L’edizione 2018 dei MioDottore Awards si è conclusa con un ottimo risultato per Mens Sana. Il Dottor Marco Paolemili, il nostro psichiatra, si è classificato al terzo posto nella classifica dedicata alla Psichiatria. Grazie ai voti dei colleghi presenti sul più grande portale di prenotazione di visite mediche online d’Europa, alle recensioni dei pazienti e ai contributi online pubblicati in questo anno, Marco Paolemili è riuscito a ottenere questo grande risultato.

Il ringraziamento più speciale va a tutto lo staff di Mens Sana, senza il quale questo risultato non si sarebbe raggiunto. E’ grazie al lavoro svolto sul nostro sito, alla collaborazione con i nostri psicoterapeuti e alla nostra segreteria che ogni giorno riusciamo a offrire ai nostri pazienti un servizio altamente professionale e di qualità. Siamo orgogliosi che il nostro sforzo quotidiano dia i suoi frutti e che siano in primis i nostri pazienti a dircelo.

Appuntamento all’edizione del 2019. Questa volta si punterà al primo posto!

MioDottore, portale leader in Italia e in Europa per la prenotazione online di visite mediche, ha dato il via alla prima edizione del MioDottore Awards. La società ha deciso di premiare i professionisti della salute che più si sono distinti nell’ultimo anno. I nominati sono stati scelti tra i medici e gli psicologi che hanno ricevuto più recensioni positive dai pazienti che hanno usufruito del servizio, nel periodo dal 1 Aprile 2017 al 31 Marzo 2018.

I vincitori finali, uno per ogni specializzazione, saranno selezionati in base alla quantità e qualità delle recensioni fornite dalle migliaia di pazienti di MioDottore, ai voti che gli specialisti conferiscono ad altri professionisti della stessa specializzazione, basandosi su criteri di professionalità, alla quantità e qualità delle risposte fornite ai pazienti nella sezione “Chiedi al Dottore”.

Marco Paolemili, Psichiatra e Presidente di Mens Sana, è stato nominato per la sezione riguardante la Psichiatria. E’ un onore per noi avere uno specialista che sia considerato dai suoi pazienti come tra i migliori. Facciamo tutti il tifo per lui, per la vittoria finale e soprattutto ringraziamo tutti i pazienti che hanno contribuito a questa nomination.

“Non abbiamo più figli, ma piccoli Buddha a cui noi siamo devoti”. Lo psichiatra Paolo Crepet, intervenuto al programma di La7 “Tagada“, così commenta gli ultimi episodi di violenza degli alunni nei confronti dei loro insegnanti. Per lo psichiatra, quando il il buonismo educativo diventa eccessivo, le conseguenze sono nefaste. La devozione, il quasi timore che molti genitori hanno verso i loro figli, li fa asomigliare a dei piccoli Budda che possono fare praticamente tutto. Scelgono dove andare a mangiare, in quale parco giochi giocare e i genitori non sanno che dire se non sempre sì. Ma questo è sbagliato, perchè quando diventeranno grandi, ci sarà qualcuno che gli dirà di no. Sarà forse la prima frustrazione amorosa oppure il primo lavoro che termina. Esistono genitori che accompagnano il loro figlio di 26 anni al primo giorno di lavoro; altri che non mandano i loro figli all’Erasmus perché fa freddo. Questi genitori sono disastrosi e purtoppo non sono casi isolati.

Non sono casi isolati nemmeno gli episodi di violenza: prima di Sondrio, era accaduto in provincia di Caserta, dove una professoressa è stata sfregiata in volto da un suo studente, nel piacentino, una insegnante è finita all’ospedale per essere stata colpita al braccio da un suo allievo. Infine nella Valle del Savio, in Emilia Romagna, dove un alunno ha preso a pugni in faccia il suo insegnante.

Si tratta di una serie di eventi da non sottovalutare, una situazione che sta diventando una emergenza e che deve essere gestita a partire dall’ambito familiare. Non è possibile attribuire sempre tutta la responsabilità alla scuola, luogo imperfetto, certamente, dove accadono situazioni gravi che vedono protagonisti docenti o personale scolastico in generale, che una volta individuati vengono giustamente condannati dalla Giustizia.

Per gli alunni è diverso, perché ancora sono minorenni e perchè gli insegnanti non credono che denunce o carcere siano la strada educativa giusta. Provano spesso a proteggere i loro strumenti da conseguenze anche peggiori, sperando in un serio intervento educativo da parte dei genitori. Intevento che spesso non arriva. E’ tempo che anche le famiglie prendano coscienza dei propri errori.

E’ vero: nessuno ci insegna a fare i genitori e spesso i consigli di nonni o altre famiglie alle prese con problemi simili non sono sufficienti. Quando la situazione sfugge di mano, è bene rivolgersi a dei professionisti, come quelli che collaborano con Mens Sana. Il nostro programma di alta specializzazione Genitori e Figli  è stato pensato proprio per aiutare le famiglie alla prese con problemi di questo genere.

Negli ultimi anni un numero sempre crescente di persone scopre di avere problemi di salute mentale. Negli Stati Uniti, a esempio, circa 48,3 milioni di persone ne sono colpite in misura maggiore o minore. L’aumento dei problemi di salute mentale è, tuttavia, parallelo alla crescita delle app per smartphone per la salute mentale.

A partire dal 2017, l’American Psychiatric Association stima che ci siano circa 10.000 app di auto-aiuto scaricabili per combattere ansia e depressione. Molte di queste app deludono fortemente le aspettative degli utenti, perchè create da chi non ha nessuna competenza nel campo. Ciò non significa che gliapp store digitali di Google e Apple non siano ricchi di strumenti utili. In effetti, ci sono alcune app sulla salute mentale che, secondo il sito americano Gadgets & Wearables, sono sicuramente sopra la media.

Calm

Premiata come App dell’Anno dell’anno 2017, Calm è un’app per la salute mentale progettata per il rilassamento. Meditazione, sonno, rilassamento e respirazione sono le quattro aree principali su cui si concentra l’app.

Circa il 40% degli americani dorme meno delle 7 ore di sonno raccomandate per notte. Ancora più preoccupante, molti di questi hanno anche disturbi dell’umore. Lo scopo dell’app è quello di ridurre l’ansia, migliorare l’umore e migliorare il sonno.

Alla luce di ciò, le tecniche di consapevolezza e meditazione offerte da Calm sono davvero utili. L’app aiuta a rilassarsi, promuove il sonno migliore e offre anche sessioni informative sui farmaci.

SuperBetter

Un’altra app per smartphone per la salute mentale di tendenza è chiamata SuperBetter. E’ diversa dalla precedente. Utilizza la gamification per migliorare la resilienza e aumentare l’ottimismo di fronte alle sfide della vita.

L’autore, Daniel Pink, afferma: “Nel cuore di SuperBetter c’è un’idea semplice e potenzialmente trasformativa: possiamo usare gli stessi punti di forza psicologici che mostriamo quando giochiamo per affrontare le sfide della vita reale, sia che si tratti di malattia, infortunio o semplicemente il cambiamento di nostre abitudini per il meglio”.

SuperBetter vanta una serie di studi clinici che ne confermano l’efficacia. Uno di questi studi è stato uno studio randomizzato che ha concluso che l’app aiuta a combattere i sintomi della depressione e dell’ansia, ad aumentare l’ottimismo e il supporto sociale.

Lantern

Lantern è sia una piattaforma basata sul Web che un’app per smartphone. L’app combina la consulenza di esperti professionisti con la terapia cognitivo comportamentale per affrontare lo stress e l’ansia.

Inizia con una valutazione basata su test che analizzano le prestazioni degli utenti. Assegna quindi degli esercizi giornalieri che sono stati identificati in base ai risultati del test. L’app ha ottenuto significativi finanziamenti.

L’ultimo sondaggio dell’American Psychological Association ha confermato un aumento significativo dello stress negli ultimi dieci anni. L’ansia è la preoccupazione psicologica più comune nel paese, con più di 300 milioni di persone che ne soffrono. In questo contesto, un’app come Lantern è più che benvenuta.

Breathe2Relax

L’American Institute of Stress rivela che il 77% e il 73% delle persone lamentano rispettivamente sintomi fisici e psicologici dello stress. Inizialmente progettato per la comunità militare, ma utile per l’utilizzo da parte di chiunque, Breathe2Relax è una eccellente app digitale che aiuta a superare questi problemi.

E’ un vero e proprio strumento portatile per la gestione dello stress, che fornisce informazioni dettagliate sugli effetti dello stress sul corpo, insieme a esercizi per aiutare gli utenti a imparare le abilità di gestione dello stress attraverso la respirazione diaframmatica. Breathe2Relax insegna essenzialmente a padroneggiare il meccanismo di combattimento o di fuga, la risposta naturale del corpo a situazioni stressanti.

La respirazione diaframmatica è scientificamente provata nella gestione dello stress, le preoccupazioni e l’ansia. Questa app attinge alle tecniche di respirazione in modo utile per ridurre i livelli di stress fuori controllo.

corsiaL’ennesima proroga, temuta dagli addetti ai lavori, non ci sarà e il 31 marzo gli Opg chiuderanno, per legge. Non tutte le Regioni, però, sono pronte a rispettare alla lettera la scadenza. Ma il processo è ormai effettivamente partito e anche laddove gli Opg non saranno chiusi il 1 aprile, sono già state indicate date precise per l’apertura delle strutture alternative. Quando tutto sarà finito, saranno 34 con 795 posto letto in tutta Italia.

Il Veneto, non ha ancora fatto nulla, ma volontariamente, esprimendo tutta la sua reticenza nei confronti dell’alternativa all’Opg.

Stefano Cecconi, leader di Stop Opg dice che “non è accettabile né giustificabile una proroga alla chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Per questo se necessario, come previsto in modo chiaro dalla legge, il governo può commissariare le Regioni che, a pochi giorni dalla scadenza del 31 marzo, non sono ancora pronte ad accogliere i propri cittadini internati. Non sarebbe una punizione ma un atto di responsabilità, visto che in molte realtà sono state trovate soluzioni, seppur transitorie”.

Cecconi è pronto a sottolineare che  “ritardi, incongruenze e difficoltà sono fisiologiche per una riforma di questa portata ma non la possono fermare. Serve una forte regia nazionale per attuare la legge 81/2014, norma che- spiega concludendo il dirigente sindacale- ha spostato il baricentro degli interventi per il superamento degli OPG dalle strutture (le Rems) ai percorsi di cura e inclusione sociale per ogni persona”

Ancora Cecconi, “se davvero, si rispetterà la scadenza per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, come pare finalmente senza proroghe, il nostro Paese compie un altro passo in avanti per affermare diritti e cittadinanza. Ma non basta chiudere gli OPG, come non bastò chiudere i manicomi, bisogna investire nei servizi del welfare, nel lavoro delle operatrici e degli operatori, nel volontariato e nella partecipazione, per costruire nelle nostre comunità risposte concrete al diritto alla cura, alla salute e all’inclusione sociale”.

Vediamo come stanno realmente le cose, regione per regione secondo i dati raccolti da Stop Opg.

Regioni con strutture alternative all’Opg già attive o pronte ad aprire il 1 aprile 2015

Provincia di Bolzano già attiva dal 1 gennaio 2014 la Rems (Residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza detentiva) di San Isidoro con una dotazione da 2 a 6 letti.

Valle d’Aosta e Lombardia dove dal 1 aprile 2015 sarà aperta la Rems di Castiglione delle Stiviere (presso ex Opg) con una dotazione di 160 posti.

Liguria che dal 1 aprile si appoggierà in via transitoria alla Rems di Castiglione delle Stiviere che riserverà 10 posti per i detenuti liguri.

Toscana dove sono già attive due Rems, una presso l’Area vasta centro (Usl 10 di Firenze) e l’altra presso l’Area vasta nord ovest (Usl 1 di Massa), rispettivamente con 8 e 10 posti.
Sempre in Toscana, dal 1 aprile aprirà un’altra Rems presso l’Area vasta nord ovest (Usl 5 di Pisa) con 12 posti.
E poi, dal 1 aprile, attiva un’altra Rems nell’Area Vasta centro (Usl 10 di Firenze) con altri 10 posti.

Più in ritardo rispetto alla scadenza è invece l’apertura di un’altra Rems che servirà anche l’Umbria prevista tra il 15 aprile e il 31 maggio a Careggi, presso l’Usl 10 di Firenze con 20 posti.

E per chiudere con la Toscana è prevista infine l’apertura di di altri due moduli in residenze sanitarie il 1 ottobre. Le strutture si collocheranno una ad Abbadia San Salvatore (SI) con 4 letti e l’altra ad Arezzo con altri 4 letti.

Lazio dove il 1 aprile apriranno 2 Rems afferenti alla Asl RMG, una a Subiaco e una a Palombara Sabina con, rispettivamente, 20 e 40 posti maschili.
Ancora nel Lazio, in provincia di Frosinone, dal 1 aprile al via altre 2 Rems a Ceccano e Pontecorvo con 20 posti per maschi, la prima, e 11 per femmine la seconda.

Abruzzo e Molise, programmata per il 30 marzo l’apertura temporanea di una Rems presso il Comune di Guardiagrele (CH) con 4 degenze da 4 posti letto e 2 da 1 posto letto.Ma si è in attesa della sentenza del Tar che non arriverà prima del 31 marzo.

Campania dove dal 1 aprile apriranno 3 Rems di cui una struttura intermedia residenziale in località Statigliano (Asl CE) con 20 posti. Sempre nel territorio dell’Asl di Caserta ci saranno 8 posti letto dedicati presso la Rsa di Mondragone. Infine aprirà la struttura intermedia residenziale di Bisaccia (Asl Avellino) con una dotazione di 10 posti letto dedicati.

In ritardo rispetto alla scadenza, invece, sempre in Campania, l’apertura di una Rems a San Nicola Baronia, (AV) prevista per il 31 maggio con 20 posti e un’altra a Calvi Risorta (CE) prevista per il 31 di agosto con 20 posti.

Basilicata dove il 31 marzo apre la Rems nella frazione di Tinchi (Comune di Pisticci) con 10 posti letto.

Sicilia dove il 1 aprile sono pronte a partire 2 Rems a Caltagirone (CT) e Naso (ME), entrambe con 20 posti ciascuna.

Sardegna dove il 31 marzo aprirà in via temporanea una porzione della struttura Rsa di Capoterra (CA), di proprietà dell’Asl 8 di Cagliari con 2 moduli di 8 posti letto.

Le Regioni in ritardo ma con aperture programmate entro il 2015

La prima regione a recuperare il ritardo saranno le Marche dove il 15 aprile apre la residenza di Montegrimano Terme (Provincia di Pesaro e Urbino) con 16 posti.

Seguirà il Friuli Venezia Giulia che il 4 maggio ha programmato l’apertura di 2 Rems unha a Duino Aresina (Trieste) con 2 posti e l’altra a Maniago (Pordenone) con altri 2 posti.

In Puglia, invece, la prima Rems aprirà il 30 maggio a Spinazzola (BAT) con 20 posti.

Il 1 luglio è invece prevista l’apertura di una Rems a Trento con 4 posti e di un’altra Rems in Calabria a santa Sofia Epiro (CS) con 20 posti.

In Piemonte si dovrà aspettare fino al 1 settembre quando è prevista l’apertura di 2 strutture, una a Grugliasco (TO) con 20 posti e l’altra a Biella con 15 posti.

Il Veneto

“Il Veneto è serio, non inadempiente. Noi i malati di mente giudicati pericolosi non li metteremo in dei lager improvvisati e insicuri, per rispetto della loro dignità e per la tranquillità sociale dei territori. Non si dimentichi che stiamo parlando di ‘Rems’, Residenze per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza Sanitaria, provvisorie. Se il Governo vuole soluzioni tipo quelle di alcuni residui manicomiali tristemente assurti agli onori della cronaca anche recentemente, faccia pure. Se ne assumerà tutte le responsabilità”.

Così l’Assessore regionale alla Sanità del Veneto Luca Coletto ha commentato iil ritardo del Veneto rispetto alla scadenza, aggiungendo che “Il Veneto ha già individuato la sede e il progetto per la realizzazione di una nuova struttura definitiva con tutte le caratteristiche necessarie di sicurezza e di umanità, e questo il Governo lo deve sapere bene”.

“Nel frattempo – conclude l’Assessore – soluzioni raffazzonate costituirebbero solo un’offesa a malati e ai territori. Strutture anche solo lontanamente rispondenti a caratteristiche pur minimali di sicurezza, accoglienza e umanità da usare provvisoriamente in Veneto non ce ne sono. Il Veneto non è inadempiente, è semplicemente contrario alle cose improvvisate e quindi ad alto rischio di essere fatte male”.

ospedale psichiatricoCome molti sapranno, dal 31 marzo è in opera la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, scelta condivisa dato lo stato di alcune strutture e i principi della riforma psichiatrica italiana. La gestione dei malati mentali autori di crimini passa dal Ministero di Giustizia al Ministero della Salute. Per molti pazienti mentali autori di reato sarà un passo avanti. La gestione passa ai Dipartimenti di Salute Mentale (DSM).

Accolta nell’opinione pubblica e nei mass media come del tutto positiva liberazione per persone sofferenti e in stato di detenzione, per gli addetti ai lavori della salute mentale chiamati ad attuarla sul campo si presentano dubbi, incertezze e lacune teoriche, pratiche attuative, con ostacoli nel metterla in opera. Un sottogruppo di questi pazienti è infatti ad alta criticità di comportamento e rischio per la sicurezza e le risorse attuali dei DSM saranno in difficoltà grave. Diversi commentatori esterni agli addetti ai lavori, compresi politici e taluni consulenti di essi, ignorano questi aspetti e ne vedono solo l’aspetto desiderato, non le complessità oggettive, che in ogni altro paese sono riconosciute e realisticamente considerate..

Psichiatri, psicologi, infermieri e operatori delle unità operative di psichiatria ospedaliere e territoriali hanno accolto in linea di massima favorevolmente la nuova legge sulla chiusura degli OPG ma anche espresso preoccupazioni: vi è accordo sul principio di eliminare la detenzione per i pazienti mentali autori di reato rinforzando il principio di cura, ma vi è preoccupazione marcata per la mancanza di chiare procedure, tempi, modi e mancanza di una precisa regolamentazione di attuazione della legge, per le difformità da Regione a Regione, per i rischi di sottovalutare le problematiche che la gestione di una parte di questi pazienti (dimessi da OPG e nuovi) per certo comporta nelle strutture “aperte” e di cura volontaria del SSN.
Anche i familiari di pazienti psicotici o dipendenti da droghe con comportamenti violenti e che rifiutano le cure, autori di reati contro le persone – familiari spesso ripetutamente vittime di essi nonostante i tentativi di cura – hanno chiesto se e come saranno tutelati nella nuova organizzazione sanitaria, senza ricevere sinora risposte certe.
Dubbi sono stati riportati anche negli Ospedali generali, nei DEA, strutture di diagnostica medica, neurologica, internistica, ecc. in merito alla gestione affidata solo ad operatori sanitari di pazienti in condizioni di infermità mentale autori di reato con comportamenti manifestamente aggressivi e violenti.

Oltre che in ambito medico anche in ambito giuridico è stato segnalato come non siano chiare procedure, linee guida di intervento in casi critici, confini e competenze di intervento tra ambito sanitario e ambito giudiziario e non definiti in modo completo disposti e competenze attuative.

Chi si occupa ogni giorno di persone con sofferenza psichiatrica nei Servizi è favorevole a eliminare il principio di detenzione in OPG per le persone malate di mente autori di reato, ma al tempo stesso considera con attenzione il rischio clinico connesso alla cura di alcuni pazienti come questi, la sicurezza degli altri pazienti in carico nelle stesse strutture, degli operatori della sanità e di altri cittadini in generale, nonché delle responsabilità per agiti aggressivi e violenti, fino all’omicidio di sanitari e altri cittadini. Questo è già accaduto, vi sono stati casi di omicidi e lesioni, nonostante programmi terapeutici in corso. Si segnala da più parti che vanno definite con precisione data la nuova situazione le procedure in caso di scompensi psicopatologici acuti, di fuga e rifiuto di trattamenti nelle strutture di comunità del SSN. Gli psichiatri e gli psicologi vogliono evitare di tornare al ruolo di “custodia” e di “pericolosità del malato mentale” che la legge 180 ha combattuto e che rischia di riaffacciarsi. L’Italia abolì nel 1978 con la legge 180 lo stigma antico del paziente psichiatrico come “pericoloso per sé e per gli altri” – principio che ancora vige per autorizzare trattamenti contro la volontà niella maggioranza degli altri paesi del mondo – sostituendolo con quello di “necessità di cura”, il medico come medico e non come custode.

Secondo alcuni, gli operatori sanitari con i soli strumenti della cura psicologica e medica non saranno in grado di assicurare in tutti i casi la prevenzione del rischio di reiterazione di reati con violenza, di psicopatia, di comportamenti criminali, aggressivi e contro le persone, particolarmente in alcuni casi già documentati sia nella cronaca, sia nell’esperienza che nella letteratura internazionale.

Secondo altri addetti ai lavori ancora, le risorse del SSN nel settore della salute mentale in questo momento sono in alcune Regioni ridotte e insufficienti già a gestire le ordinarie difficoltà di cura e assistenza di pazienti psichiatrici e di assistere le loro famiglie, nonostante gli sforzi; come sanno le famiglie, nascosta risorsa dell’assistenza psichiatrica italiana, i Dipartimenti di Salute mentale sono già oggi in difficoltà nel gestire di norma il cittadino con problemi di salute mentale “ordinari”, ad esempio di coloro che abbandonano le cure o le rifiutano pur stando male, ad effettuare necessari interventi domiciliari, in particolare nelle realtà metropolitane.
Le risorse di personale sanitario e amministrativo  si sono anno dopo anno ridotte a seguito della crisi a causa di quiescenze di personale non reintegrato, blocco di assunzioni, organico carente, turni in sofferenza, assistenza domiciliare carente o assente, riduzione dei fondi ordinari, problemi di organizzazione di spesa, ecc..
Qualcuno ha affermato che è arduo prevedere come la gestione di pazienti che richiedono un’alta intensità di cure possa essere ottimale in queste condizioni del SSN.

Se il superamento dell’ Ospedale Psichiatrico giudiziario del passato è auspicabile, sostenibile e condivisibile, chi ha competenza di prima linea in quanto lavora nel settore sul campo, i pazienti psichiatrici e i loro familiari (che in Italia svolgono un ruolo determinante nel sostegno dei congiunti malati a fianco del SSN) necessita di risorse adeguate, formazione, strumenti e procedure definite per operare e con cui attuare la nuova realtà assistenziale in sicurezza per gli altri pazienti, i loro familiari, e per gli operatori sanitari stessi.

Superare l’OPG è importante e va fatto nel modo migliore. E’ un tema da conoscere meglio, valutare e porre a un confronto di opinioni. Per questo motivo Rivista di Psichiatria sta presentando una serie di Editoriali su temi ad alto impatto come la imprevedibilità del suicidio, la chiusura degli OPG, l’evoluzione della sofferenza mentale nel Novecento, l’impatto devastante delle nuove droghe sui giovani,  un confronto di opinioni tecniche sulla omogenitorialità, e altri ancora.

Sul sito di Rivista di Psichiatria sono ora disponibili due editoriali con riflessioni sul problema OPG e per migliorare l’attuazione della legge; cliccando nella sezione in alto “Anticipazioni”; sono scaricabili gratuitamente.

Certo che il confronto di idee sia sempre un’opportunità da coltivare,

Un saluto

Massimo Biondi

Direzione di “Rivista di Psichiatria”, Il Pensiero Scientifico Editore