Sono aperte le iscrizioni per i tirocini post laurea per gli studenti della facoltà di psicologia dell’Università “La Sapienza”. Accoglieremo un tirocinante per semestre, che saranno seguiti dai nostri tutor. Per inoltrare la domanda è necessario utilizzare la procedura online dell’università. Per ulteriori informazioni, scrivete a info@mens-sana.biz
Le sedi di Mens Sana sono rimaste aperte in tutto il periodo del lockdown, per garantire a tutti supporto psicologico e la prosecuzione delle cure in atto. Finalmente siamo arrivati alla fase due e i nostri specialisti sono ancora di più a fianco alle persone che devono affrontare le avversità della ripartenza.
E’ una fase delicata, dove per evitare la ripresa dei contagi è necessario adottare norme igienico sanitarie efficaci e validate a livello internazionale, come nella nostra tradizione.
Ecco come proteggeremo e ci prenderemo cura dei nostri pazienti:
- I nostri operatori indosseranno mascherine ffp2, più efficaci per evitare la trasmissione di organismi patogeni
- Per chi non ne fosse già in possesso, a pazienti e accompagnatori verranno distribuite mascherine chirurgiche
- Gel igienizzanti per le mani saranno sempre a disposizione dei nostri ospiti
- Gli ambienti saranno sanificati mediante detergenti antisettici, lampade uv e ozono
- Gli operatori e il personale saranno in servizio solo se in perfette condizioni di salute e dopo controllo quotidiano della temperatura corporea
- Le distanze di sicurezza saranno sempre garantite, nelle stanze di visita sia nelle sale d’attesa. Dove non è possibile sono già stati installati separatori in plexiglass
La tutela della salute dei nostri pazienti e dei loro cari è sempre stato un valore fondamentale per Mens Sana. Oggi siamo pronti a difenderla ancora di più.
Il decreto ministeriale per il contenimento dell’infezione da Covid 19 prevede la possibilità di spostamenti per effettuare visite mediche e psicoterapie, anche per chi proviene da altri Comuni. Le sedi di Mens Sana restano quindi aperte e accolgono regolarmente i loro pazienti. Nelle nostre sale d’aspetto è possibile mantenere le distanze di sicurezza. Invitiamo solamente i nostri pazienti a rispettare gli orari degli appuntamenti, per evitare affollamenti nelle sale d’attesa.
Per le persone che non possono spostarsi per motivi logistici, di salute o per scelta, non possono raggiungere gli studi, Mens Sana effettua visite e colloqui con tutti i servizi di videochiamata (Skype, Messenger, Whatsapp, Google duo, Facetime, ecc).
Soprattutto in questi momenti riteniamo doveroso fornire ascolto e supporto alle persone e non limitare il diritto alla salute di nessuno.
Per prenotazioni e altre informazioni è sempre attivo il nostro numero: 06 83390682
Leggere una storia partendo dal finale non ci permette di comprendere le ragioni che hanno determinato il corso degli eventi. Guardare alla morte di Stefano Cucchi, come fine di una storia di violenza perpetrata dallo Stato ai danni di un uomo, non ci aiuta a comprendere perchè si è arrivati a questo e non ci aiuterà a evitare che eventi del genere succedano ancora.
Vi prego di leggere il breve estratto dal sito dai Rainews, riguardante la sentenza del Caso Cucchi: “I giudici della I Corte d’Assise del Tribunale di Roma, presieduta da Vincenzo Capozza, hanno condannato a 12 anni i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro per la morte di Stefano Cucchi, avvenuta nel reparto penitenziario dell’ospedale Pertini il 22 ottobre 2009, una settimana dopo il suo arresto per possesso di droga nella notte tra il 15 e 16 ottobre”. Avete letto tutto l’estratto? Siete andati oltre la reazione emotiva di rabbia e giustizia per la condanna dei due Carabinieri, espressione vergognosa dello Stato? Leggete oltre, perchè l’omicidio di Cucchi lo hanno eseguito quei Carabinieri, ma lo ha ordinato lo Stato. Stefano Cucchi fu arrestato per “possesso di droga”. La sera del 15 ottobre 2009, Stefano viene fermato e arrestato dai Carabinieri Francesco Tedesco, Gabriele Aristodemo, Raffaele D’Alessandro, Alessio Di Bernardo e Gaetano Bazzicalupo, che lo hanno visto cedere a un altro uomo, Emanuele Mancini, una bustina trasparente che conteneva hashish in cambio di 20 euro. I carabinieri lo perquisiscono e gli trovano addosso altre bustine contenenti stupefacenti. La storia inizia e finisce qui. Il resto è pura speculazione, se non capiamo il motivo per cui la storia di cronaca è divenuta una tragedia.
La tragedia l’ha voluta lo Stato italiano, che rende illegale la distribuzione delle sostanze stupefacenti e consegna il mercato e il controllo delle droghe alla malavita. Cucchi comprava droga, prevalentemente derivati della cannabis, che rivendeva al dettaglio. Stefano Cucchi era uno spacciatore, per quello è stato punito. Troppo e inutilmente. Lo Stato ha ammazzato il solito pesce piccolo, probabilmente pensando di star lottando davvero contro lo spaccio di droga, che lo Stato stesso fa in modo che esista. In questa lotta il presunto buono combatte i trafficanti ma al contempo consegna in mano loro l’intero mercato e l’intero guadagno, dandogli la possibilità di prosperare. Il vero crimine è il proibizionismo. La morte di Stefano Cucchi è una delle tante storie di proibizionismo. La sorella Ilaria è stata brava a dar voce e luce all’ingiustizia? Io penso di no o almneno non completamente, perchè non ha centrato l’obbiettivo, consapevole fino a un certo punto di quello che faceva. Quando afferma che suo fratello è “morto tra sofferenze disumane quando era in mano dello Stato e, soprattutto, per mano dello Stato” e quando nel 2013 e 2016 tenta la carriera politica, non spende una parola sulle reali cause per le quali i tanti Stefano sono morti negli anni. Smettiamo di mettere in carcere i piccoli spacciatori, smettiamo di dichiarare illegale la distribuzione della droga. Utilizziamo i fondi per la repressione dello spaccio per potenziare i centri di cura per le dipendenze, per informare, per fare prevenzione. Se la droga non fosse in mano del mercato criminale, Stefano Cucchi non sarebbe mai esistito. Avrebbe curato meglio la sua dipendenza e sarebbe riuscito a uscire da quel giro di spaccio e consumo che lo ha portato alla morte, sebbene per mano altrui. Il proibizionismo fa vittime perchè alimenta le organizzazioni criminali e distoglie risorse dalla cura e prevenzione di una malattia, la dipendenza.
Non combatteremo la droga rendendone illegale il consumo o la distribuzione. La persona dipendente da una sostanza ha bisogno di essa per non provare sintomi di astinenza, per non soffrire. E’ il bisogno della sostanza, il craving, a comandare la volontà dell’individuo e spingerlo a fare di tutto: rubare, prostituirsi, spacciare, intrecciare rapporti con criminali, spendere tutto quello che ha e oltre, perdere il lavoro e la famiglia. Pensate davvero che basti un “No” dello Stato a fermare questo processo? Tutt’altro. Se sapessimo dove queste persone andassero a prendere queste sostanze, cosa realmente assumano, quanto ne assumano, allora potremmo aiutarli a smettere o per lo meno a evitare le conseguenze sociali della malattia e concentrarsi maggiormente sull’aspetto medico e terapeutico. Se invece continuiamo a permettere che la gente si ammazzi per 20 euro di hashish, saremo dei miserabili struzzi che aspettano il prossimo caso Cucchi per ritagliarsi cinque minuti di celebrità, lavarsi la coscienza, accrescere il potere dei Giudici e perdere fiducia nelle Forze dell’Ordine. E’ molto più facile così, piuttosto che cambiare punto di vista sul problema e prendere coscienza che la sua soluzione passa per il controllo del commercio e il potenziamento delle cure. La dipendenza da alcol e da sostanze, compresa la cannabis, è una malattia riconosciuta. E’ una malattia come il diabete. Che facciamo? Vogliamo rendere illegale il commercio e la detenzione di zucchero? Così combattiamo il diabete?
Stefano Cucchi lo hanno ammazzato i due Carabinieri, ma tutti noi glielo abbiamo permesso. Per quanto ancora continueremo a permetterlo?
Marco Paolemili
Marco Paolemili, il nostro Presidente e Psichiatra, ha ottenuto anche quest’anno la nomination per la seconda edizione dei MioDottore Awards
I pazienti, tramite le recensioni lasciate negli ultimi 12 mesi, lo hanno nominato, anche quest’anno, tra i professionisti più apprezzati d’Italia nella propria specializzazione, la Psichiatria.
Nella scorsa edizione, Marco Paolemili, si è classificato al terzo posto nella classifica finale. Miriamo a ottenere, per quest’anno, un risultato ancora migliore!
Dieci anni fa, il 23 marzo del 2009, nasceva Mens Sana. Un piccolo gruppo di professionisti della salute mentale, uno psichiatra e alcuni psicologi, decisero di unire le loro competenze ma soprattutto i loro entusiasmi per dar vita a qualcosa che prima non c’era. Vivere da soli nel proprio piccolo studio, con i propri affezionati pazienti, non era quello che volevano davvero. Là fuori era pieno di persone con problemi di salute mentale, che non riuscivano a raggiungere gli obiettivi che speravano. Riuscivano a risolvere i loro sintomi più gravi, ma pochi di loro potevamo affermare di essere tornati a stare veramente bene. La cultura del benessere mentale quasi non esisteva nella realtà. Tutti la professavano, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in giù, ma pochi sapevano come raggiungerla. Tutto era concepito a compartimenti stagni: c’erano pazienti che attraversavano le città per andare dallo psichiatra e poi dallo psicologo e poi magari dal nutrizionista, facevano una fatica immensa e spesso i loro sforzi non erano nemmeno premiati.
Questi professionisti capirono che se davvero volevano ridare benessere ai loro pazienti, dovevano offrire un servizio in grado di farlo e questo servizio doveva nascere dalla cooperazione di più figure, che lavorassero a stretto contatto l’uno con l’altro, che formassero una equipe che fosse in grado di gestire tutti i bisogni e le difficoltà dell’individuo. Decisero di impegnarsi in un grande progetto, che poi divenne la mission di Mens Sana: “Assistenza globale per la salute e il benessere mentale”. “Globale” era la parola chiave del loro impegno. Decisero di riunirsi insieme in una associazione e di lavorare a stretto contatto, portando ciascuno le proprie competenze e i propri valori, concentrandosi solamente sui pazienti.
Oggi, come ieri, chi entra in un centro di Mens Sana, sa che ad accoglierlo c’è un professionista che valuterà non soltanto i suoi sintomi, ma tutto il suo sistema di vita e che gli offrirà un programma terapeutico volto non soltanto a neutralizzare i sintomi. E’ l’individuo nella sua totalità che interessa a Mens Sana, la sua salute fisica e mentale, i suoi affetti, il suo lavoro, la sua famiglia e il suo contesto sociale. L’unione dei professionisti, la presa in carico della persona con un disturbo mentale, permette di assicurare un miglioramento reale e duraturo in chi chiede aiuto, un miglioramento “globale”.
Siamo cresciuti molto in questi anni, ma non abbiamo mai dimenticato questo concetto. Cerchiamo ogni giorno di offrire nuovi servizi, sempre all’avanguardia, sempre mantenendo elevati standard di qualità al fine di raggiungere i nostri obiettivi di migliorare in modo sensibile la qualità della vita di chi cerca il nostro aiuto. Per questo nel tempo abbiamo creato programmi di alta specializzazione per diverse patologie mentali, quali i disturbi dell’umore, i disturbi d’ansia, le psicosi, le dipendenze. Lo abbiamo fatto aggiornando sempre i nostri programmi con le nuove scoperte scientifiche, le nuove tecniche terapeutiche e le nuove tecnologie. Lo abbiamo fatto nel rispetto della persona e non dimenticandoci che la malattia mentale può avere un impatto devastante, se curata male, non solo sull’individuo, ma anche sulla sua famiglia e sulle persone che gli stanno attorno. Non lasciamo mai sola la persona infatti, sia perché attorno a lui o lei vi è sempre un’equipe, un vera e propria rete di professionisti pronti a intervenire, sia perché aiutiamo a migliorare tutto il contesto che esiste attorno. Accogliamo i familiari dei nostri pazienti, per supportarli, per renderli parte integrante del percorso terapeutico. Aiutiamo i nostri pazienti a recuperare relazioni sociali perse per colpa della malattia, a rimetterli in grado di lavorare, studiare e condurre una vita soddisfacente. Questo per noi significa assistenza globale: significa guardare alla persona e non soltanto alla sua malattia.
Pensiamo di continuare a fare questo ancora a lungo, sempre mettendoci in discussione, migliorandoci ogni giorno. In fondo, lo facciamo anche per noi stessi: lavorare per restituire salute e benessere a chi non ne ha, è il nostro scopo nella vita.
MENS-SANA
Siamo nati come associazione di professionisti nel marzo 2009, dopo un lungo periodo passato ad osservare, a curare e capire la vita delle persone che soffrono di disturbi mentali. E’ stato subito abbastanza chiaro che, nel caso della mente, quello che può far diventare malattia una serie di sintomi, di comportamenti o di modi di pensare è il disagio che la persona vive ogni giorno. Parlare con i familiari e con le persone che vivono insieme a queste persone… (leggi tutto)
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