cogliere la domanda del paziente e valutare la motivazione al cambiamento, interventi psichiatrici e psicologici.
Sono previsti trattamenti farmacologici per la gestione dell’astinenza e del craving e specifici interventi di psicoterapia per comprendere la natura del problema, aiutare la persona a capire quali sono i fattori che innescano, facilitano e soprattutto mantengono il comportamento dipendente. In ultimo Interventi di Follow up, che consistono in visite di controllo periodiche permettendo al paziente di restare in contatto con la nostra struttura, al fine di rinforzare il mantenimento del comportamento funzionale e valutare l’efficacia dell’intervento terapeutico.
Come funziona il programma integrato per la Dipendenza da Gioco d’Azzardo
Il servizio è rivolto sia ai giocatori problematici, con una dipendenza da gioco, sia a coloro che sentono che il gioco sta diventando un problema.

Prima fase – Accoglienza e Valutazione

La prima visita viene fissata con lo psichiatra che effettua una prima valutazione del problema, al fine di individuare le principali gravità e le eventuali comorbilità con altre dipendenze (alcol, cocaina, fumo) o problematiche (ansia, depressione). La valutazione prevede di prassi la somministrazione di test per avere un quadro più chiaro e definito, evidenziando gli aspetti della personalità che possono essere oggetto di trattamento nel percorso terapeutico.

Seconda fase- Colloqui motivazionali

In questa fase interviene sia lo psichiatra, attraverso una prima valutazione, sia lo psicoterapeuta successivamente. Quest’ultimo prevede una serie di colloqui al fine di evidenziare le principali problematiche e il livello di motivazione al cambiamento. L’obiettivo è quello di attivare l’automotivazione nel paziente, al fine di coinvolgerlo attivamente verso il cambiamento. Ragionare attivamente sui rischi nel perseverare in certi comportamenti problematici e sulle risorse che il paziente possiede, può aiutare ad avere una visione di sé più ampia e positiva, aumentando il livello di consapevolezza e la spinta verso il cambiamento.

Terza Fase – trattamento intensivo per l’astinenza dal gioco

Laddove lo psichiatra lo ritenga opportuno, per gestire il desiderio eccessivo, la compulsione verso il gioco e l’astinenza, possono essere prescritte adeguate terapie farmacologiche. Questo fase si accompagna alla successiva che prevede interventi psicoterapeutici mirati, al fine di aiutare il paziente nel percorso verso il cambiamento.

Quarta fase – trattamento di mantenimento

Questa fase prevede l’intervento di psicoterapeuti esperti che dopo aver effettuato una prima valutazione motivazionale costruiscono insieme al paziente un progetto terapeutico condiviso. L’obiettivo è quello di stimolare il paziente ad una soluzione attiva del problema, insegnando strategie e tecniche per gestire determinati comportamenti problematici, come l’eccessivo desiderio che li spinge verso il gioco, la compulsione e la perdita del controllo. Attraverso un lavoro improntato sulle proprie emozioni, sensazioni e pensieri si indirizza il paziente a promuovere lo sviluppo di comportamenti alternativi e soprattutto funzionali, migliorando le relazioni e la qualità di vita. Il lavoro è improntato, inoltre, sulla gestione del denaro e dei pensieri magici, caratteristici dei giocatori problematici, ad esempio “scegliere sempre la stessa macchinetta” “pensare che dopo un certo numero di combinazioni uscirà sicuramente quella vincente”. Questi pensieri non fanno altro che aumentare la sensazione di poter controllare un dato evento, portando quasi sicuramente ad una ulteriore perdita. Qualora il paziente fosse d’accordo si prevedono anche terapie di gruppo, utili a condividere le difficoltà di ciascuno, ma anche il modo di fronteggiare le stesse. Il gruppo spesso rappresenta una risorsa, in quanto invita ad esternare le proprie paure in un contesto di condivisione e di sostegno.

Quinta fase – follow up

Questa è una fase molto importante, poiché consente un monitoraggio continuo sullo stato del paziente, e soprattutto è determinante per stabilire l’efficacia della terapia. È utile per fronteggiare eventuali ricadute, e accompagnare il paziente verso una nuova gestione del problema. Questa fase prevede che vengano programmati insieme al paziente dei controlli nel corso dell’anno.

Per prendere un appuntamento con i nostri specialisti e iniziare il trattamento, potete chiamare lo 0683390682. Per maggiori informazioni: info@mens-sana.biz