dietaRoma, 31 mar. (Adnkronos Salute) – “Il Tribunale di Roma, con la sentenza 3527 del 18 febbraio 2011, ha affermato che il biologo può solo suggerire o consigliare profili nutrizionali finalizzati al miglioramento dello stato di salute e mai, in nessun caso, può prescrivere una dieta come atto curativo, che rimane sempre un’attribuzione esclusiva del medico”.

E’ quanto evidenzia l’Ordine provinciale dei medici, chirurghi e odontoiatri di Roma, che “difende la centralità e l’esclusività dell’atto medico: ora un’ulteriore recente sentenza di un Tribunale ribadisce entrambe”.

 

Secondo l’Ordine – riporta una nota – numerose sono le invasioni di campo da parte di profili professionali non medici che determinano incertezze nei cittadini, con rischio di minore tutela della salute e anche di notevole incremento di costi economici. “Di fatto – avverte il presidente dell’Ordine, Mario Falconi – sta saltando definitivamente quel modello di assistenza che ha sempre individuato nel medico l’unico legittimo protagonista dell’atto medico. Continuiamo a pensare che i numerosi profili professionali non medici siano una ricchezza per l’intero sistema sanitario, ma ognuno deve esercitare nell’ambito delle proprie competenze”.

Anche l’Ordine nazionale dei Biologi – sottolinea la nota – ha tentato di ottenere in un’aula di giustizia un pronunciamento che potesse attribuire, seppur indirettamente, alla categoria professionale dei biologi, competenze esclusive del medico, nella fattispecie inerenti la prescrizione di diete. Il Tribunale di Roma ha respinto l’istanza. La controversia – ricostruisce l’Ordine – era nata dalla citazione in giudizio del professor Eugenio Del Toma che sulle pagine di un quotidiano, dedicate alla salute, aveva replicato all’affermazione di una lettrice, la quale sosteneva che “un biologo nutrizionista può svolgere la sua professione in totale autonomia senza la presenza del medico”.

Per l’accademico chiamato in causa invece tale affermazione contrastava “con il buon senso, ancor prima che con altre fondamentali leggi sulla professione medica e quindi sull’esercizio abusivo della professione”. Per la parte promotrice del giudizio – si legge ancora nel comunicato – ciò era bastato per ritenere diffamata la categoria dei biologi: da qui la richiesta di risarcimento del danno all’onore e al decoro professionale.

Nella causa era intervenuto l’Ordine provinciale dei medici, chirurghi e odontoiatri di Roma, sostenendo, appunto, la centralità dell’atto medico anche in merito alla prescrizione della dieta per un paziente; a tale proposito aveva anche richiamato il parere del ministro della Salute del 15 dicembre 2009 che attribuisce la competenza di tale prescrizione esclusivamente al medico e riconosce al biologo solo la possibilità di elaborare e determinare (quindi non prescrivere) diete.”In questi anni sono stati numerosi i tentativi, anche di natura giudiziaria – commenta Falconi – per rimettere in discussione la centralità dell’attività del medico a tutela della salute del cittadino.

Nella fattispecie, consentire ai biologi di sostituirsi ai medici nella prescrizione di diete avrebbe significato demolire la figura del medico stesso quale garante del bene-salute, dotato di autonomia, potestà decisionale e responsabilità anche legale. Questa sentenza, anche se non ancora passata in giudicato, costituisce un precedente di cui i giudici non potranno non tener conto nel caso di eventuali analoghe controversie”.

mozartSmorfie irrefrenabili scambiate per insulti; colpi di tosse che suonano come grugniti; occhiolini e palpeggi compulsivi che sfociano in rissa perché confusi con avance sessuali; frasi scurrili, parolacce e bestemmie. Sono solo alcuni dei sintomi imbarazzanti, ma incontenibili, della sindrome di Tourette: una malattia neurologica con basi genetiche, non rara e comunque orfana di cure, difficilmente diagnosticata e il più delle volte mal gestita. Fra i pazienti illustri anche il genio delle note Mozart, lo zar Pietro il grande e il principe di Condé, eccentrico potente alla corte del Re Sole. Sono ‘tourettiani’ come loro circa 400 mila italiani degli 800-900 mila che soffrono di tic. In quasi 100 mila casi la patologia assume forme socialmente invalidanti e in circa 5 mila resiste anche ai farmaci.

Il ritratto dei ‘malati di tic’ arriva dagli esperti dell’Irccs Galeazzi di Milano, leader nella diagnosi e nella terapia della sindrome descritta per la prima volta nel 1885 dal medico francese Gilles de la Tourette. “Ogni settimana vediamo 15-20 pazienti da tutta Italia”, spiega oggi in un incontro a Milano Mauro Porta, direttore del Centro Tourette e Parkinson dell’istituto meneghino, che nella sua carriera di tourettiani ne ha visti “1.500, contro i 4-5 della media dei neurologi”. La malattia è più frequente nei maschi (3-4 volte più colpiti delle donne) e compare in età pediatrica, ‘incrociandosi’ spesso con l’Adhd (sindrome da deficit dell’attenzione e iperattività). In genere inizia a manifestarsi intorno ai 5-7 anni e nel 20-30% dei casi persiste anche in età adulta.

La prevalenza del disturbo è compresa tra lo 0,15% e l’1-3% della popolazione, e secondo vari specialisti negli ultimi anni il problema è diventato più frequente. Solo nel 10-20% dei ‘tourettiani’ i sintomi della malattia si limitano ai tic, motori (semplici o estesi a più parti del corpo) oppure sonori (dai rumori alle frasi complete). Almeno nell’80% dei pazienti, precisa Porta, la sindrome si associa invece a un disturbo ossessivo-compulsivo: la mania di mettere in ordine oggetti, di controllare, contare o ripetere parole; l’irrefrenabile impulso ad annusare o toccare qualcuno, fino ad azioni violente verso gli altri, ma anche verso se stessi.

Come i casi drammatici di “un bambino che si prendeva ripetutamente a forchettate col rischio di cavarsi un occhio”, o “di uomo che a furia di battere la testa all’indietro è diventato tetraparetico”, testimonia l’esperto.”Anche la sindrome dei bimbi iperattivi nella maggior parte dei casi rientra nel disturbo tourettiano”, assicura Porta, secondo il quale “è presumibile ricondurre a questo problema anche l’episodio del bimbo torinese punito dalle maestre con del sapone in bocca per una bestemmia”, finito nei giorni scorsi al centro delle cronache nazionali. I piccoli colpiti dalla ‘sindrome della parolaccia’ hanno vita dura, osserva infatti lo specialista: “Spesso presi di mira e derisi dai compagni, tendono a isolarsi. E anche a fronte di un’intelligenza a volte superiore alla media, l’iperattività ne compromette il rendimento scolastico”.

Da Adnkronos Salute

alcol fobiaNel 2009 il 15,8% degli italiani al di sopra degli 11 anni, dunque circa 8 milioni e mezzo di persone (6 milioni e 434 mila maschi e 2 milioni e 20 mila femmine), ha avuto «almeno un comportamento di consumo a rischio» per quanto riguardo l’alcol. Un fenomeno questo che interessa tutte le fasce di età e in particolare il 18,5% dei ragazzi e il 15,5% delle ragazze al di sotto dei 16 anni (l’età legale), e circa 3 milioni di anziani. È quanto si legge nella relazione annuale che il ministero della Salute ha inviato lo scorso dicembre al Parlamento e dalla quale emerge «l’avvenuto passaggio a nuovi comportamenti e abitudini che segnano un allontanamento dal tradizionale modello di consumo mediterraneo». In sintesi, diminuiscono le persone con consumi moderati e quotidiani e al tempo stesso aumentano i consumatori, in particolare donne, che oltre a vino e birra bevono bevande alcoliche e superalcolici con frequenza occasionale e spesso fuori pasto. Per quanto riguarda invece il binge drinking, ha riguardato nel 2009 il 12,4% degli uomini e il 3,1% delle donne e, spiega la relazione, è ormai abitudine stabilmente diffusa, soprattutto nella popolazione maschile di 18-24 anni (21,6,1%) e di 25-44 anni (17,4%).

discoalcolLa Società italiana di ginecologia ha portato a termine un sondaggio tra i giovani italiani sotto i trent’anni. Ne emerge che uno su tre confessa di essere insoddisfatto della propria vita sessuale, impaurito di non farcela, forse annoiato. Per questo cerca aiuto fuori della coppia e lo trova nell’alcol, droga e viagra. Il 29% dei giovani maschi e il 35% delle femmine giudica insoddisfacente la propria vita sessuale. Calo del desiderio, ansia da prestazione, paure legate ad un non corretto uso dei contraccettivi, dolore, disturbi vari sono i problemi che i giovani hanno in relazione al sesso.
Il sondaggio fa parte del progetto “Scegli tu“, che ha l’obiettivo di sensibilizzare i giovani a rapporti sessuali consapevoli e protetti. Tra i dati più significativi emersi, sei uomini su dieci e cinque donne su dieci sono convinti che l’alcol possa essere un aiuto efficace per migliorare la sessualità. Fra i maschi, quasi uno su cinque si dichiara poco o per nulla competente in materia di sesso, fra le femmine la situazione è di poco migliore.

eroinaUn vecchio fantasma di cui nessuno aveva più notizie; che richiamava una tossicodipendenza “d’altri tempi”, soppiantata dalle droghe dello sballo, quelle sintetiche, e dalla molto più modaiola cocaina. L’eroina sembrava essere scomparsa dal panorama degli stupefacenti, anch’essa inghiottita da un nuovo “costume”della dipendenza.

Un quadro falso. La sostanza oppiacea non è mai stata debellata, soprattutto a Roma. Anzi, una drammatica onda di ritorno la vede affermarsi fra i giovanissimi. L’allarme arriva da una struttura storica della Capitale, la Fondazione Villa Maraini, attiva nell’assistenza alla tossicodipendenza dal 1976. “Per molto tempo si è pensato che l’uso di eroina fosse un ricordo del passato e si è celebrato il funerale di questa sostanza – ha affermato Massimo Barra, fondatore di Villa Maraini -. Ma ora ci sembra di vedere i segnali di una nuova possibile ondata di utilizzo di sostanze come l’eroina. Cominciamo a incontrare ragazzini, dopo anni che vedevamo solo vecchi tossicomani”.

Le cifre parlano da sole: dei 66 utenti tra i 17 e i 22 anni seguiti dal Centro di prima accoglienza tra il 1 gennaio 2006 e il 2 novembre 2010, 41 (62%) fanno uso di eroina come sostanza primaria. Mentre degli 11 utenti di età compresa tra i 16 e i 21 anni presi in carico dal Gruppo ‘Mattia giovani’ 3 tra cui le 2 uniche donne presenti utilizzano eroina come sostanza principale.

A consumare eroina sono anche 10 dei 76 ragazzi tra i 14 e i 18 anni contattati tra il 1 febbraio 2008 e il 31 gennaio 2009 dall’unità di strada che la Fondazione Villa Maraini ha messo in campo (in questo periodo e ancora a partire dal 1 settembre 2010) anche grazie al sostegno dell’Isma (Istituti di Santa Maria in Aquiro). In altre parole, dei 179 ragazzi tra i 14 e i 22 anni contattati complessivamente in questi anni 54 (30,2%) usano principalmente eroina.

I dati resi noti dalla Fondazione vengono ritenuti sottostimati. Non solo. Si agganciano ad un nuovo fenomeno di cui prendere nota: l’uso dell’eroina, secondo Barra, in alcuni casi risponde a una sorta di “disperata autoterapia” tra quanti, giovani e giovanissimi, ricorrono agli oppiacei nel “tentativo di smorzare gli effetti psicotici delle sostanze eccitanti e delle droghe da sballo che spesso accompagnano le serate in discoteca”.

Nodi caldi su cui Villa Maraini da anni torna, nel tentativo di porre all’attenzione mediatica e istituzionale dinamiche difficili da intercettare. Già qualche anno fa Barra delineò un quadro preoccupante, sottolineando l’esistenza di due categorie di tossicodipendenti: l’eroinomane 35-40enne sopravvissuto alla sua generazione “che si può riciclare nella cocaina”; e la nuova generazione di ragazzi sballati da allucinogeni, tè comprati su internet, pasticche, che con l’uso di eroina riacquistano lucidità. Un fenomeno trasversale, senza distinzione di classe, stando alla valutazione del fondatore di Villa Maraini, che ha visto in questi ultimi anni anche l’affermarsi di sempre nuove sostanze: a Roma, secondo Barra, si sono fatti strada fra i giovani anche il crack, polvere e vapori di cocaina che vengono inalati.

Lo scenario della tossicodipendenza, dunque, si complica, svelando facce molteplici che però sembrano sfuggire all’attenzione istituzionale e sociale: “Del disagio giovanile e dei fenomeni connessi all’uso e all’abuso di sostanze stupefacenti e non solo – ha precisato l’assessore alle Politiche sociali della provincia di Roma, Claudio Cecchini – non abbiamo adeguata consapevolezza come sistema Paese, sistema città e sistema territorio”.

L’assessore ha poi sottolineato come “prevenzione e cura” siano “due facce della stessa medaglia”. “Le due cose viaggiano insieme – ha proseguito – : ci vogliono tutte e due, naturalmente insieme alla repressione e al contrasto dei traffici e delle organizzazioni criminali”.

Ma a pesare nell’attività di contrasto alla piaga della dipendenza da sostanze, c’è una ormai atavica mancanza di sostegno adeguato alla struttura della Capitale. Barra ha voluto ricordare, infatti, le difficoltà ormai strutturali in cui vive la Fondazione e la comunità: “I nostri operatori – ha sottolineato – sono  precari da 25 anni, ci sono due mesi di ritardo nei pagamenti e una perenne situazione di incertezza. L’idea di andare avanti come pezzenti con progetti e progettini comincia veramente ad annoiarci”.

 

Di Paola Simonetti – NanniMagazine

power-balanceMulta da 350mila euro alle società che hanno distribuito e commercializzato in Italia il braccialetto ‘Power balance’, diventato un must nell’estate 2010. L’Antitrust, a quanto apprende l’Adnkronos, ha deciso di sanzionare le aziende Power Balance Italy e Sport Town, rispettivamente per 300mila e 50mila euro, per la mancanza di un riscontro scientifico alle ‘millantate’ caratteristiche del gadget, ovvero la capacita’ di incidere sull’equilibrio e la forza fisica. In sostanza, i consumatori sono stati indotti all’acquisto con un messaggio scorretto. L’Antitrust ha adottato il provvedimento basandosi sul parere fornito dall’Istituto superiore di Sanità, che ha escluso ogni evidenza scientifica delle qualità ‘promesse’ con enfasi dalla martellante campagna pubblicitaria messa in campo dalle due aziende. Nessuna controindicazione, invece, è emersa per la salute e la sicurezza dei consumatori.

Da Adnkronos salute