Gentile dott.ssa Grossi sono Francesca, una tranquilla ragazza di 35 anni. Ho letto con molto interesse tutti i suoi articoli e, la sua disponibilità nelle risposte, mi ha portato a scriverle questa lettera. Come ho già detto sono una ragazza apparentemente tranquilla: lavoro, sono fidanzata e tra un anno circa mi sposerò. Ho molti amici e una vita apparentemente “tranquilla”. Tutto apparentemente perfetto … malgrado un grande “vizietto” che mi porto dietro da diverso tempo e che non ho mai condiviso con nessuno; né con la mia famiglia, né con il mio ragazzo, né con le mie amiche, con nessuno!!! A volte, anzi, quando sono più stressata molto spesso quindi, sono presa da un irrefrenabile desiderio di rubare oggetti. Il bello è che non ho bisogno  di ciò che rubo!!! Tante volte accumulo nel mio armadio oggetti inutili e poi arrivo anche a buttarli via perché non so che farmene! Non riesco a resistere, è più forte di me !! è vero che da bambina ero appassionata del cartone “Occhi di Gatto”, lo conosce?! Quello della banda di tre sorelle ladre..ma non pensavo di diventare come loro!!! Ovviamente sono cosciente che non si fa, per questo ci sto molto male; poco dopo il furto ho sensi di colpa enormi e trovo perfino il modo per restituire ai padroni gli oggetti rubati. E poi, paradossalmente penso che se venissi derubata io, mi arrabbierei moltissimo!!! Fortunatamente mi è sempre andata bene, non sono stata mai beccata dalla polizia, a parte una volta ma … ho spiegato un po’ la mia situazione e le guardie hanno avuto pena  lasciandomi andare!! Non posso andare avanti così!!! Non vedo via di fuga, sono diventata la gabbia di me stessa ! Mi aiuti la prego!!!
Lettera firmata

cleptomania

Cara Francesca, oppure “Occhi di gatto” come preferisci esser chiamata? A parte gli scherzi, grazie per la tua lettera, e per aver scelto di condividere questo tuo disagio con me e i lettori di Gurù. Immagino sia stato difficile per  te scriverla e  sento che sei fortemente provata dal tuo disagio.  Ho l’occasione, in questo nuovo numero, di affrontare quindi un argomento che da poco tempo è sotto l’ interesse degli specialisti. Grazie alla tua dettagliata descrizione possiamo sicuramente  parlare di un disturbo del Controllo degli Impulsi, chiamato Cleptomania (letteralmente “mania di rubare”). Credo che tu ne abbia già sentito parlare. È un disturbo che presenta le caratteristiche che tu stessa hai riportato: sensazione di crescente tensione, impulso irrefrenabile e incontrollato di rubare oggetti di cui non ti interessa nulla, né per l’uso personale, né per il valore economico. Immagino che questo può fornirti uno stato di immediato piacere, gratificazione, sollievo al momento in cui commetti il furto. Inoltre non hai parlato dei motivi che ti spingono a rubare,  ovvero ciò accade, suppongo, non per rabbia o per vendetta né in risposta a un’allucinazione ma avviene semplicemente per mancanza di controllo. Ovviamente la cleptomania va distinta dai comuni furti che avvengono nei negozi o nelle nostre abitazioni, e non è neanche il caso della banda “occhi di gatto”, loro erano vere e proprie ladre professioniste!!! In quel caso parliamo di disturbi antisociali, di delinquenza, che non ha nulla a che vedere con la nostra amica Francesca. Anzi, a volte molti ladruncoli si nascondono dietro questa diagnosi per essere assolti.
Ma ritornando alla nostra cara lettrice, sento di doverti rassicurare dicendoti che dalla cleptomania se ne esce !!!  Basta solo volerlo!!! Attraverso una buona psicoterapia cognitivo-comportamentale , con supporto farmacologico, magari con un training di rilassamento e tanta buona volontà potrai uscire dalla tua gabbia e diventare così più padrona di te stessa.

Dott.ssa Irene Grossi, psicologa e psicoterapeuta di Mens Sana

Cara Dott.ssa Grossi, sono … un recidivo traditore e , come tale, preferisco rimanere in anonimato. Sono sposato con 2 figli e … con una serie di amanti. Si , una serie, perché … non posso farne a meno!!  Sembra come se non riuscissi mai ad accontentarmi, sento l’esigenza di conquistare, sedurre e poi abbandonare ogni donna che incontro. Sono un amante infedele delle donne. Mi rendo conto e a volte mi sento anche un po’ in colpa nei confronti di mia moglie e dei miei figli che invece mi vogliono bene ma, non riesco proprio a farne a meno. Sono stato costretto a sposarmi, altrimenti non l’avrei mai fatto!!! Voglio bene a mia moglie ma credo di non averla mai amata ma sono certo invece di averla … sempre tradita!!! Ora che ho una certa età  e continuo imperterrito , comincio a chiedermi
Ma secondo lei … sono malato????  –
Lettera firmata

manuale d'amoreGentile don Giovanni, la chiamerò così in questo articolo perché mi sembra di capire che lei è affetto proprio da una patologia chiamata Dongiovannismo!!!! È un disturbo, in eccesso, del desiderio sessuale, scritto e ben illustrato nei migliori manuali psicologici. Il Dongiovannismo prende il nome del leggendario personaggio spagnolo famoso per essere un amante quanto mai seducente e fascinoso. Questa sindrome è uno stato patologico in cui il soggetto sente il bisogno incontrollabile, compulsivo, di sedurre tutte le donne che incontra. Sotto il profilo psicologico dietro un Dongiovanni si nasconde quasi sempre un individuo insicuro che trova la sua identità solo attraverso le conferme che gli vengono fornite dal successo della conquista. Nel momento in cui vede i successi del suo corteggiamento, spesso non arriva nemmeno a consumarli nei rapporti sessuale, in quanto non è effettivamente interessato a quello, ma il piacere sta nella conquista e nella seduzione. Come ci conferma il nostro amico, questo desiderio irrefrenabile di conquista può essere associata ad una “bulimia erotica”. Il Don Giovanni infatti, non si abbandona all’amore, ma si definisce innamorato ogni qualvolta si avvicina alla sua preda. Devo ammettere che lei è stato anche piuttosto fortunato a non rimanere solo, malgrado afferma di non averlo scelto,  in quanto i suoi colleghi Don Giovannini, tendono invece a rimanere soli poiché non riescono a stabilire una relazione duratura con nessuna donna. Dietro uno stato patologico del genere, come ho già affermato, c’è una profonda insicurezza, e un senso di inadeguatezza. Ragion per cui, solo attraverso la conquista, l’individuo ha la percezione della propria esistenza: “seduco, quindi sono”. Per molti uomini è una fase temporanea della propria vita che termina  quando si riesce a trovare la donna giusta. Per altri invece è proprio uno stile di vita dal quale non si riesce a venirne fuori. I don Giovanni hanno un particolare fascino e rappresentano per molti un vero e proprio “mito”. Il nostro amico mi chiede solo se è “malato” ma non credo sia molto interessato a cambiare ; atteggiamento tipico di chi, come lui, non è infastidito da questo stile di vita.
Si può cambiare ovviamente, ma credo che in questi casi manchi proprio la motivazione al cambiamento; per esempio, lei signor Don Giovanni, vorrebbe cambiare????
Raramente il narcisismo del dongiovanni  permette di riconoscere questo atteggiamento come un problema. Cosa però che il nostro caro amico forse ha iniziato a fare. Al contrario, sono spesso le mogli e le donne vittime-preda, che chiedono disperatamente un aiuto psicologico di sostegno.
Mi sento infatti di consigliare a loro un libro “Donne che amano troppo” di Robin Norwood, con l’augurio di non continuare a fare le “crocerossine” di uomini che non le amano e che non le meritano.

Dott.sa Irene Grossi – Psicologa di Mens Sana

Gentile dottoressa Grossi, sono un accanito fumatore consapevole dei rischi che corro ogni volta che mi accendo una sigaretta. Quindi sono assolutamente cosciente che devo interrompere sia per problemi di salute ovviamente, ma anche per problemi economici. Ma proprio non ci riesco!!! Ho provato più volte a smettere, ma sempre con scarsi risultati. Una volta sono stato 15 giorni senza toccare una sigaretta ma poi, la tentazione è stata forte e ho ripreso. Mi aiuti. È possibile smettere?

Lettera firmata

Buongiorno Signor “Accanito Fumatore”, leggo tra le righe della sua lettera da una parte, un po’ di giusta disperazione, ma dall’altra un forte desiderio di smettere accompagnato da una grande consapevolezza. Siamo quindi un bel passo in avanti. Motivazione e consapevolezza. Questo è il segreto! Quanto forte la sua motivazione? Parte tutto da lì. La nicotina, come ben saprà, è una sostanza che crea fisicamente dipendenza.. và ad incidere su circuiti cerebrali che attivano di conseguenza dei meccanismi di piacere e benessere (rinforzo allo stimolo ) che inducono il fumatore a ripetere l’esperienza. Il fumo infatti non è un vizio, né un’abitudine, ma è una vera e propria malattia, “Dipendenza da tabacco”. Come ogni forma di dipendenza, perché il tabagismo lo è, al momento della privazione si creano veri e propri stati di astinenza, con tutte le caratteristiche tipiche di questa fase: nervosismo, rabbia, frustrazione, desiderio irrefrenabile di accendere un’altra sigaretta, mancanza di concentrazione , irrequietezza ecc, ecc. E questa rappresenta un buona scusa per chi, come lei, accanito fumatore, attribuisce la colpa della dipendenza alla sostanza, scaricandosi tutte le responsabilità. Mi dispiace smontare questa teoria, in quanto la dipendenza fisica dura solo per diversi giorni ovvero il tempo utile all’organismo per disintossicarsi, dopodiché la dipendenza sta nella nostra testa e a questo punto è nostra responsabilità darsi da fare per affrontarla e combatterla. Dobbiamo esser noi attivi!

Ma come si fa a gestirla? Ma soprattutto che funzione ha la sigaretta? La sigaretta, così come in ogni forma di dipendenza, rappresenta un palliativo, apparente, all’ ansia. Dico apparente perché noi ci convinciamo che la sigaretta ci fa rilassare: se da un lato potrebbe essere chimicamente così, dall’altro diciamo che diventa una nostra grande e irrinunciabile convinzione. Io dico che se imparassimo, tra le altre cose, a gestire l’ansia, di conseguenza si potrebbe imparare anche ad utilizzare alternative, più funzionali.

Visto che parliamo di dipendenza da una sostanza, come lei ben saprà, esistono rimedi farmacologici (cerotti, gomme ecc, ) che permettono un’assunzione di nicotina in minor dosi per un periodo di tempo limitato. Ma esistono ovviamente anche rimedi comportamentali e psicologici. È bene comunque prendere sul serio il proprio desiderio di smettere di fumare e intervenire facendosi aiutare da specialisti competenti. Per la dipendenza dal fumo, così come per le altre dipendenze, esistono degli efficaci programmi di rilassamento per la gestione dell’ansia, da una parte, di automonitoraggio per raggiungere maggior consapevolezza dall’altra, rimedi alternativi da scegliere e decidere insieme allo specialista. Tanto per iniziare semplici e utili consigli:

  • stabilire la data precisa in cui si intende smettere di fumare

  • comunicarla ai familiari e agli amici

  • programmare le giornate immediatamente successive alla data di cessazione

  • non frequentare luoghi in cui si fuma o persone che fumano

  • buttare tutti i pacchetti di sigarette che si hanno

  • lavare per bene la macchina e ripromettersi di non affumicarla più

  • fare una pulizia dei denti

  • quando viene la voglia di fumare cercare una persona che non sopporta il fumo e/o lavarsi i denti

Si può smettere di fumare basta volerlo davvero!

Dott.ssa Irene Grossi, psicologa di Mens Sana

Mens Sana ha messa a punto un programma destinato a chi ha una dipendenza da nicotina e vuole smettere di fumare. Trovate tutte le informazioni a questo link

logopediaDott.ssa Grossi, buongiorno. Ho visto che lei si occupa anche di infanzia per questo ho pensato di scriverle. Ho un bimbo di 4 anni e noto che ha difficoltà nel pronunciare diverse  parole insomma sembra che il linguaggio non sia ancora scattato completamente. Sono un po’ preoccupata … cosa dovrei fare??? Aspettare che gli scatti o prendere comunque provvedimenti?

Lettera firmata
Buongiorno Signora, il linguaggio rappresenta un processo molto complesso che nei bambini normodotati dovrebbe evolvere dai 12 ai 24 mesi con grande variabilità individuale e culturale. Per apprendimento si intende infatti un processo psichico che consente una modificazione del comportamento per effetto dell’esperienza; i fattori che precedono dell’ apprendimento  del linguaggio in particolare, sono la lallazione(ovvero ba-ba-ba, ma-ma-ma), l’utilizzo di gesti, l’indicazione,  l’alternanza di sguardi con l’interlocutore, l’imitazione, il gioco simbolico, il gioco del far finta, ecc. Per parlare di ritardo o disturbo del linguaggio bisogna prima escludere fattori organici o cause neurologiche. Inoltre, benché un problema di ordine linguistico sia considerato patologico è necessario che sia tanto grave da ostacolare lo sviluppo sociale e l’apprendimento.
In questo caso, un intervento precoce sul bambino, potrebbe favorire lo “scatto” di cui lei parlava e  potrebbero essere comunque limitati i rischi di disturbi di apprendimento successivi. Questo perché ,anche per il linguaggio, parliamo comunque di apprendimento, quindi c’è il rischio che gran parte dei meccanismi che siano dietro a tale processo  possano essere in qualche modo compromessi. Ma ripeto un intervento precoce su tale difficoltà potrebbe comunque essere efficace in quanto  più il bambino è piccolo più il suo cervello è plastico; ovvero ha una maggiore flessibilità cerebrale, ha più possibilità di compensare carenze o difficoltà cognitive e quindi adattarsi e ristrutturarsi.
Pertanto le suggerisco ovviamente di spronare suo figlio motivandolo alla comunicazione in un ambiente affettivo sereno, tranquillo e stimolante per lui.
Inoltre le consiglierei di far intraprendere al bambino un intervento precoce con una terapia logopedica e quindi monitorare gli sviluppi successivi.

Dott.sa Irene Grossi – Psicologa dell’età evolutiva, collaboratrice di Mens Sana

Gentile dott.ssa Grossi, sono un’insegnante della scuola media. Ho letto con interesse che lei si occupa anche dei disturbi della condotta. Come può immaginare io, come altri miei colleghi, ci troviamo a dover affrontare ogni giorno comportamenti ribelli e oppositivi dei nostri ragazzi. Talvolta mi sento sconcertata e non so davvero come affrontare la situazione.  Potrebbe fornirci delle indicazioni al riguardo? (Lettera non firmata)

bambina

I disturbi della condotta, cosa sono?

Intanto facciamo un po’ di chiarezza. Sono quei comportamenti oppositivi, ripetitivi e persistenti in cui il ragazzo in questione va in collera e litiga spesso con gli adulti, è arrabbiato e rancoroso, dispettoso e vendicativo, spesso sfida attivamente e rifiuta di rispettare le richieste e le regole, spesso irrita e accusa gli altri, sono ragazzi che hanno relazioni disturbate anche con i coetanei.  Se da un lato questi comportamenti possono far parte della crescita dei nostri ragazzi dall’altro diventano problema quando sono socialmente inaccettabili risultando non tollerabili né in famiglia né tantomeno a scuola. Provocano inevitabilmente nell’adulto un senso di impotenza, paura, rabbia, malumore e incomprensione. Partiamo intanto dal presupposto che in questo modo i ragazzi ci comunicano il loro malessere, il loro disagio, i propri bisogni. È come se conoscessero solo quella modalità inadeguata per comunicarlo al mondo. Talvolta l’adulto crede che con le punizioni, per esempio, si possa risolvere il problema  non rendendosi conto che è una soluzione breve e apparente ma che non porta assolutamente all’estinzione del disagio.

E allora… che fare?  Come comportarsi? Questi comportamenti possono essere affrontati attraverso la costruzione di alleanze psicoeducative con i genitori e tutti coloro che si prendono cura dei ragazzi, quindi ovviamente anche con voi insegnanti. Significa in generale allearsi innanzitutto con la persona, per comprendere il significato del  suo comportamento; allearsi con i suoi bisogni, espressi sicuramente in modo problematico; allearsi con coloro che si occupano del ragazzo in modo che si abbia la stessa versione del problema e si possano mettere a punto gli stessi obiettivi e lavorare quindi ad una strategia comune.  Esistono inoltre, strumenti e tecniche cognitive-comportamentali  da fornire al ragazzo e all’adulto,  che sono piuttosto efficaci  e scientificamente provate, per affrontare, in concreto, problematiche complesse e spesso di difficile gestione. Un esempio per tutti,  guardare in positivo.  Imparare a sottolineare e rinforzare i comportamenti positivi dei nostri ragazzi, non quelli negativi!!! e le punizioni? Non dico che non siano efficaci ma vanno date con criterio. Talvolta  c’è il rischio che le punizioni abbiano più effetti negativi sui genitori/adulti che non sui ragazzi. Devono essere immediate, leggere e di breve durata; non bisogna dare le punizioni quando l’adulto è arrabbiato perché non è una vendetta! ma l’essere calmi e razionale darà ai vostri ragazzi una lezione sul comportamento molto più efficace. Magari provate a pensarci prima, costruendo un elenco delle punizioni da mettere in atto nei momenti opportuni; non punite i vostri ragazzi con attività che desiderate incoraggiare (per esempio fare i compiti) perché gli insegnate che quell’attività è un castigo. Queste e altre tecniche possono aiutare noi adulti a gestire e,  alla meglio a risolvere i fastidiosi “NO” dei nostri ragazzi.

Dr.sa Irene Grossi, psicologa dell’età evolutiva e professionista di Mens Sana

ossessione

“Non potevo fare niente senza rituali. Hanno invaso ogni aspetto della mia vita. Il contare mi ha veramente bloccato. Mi lavo i capelli tre volte anzichè una volta sola, perché tre è un numero che porta fortuna. Mi ci vuole molto tempo per leggere perché devo contare le righe di un paragrafo. Quando imposto la mia sveglia di notte, devo impostarla su un numero che non sia ‘cattivo’. ” Caterina – 19 anni

“Sapevo che i rituali non avevano senso, e mi vergognavo profondamente di loro, ma non riuscivo a superarli fino a quando ho cominciato la terapia”. Carlo – 36 anni

“Vestirsi di mattina è sempre stato duro, perché avevo una routine, e se non seguivo la routine, sarei diventata ansiosa e avrei cominciato a vestirmi da capo. Avevo sempre paura che se non avessi fatto qualcosa, i miei genitori sarebbero morti a breve. Mi piacerebbe non avere questi pensieri terribili di poter danneggiare i miei genitori. Sono completamente irrazionali, ma i pensieri m’innescano più ansia e comportamenti più insensati. A causa del tempo che ho trascorso con i rituali, non sono riuscita a fare un sacco di cose che erano importanti per me.” Valentina – 22 anni

Le persone con disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) hanno persistenti e fastidiosi pensieri (ossessioni) e utilizzano rituali (compulsioni) per controllare l’ansia che questi pensieri producono. La maggior parte delle volte, i rituali finiscono per controllare loro.

Per esempio, se le persone sono ossessionate da germi o sporcizia, possono sviluppare una coazione a lavarsi le mani più e più volte. Se sviluppano una ossessione per gli intrusi, possono bloccare e chiudere a chiave le porte molte volte prima di andare a letto. La paura dell’imbarazzo sociale può indurre le persone con DOC a pettinarsi i capelli compulsivamente di fronte a uno specchio a volte tanto da essere “catturati” dallo specchio e non potersi più allontanare da esso. L’esecuzione di tali rituali non è piacevole. Nel migliore dei casi, produce un sollievo temporaneo dall’ansia creata dai pensieri ossessivi.

Altri rituali comuni sono la necessità di controllare ripetutamente le cose, toccarle (soprattutto in una particolare sequenza), o contarle. Alcune ossessioni comuni includono avere pensieri frequenti di violenza e di danneggiamento delle persone care, pensare persistentemente di compiere atti sessuali con persone che non apprezzano, o avere pensieri che sono vietati dal loro credo religioso. Le persone con DOC possono anche essere preoccupate per l’ordine e la simmetria, hanno difficoltà a buttare le cose (finedo così per accumularle), o tendono ad accumulare oggetti non necessari.

Anche le persone sane hanno anche rituali, come ad esempio il controllare se la stufa è spenta più volte prima di uscire di casa. La differenza è che le persone con DOC effettuano i loro rituali, anche se il farlo interferisce con la vita quotidiana e nonostante trovino la ripetizione angosciosa. Sebbene la maggior parte degli adulti con DOC riconoscono che quello che stanno facendo è privo di senso, alcuni adulti e la maggior parte dei bambini non riescono a rendersi conto che il loro comportamento è fuori dal comune.

Il DOC colpisce circa 2 milioni di Europei adulti e il problema può essere accompagnato da disturbi del comportamento alimentare, altri disturbi d’ansia, o depressione. Colpisce uomini e donne in numero approssimativamente uguale e di solito appare durante l’infanzia, l’adolescenza o la prima età adulta. Un terzo degli adulti con DOC sviluppa sintomi sin da bambino e la ricerca indica che il DOC potrebbe avere una familiarità.

Il decorso della malattia è molto vario. I sintomi possono andare e venire, diminuire nel tempo, o peggiorare. Se il DOC diventa grave, una persona può arrivare a smettere di lavorare o di svolgere i normali lavori di casa. Le persone con DOC cercano spesso di aiutare se stessi, evitando situazioni che scatenano le loro ossessioni, oppure possono usare alcool o droghe per calmarsi.

Il DOC di solito risponde bene al trattamento con determinati farmaci e/o alla psicoterapia in cui le persone devono affrontare le situazioni che causano paura o ansia diventando meno sensibili (desensibilizzati) a queste. Negli Stati Uniti e in Europa molti ricercatori stanno studiando nuovi metodi di trattamento per le persone con un disturbo ossessivo compulsivo che non risponde bene alle terapie usuali. Questi approcci includono combinazioni di farmaci diversi, così come la stimolazione cerebrale profonda.