Information about the software behind Joomla!

malattia-noScritto dalla Dott.sa Manuela Cantagallo

Cause
La depressione è una malattia conosciuta già da millenni, che negli ultimi 75 anni ha avuto purtroppo un notevole incremento. Per anni i ricercatori hanno cercato di rispondere alla domanda sui fattori causali questa malattia, senza riuscire a dirimere la questione. Tuttavia, due fattori aumentano il rischio di svilupparla: il fattore biologico ed il fattore psicologico. Secondo i biologi, anche se ancora non è stato scoperto il gene della depressione, è pur vero che persone con un familiare con questa sindrome hanno una possibilità maggiore, rispetto al resto della popolazione, di svilupparla pari a 3:1. Secondo gli psicologi, invece, esperienze particolari come abusi, maltrattamenti, perdite e lutti soprattutto nel periodo infantile, porterebbero ad una fragilità emotiva da adulti per cui queste persone si ammalerebbero più facilmente. I due fattori possono anche interagire tra di loro: possiamo essere nati con una tendenza ereditaria alla depressione (fattore biologico), ma non svilupparla realmente fino a quando nella nostra vita non accade un evento (fattore psicologico).

Sintomi
A tutti capita di provare la tristezza di tanto in tanto, per una delusione, un litigio o semplicemente per una giornata storta. Quando questa emozione negativa dura tutto il giorno, per più giorni o mesi, tanto da non far uscire di casa la persona, da restare a letto a piangere, senza provare più piacere o semplicemente interesse per quello che prima piaceva, allora siamo di fronte alla depressione. Possiamo avere un aumento delle ore di sonno, oppure una loro diminuizione, con risvegli alle prime ore del mattino. Inoltre, si può avere un appettito aumentato o diminuito, agitazione o rallentamento psicomotorio, senso di spossatezza cronico senza motivo, sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati, ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione. I pensieri possono essere di autocritica, di svalutazione di se stessi, degli altri e del mondo intero. Il paziente depresso si sente senza speranza, senza familiari o amici che possano in qualche modo aiutarlo perchè non ce la fanno, in un mondo che non l’ha mia voluto e lo ha abbandonato. Il paziente depresso può rimanere tutto il giorno chiuso dentro casa, immobile nel suo letto, perchè “…tanto è inutile, è tutto inutile…”. Può mangiare in maniera sproporzionata rispetto al proprio fabbisogno energetico, come metodo per riempire quel vuoto cronico che sente, oppure non mangiare più, nella speranza che, se riuscirà a non sentire più lo stimolo della fame, forse riuscirà a  non sentire anche gli altri stimoli negativi.

Trattamento
Gli studi più recenti hanno dimostrato l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale nella cura della depressione, abbinata ad una cura farmacologica. Quando le persone si ammalano di depressione, mutano sia i loro pensieri e comportamenti, che possono essere ristrutturati attraverso la terapia cognitivo-comportamentale,  che la struttura fisico-chimica del loro cervello, su cui va ad agire l’antidepressivo. E’ ormai documentato come il trattamento cognitivo-comportamentale, ed in particolare la tecnica mindfulness, possa essere migliore rispetto alla farmacoterapia nella prevenzione delle ricadute in chi ha già sofferto di depressione.
La terapia cognitivo-comportamentale muove dall’idea che le persone non riescono a guarire dalla depressione perchè non riescono a cambiare il modo in cui vedono se stessi, il mondo ed il proprio futuro. I loro pensieri possono essere del tipo “O sono una madre perfetta, o è inutile essere madre”, oppure “Il capo non mi ha salutato, sicuramente penserà che non sono brava, mi licenzierà, e presto mi troverò a non avere più una casa…come farò?”, o ancora “Non ci si può fidare di nessuno, nessuno mi amerà mai”.
Le persone che soffrono di depressione fanno di frequente questo tipo di errori, perchè hanno la tendenza a vedere solo il lato negativo delle cose senza domandarsi se ci possa essere una interpretazione alternativa agli eventi. Compito del terapeuta sarà proprio mostrare quest’altra alternativa,  farla prendee seriamente in considerazione, e dove non sarà possibile, far accettare al paziente la realtà dei fatti senza lasciarsi influenzare negativamente da essi. Il terapeuta aiuterà il paziente ad identificare e cambiare sia i propri modi di pensare che i propri comportamenti  “qui e ora” piuttosto che focalizzare l’attenzione sul suo umore depresso e/o sul suo passato, ristabilendo, con il contributo concreto del paziente stesso, i precedenti livelli di attività, le relazioni sociali ed a prevenire le possibili ricadute riconoscendone i sintomi prima che si manifestino.

Presso i nostri centri  troverai specialisti esperti nella cura della Depressione.

Per maggiori informazioni o semplicemente per un consiglio potete inviare una email a info@mens-sana.biz.
Per fissare un primo incontro potete telefonare allo 06 8339 0682.

borderlineIl disturbo Borderline della Personalità (BPD) è una grave malattia mentale caratterizzata da instabilità pervasiva degli stati d’animo, dei rapporti interpersonali, dell’immagine di sé e del comportamento. Questa instabilità danneggia spesso la vita familiare e professionale, la pianificazione a lungo termine del proprio futuro e il senso individuale di auto-identità. Originariamente pensato per essere al “limite” (da qui il nome borderline) della psicosi, questo disturbo interessa la regolazione delle emozioni. Anche se meno noto della schizofrenia o del disturbo bipolare (malattia maniaco-depressiva), il BPD colpisce il 2 per cento degli adulti, per lo più giovani donne. Vi è un elevato tasso di autolesionismo, così come una significativa quota di suicidi e tentativi di suicidio. I pazienti hanno spesso bisogno dei servizi di salute mentale, e rappresentano il 20 per cento circa delle ospedalizzazioni psichiatriche. Eppure, con un buon aiuto, migliorare nel tempo è possibile e molti pazienti sono tornati in grado di condurre una vita soddisfacente.

Sintomi

Mentre una persona con depressione o disturbo bipolare in genere mantiene lo stesso umore per settimane, una persona con disturbo borderline di personalità può esperire periodi intensi di rabbia, depressione e ansia che possono durare poche ore, o al massimo un giorno o poco più. Questi momenti possono essere associati a episodi di aggressione impulsiva, autolesionismo, e abuso di droghe o di alcool. Distorsioni della coscienza e del senso di sé possono portare a frequenti cambiamenti di obiettivi a lungo termine, problemi di carriera, lavoro, amicizie, identità di genere e di valori. A volte le persone con disturbo borderline si considerano come fondamentalmente cattive, o indegne. Possono sentirsi ingiustamente incomprese o maltrattate, annoiate, vuote e non hanno idea di chi siano. Tali sintomi sono più gravi quando si sentono isolate e prive di sostegno sociale.

Le persone con disturbo borderline di personalità spesso hanno modelli altamente instabili dei rapporti sociali. Mentre possono sviluppare intensi ma tempestosi legami, i loro atteggiamenti verso la famiglia, gli amici e le persone care possono improvvisamente passare dall’idealizzazione (grande ammirazione e amore) alla svalutazione (rabbia intensa e antipatia). Pertanto, esse possono attaccarsi immediatamente e idealizzare l’altra persona, ma quando si verifica una leggera separazione o un conflitto, passano improvvisamente da un estremo all’altro con rabbia e accuse all’altro di non prendersi cura di loro. Anche con i familiari, gli individui con disturbo borderline sono molto sensibili al rifiuto, reagiscono con rabbia e angoscia a separazioni come una vacanza, un viaggio di affari, o un improvviso cambiamento di programma. Questi timori di abbandono sembrano essere legati a difficoltà di sentirsi emotivamente legati a persone importanti, quando sono fisicamente assenti, lasciando alla persona con disturbo borderline un sentimento di perdita e inutilità. Le minacce e i tentativi di suicidio si possono verificare a causa della rabbia per l’abbandono percepito e delle delusioni.

Le persone con disturbo borderline di personalità presentano altri comportamenti impulsivi, come la spese eccessive, l’alimentazione incontrollata e il sesso a rischio. Il BPD spesso si verifica insieme ad altri problemi psichiatrici, in particolare al disturbo bipolare, la depressione, i disturbi d’ansia, l’abuso di sostanze e altri disturbi di personalità.

Trattamento

I trattamenti per il BPD sono migliorati negli ultimi anni. La psicoterapia individuale e di gruppo sono efficaci per molti pazienti. Negli ultimi 15 anni, un nuovo trattamento psicosociale denominato terapia dialettico comportamentale (DBT) è stato sviluppato specificatamente per il trattamento del BPD, e questa tecnica sembra in effetti promettente. I trattamenti farmacologici sono spesso prescritti sulla base dei sintomi specifici mostrati dal singolo paziente. I farmaci antidepressivi e gli stabilizzatori dell’umore possono essere utili per individui depressi o con l’umore labile. I farmaci antipsicotici possono essere utilizzati anche quando non ci sono distorsioni particolari del pensiero.

Recenti risultati della ricerca

Anche se la causa del disturbo borderline è sconosciuta, sia fattori ambientali che genetici sono reputati svolgere un ruolo nella predisposizione dei pazienti ai sintomi e ai tratti borderline. Gli studi dimostrano che molti, ma non tutti, gli individui con disturbo borderline hanno una storia di abuso o di separazione, nell’infanzia o nell’adolescenza. Una percentuale che va dal 40 al 70 per cento dei pazienti borderline riferisce di aver subito abusi sessuali, di solito non da un parente. I ricercatori ritengono che il BPD scaturisca da una combinazione di vulnerabilità individuale allo stress ambientale, abbandono o abuso e da una serie di eventi che innescano l’insorgenza del disturbo, nei giovani adulti. Gli adulti con disturbo borderline di personalità hanno anche notevolmente più probabilità di essere vittima di violenza, compreso lo stupro. Ciò può derivare dall’impulsività e dalla scarsa capacità di giudizio nello scegliere partner e gli stili di vita.

I meccanismi cerebrali alla base dell’impulsività, dell’instabilità dell’umore, dell’aggressività, della rabbia e dei sentimenti negativi sono stati studiati e sono tuttora sotto oggetto di indagini scientifiche. Gli studi suggeriscono che le persone predisposte all’aggressività impulsiva hanno un’alterata regolazione dei circuiti neuronali che modulano  le emozioni L’amigdala, una piccola struttura a forma di mandorla in profondità all’interno del cervello, è una componente importante del circuito che regola le emozioni negative. In risposta a segnali provenienti da altri centri del cervello che indicano una minaccia, è responsabile dei sentimenti di paura ed eccitazione. Questo potrebbe essere più evidente sotto l’influenza di droghe come l’alcol, o lo stress. Le aree nella parte anteriore del cervello (area pre-frontale) agiscono per smorzare l’attività di questo circuito. Recenti studi di brain imaging mostrano che le differenze individuali nella capacità di attivare le regioni della corteccia cerebrale prefrontale al pensiero di essere coinvolti in attività inibitoria possono predire la capacità di sopprimere le emozioni negative.

Serotonina, noradrenalina e acetilcolina sono i messaggeri chimici in questi circuiti che svolgono un ruolo nella regolazione delle emozioni, come tristezza, rabbia, ansia e irritabilità. I farmaci che aumentano la serotonina possono migliorare la sintomatologia di tipo emotivo. Allo stesso modo, i farmaci stabilizzatori dell’umore, che sono conosciuti per potenziare l’attività del GABA, principale neurotrasmettitore inibitorio del cervello, possono aiutare le persone che soffrono di sbalzi di umore.

Le persone con Disturbo Borderline di Personalità possono essere aiutate. Se ti sei riconosciuto in questa descrizione o se conosci persone a te care che potrebbero soffrire di questa malattia, parlane con il tuo medico.

Presso i nostri centri potrai trovare le terapie più adeguate, farmacologiche e psicoterapiche.

Per maggiori informazioni o semplicemente per un consiglio potete inviare una email a info@mens-sana.biz.
Per fissare un primo incontro potete telefonare allo 06 8339 0682.

Riferimenti bibliografici:

Swartz M, Blazer D, George L, Winfield I. Estimating the prevalence of borderline personality disorder in the community. Journal of Personality Disorders, 1990; 4(3): 257-72.

Soloff PH, Lis JA, Kelly T, Cornelius J, Ulrich R. Self-mutilation and suicidal behavior in borderline personality disorder. Journal of Personality Disorders, 1994; 8(4): 257-67.

Gardner DL, Cowdry RW. Suicidal and parasuicidal behavior in borderline personality disorder. Psychiatric Clinics of North America, 1985; 8(2): 389-403.

Zanarini MC, Frankenburg FR. Treatment histories of borderline inpatients. Comprehensive Psychiatry, in press.

Zanarini MC, Frankenburg FR, DeLuca CJ, Hennen J, Khera GS, Gunderson JG. The pain of being borderline: dysphoric states specific to borderline personality disorder. Harvard Review of Psychiatry, 1998; 6(4): 201-7.

Koerner K, Linehan MM. Research on dialectical behavior therapy for patients with borderline personality disorder. Psychiatric Clinics of North America, 2000; 23(1): 151-67.

Siever LJ, Koenigsberg HW. The frustrating no-mans-land of borderline personality disorder. Cerebrum, The Dana Forum on Brain Science, 2000; 2(4).

Zanarini MC, Frankenburg. Pathways to the development of borderline personality disorder. Journal of Personality Disorders, 1997; 11(1): 93-104.

Zanarini MC. Childhood experiences associated with the development of borderline personality disorder. Psychiatric Clinics of North America, 2000; 23(1): 89-101.

Davidson RJ, Jackson DC, Kalin NH. Emotion, plasticity, context and regulation: perspectives from affective neuroscience. Psychological Bulletin, 2000; 126(6): 873-89.

Davidson RJ, Putnam KM, Larson CL. Dysfunction in the neural circuitry of emotion regulation – a possible prelude to violence. Science, 2000; 289(5479): 591-4.

ansia Tutti noi possiamo preoccuparci di cose come la salute, il denaro, o i problemi familiari in un momento o l’altro della nostra vita. Ma le persone con Disturbo d’Ansia Generalizzato (DAG) sono estremamente preoccupati per queste e per molte altre cose, anche quando c’è poco o nessun motivo di preoccuparsene. Possono essere molto preoccupate solo del dover superare la giornata. Pensano che le cose andranno sempre male. A volte, l’inquietudine costante rende le persone con DAG quasi impossibilitate nel svolgere le normali attività quotidiane.

Questa è una lista di sintomi comuni del Disturbo d’Ansia Generalizzato:

Preoccuparsi molto di cose di tutti i giorni per almeno sei mesi, anche se vi è poca o nessuna ragione di preoccuparsi di ciò;
Non poter controllare le preoccupazioni costanti;
Sapere che ci si preoccupa molto di più di quanto si dovrebbe;
Incapacità a rilassarsi;
Difficoltà di concentrazione;
Facilità a spaventarsi
Difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno.
Sintomi somatici comuni sono:
sensazione di stanchezza per nessun motivo;
mal di testa;
tensione muscolare e dolori;
fatica a deglutire;
tremori o contrazioni;
irritabilità;
sudorazione;
nausea;
sensazione di stordimento;
sensazione di restare senza fiato;
andare al bagno di frequente
vampate di calore.

Quando comincia il Disturbo d’Ansia Generalizzato?

Il DAG si sviluppa lentamente. Inizia spesso durante il tempo che intercorre tra l’infanzia e l’età adulta. I sintomi possono andare incontro a miglioramenti o peggioramenti in tempi diversi e spesso peggiorano nei periodi di stress.

Le persone con DAG possono rivolgersi a un medico molte volte prima di capire che hanno questo disturbo. Chiedono ai loro medici di aiutarli per i sintomi del DAG, come mal di testa o difficoltà ad addormentarsi, ma non sempre l’aiuto di cui hanno bisogno è quello giusto. E’ anche vero che una diagnosi certa di DAG può richiedere un certo tempo. Diverse condizioni mimano molti dei sintomi del DAG.

Esiste un aiuto?

Vi è sempre aiuto per le persone con DAG. Il primo passo è quello di andare da un medico per parlare dei propri sintomi. Le persone che pensano di avere un DAG possono discutere con il proprio medico di quello che hanno letto su questo sito e il medico farà un esame per verificare che un altro problema fisico non possa essere la causa dei sintomi. Il medico può effettuare poi un invio ad uno specialista psichiatra.

I medici possono prescrivere farmaci per contribuire ad alleviare il DAG. E ‘importante sapere che alcuni di questi farmaci possono necessitare di un paio di settimane per iniziare a funzionare.

I tipi di farmaci usati per curare il DAG sono elencati di seguito. Alcuni sono usati per trattare altri problemi, come la depressione, ma sono anche utili per DAG:

antidepressivi,
farmaci anti-ansia,
beta-bloccanti.

E’ possibile anche una psicoterapia per questo disturbo, sia in associazione ad una cura farmacologica, sia da sola, per i casi meno gravi.

I trattamenti possono dare grande sollievo alle persone con questo disturbo e aiutarli a vivere una vita più normale.

Perché la gente si ammala di Disturbo d’Ansia Generalizzato?

Il DAG ricorre a volte in famiglia, ma nessuno sa per certo perché alcune persone ne soffrono, mentre altre no. Quando le sostanze chimiche nel cervello non sono regolate in un certo modo, può accadere che una persona sviluppi un DAG. Per questo motivo i farmaci spesso aiutano con i sintomi perché aiutano le sostanze chimiche del cervello a riequilibrarsi al giusto livello.

Per migliorare il trattamento, gli scienziati stanno studiando diverse medicine e altri tipi di terapia. Alcuni centri universitari, in Italia e all’estero, reclutano persone con DAG per sperimentare nuovi trattamenti e capire quale di quelli esistenti sia migliore per quell’individuo.

Presso i nostri centri troverai specialisti esperti nella cura del Disturbo D’Ansia Generalizzato.

Per maggiori informazioni o semplicemente per un consiglio potete inviare una email a info@mens-sana.biz.
Per fissare un primo incontro potete telefonare allo 06 8339 0682.

timidezzaLa Fobia Sociale è un disturbo d’ansia caratterizzato da ansia opprimente ed eccessiva “coscienza di sé” in situazioni sociali quotidiane. La fobia sociale può essere limitata a un solo tipo di situazione – come una paura di parlare in pubblico, o di mangiare o bere davanti agli altri – o, nella sua forma più grave, può essere così ampia che una persona sperimenta sintomi quasi ogni volta che sono presenti altre persone.

Segni e sintomi

Le persone con fobia sociale hanno una paura persistente, intensa e cronica di essere guardate e giudicate dagli altri e di sintirsi imbarazzate o umiliati a causa delle loro stesse azioni. La loro paura può essere così grave da interferire con il lavoro o la scuola, o con altre attività ordinarie. Sintomi fisici spesso accompagnano l’intensa ansia sociale e comprendono rossore, sudorazione, tremori, nausea, e la difficoltà di parlare.

Trattamento

Sono disponibili trattamenti efficaci per la fobia sociale e la ricerca sta fornendo delle importanti novità, terapie sempre migliori che possono aiutare molte persone con fobia sociale e disturbi d’ansia sono in sperimentazione.
Se pensi di avere un disturbo d’ansia, la prima persona a cui rivolgerti è il tuo medico di famiglia. Un medico può determinare se i sintomi descritti sono causati da un disturbo d’ansia, da un altro stato medico, o da entrambi.

Se un disturbo d’ansia viene diagnosticato, il passo successivo è di solito di consultare un professionista della salute mentale, ovvero uno psichiatra. I professionisti più utili nei disturbi ansiosi sono coloro che hanno una formazione in terapia cognitivo-comportamentale e che sono esperti nell’uso dei farmaci, se è necessario.

Una volta trovato un terapeuta con il quale si stabilisce un buon rapporto, è necessario lavorarvi come una squadra e progettare un piano per trattare il disturbo d’ansia insieme.

Ricorda che una volta che si comincia un farmaco, è importante non smetterlo a bruscamente. Certi farmaci devono essere diminuiti sotto la supervisione di un medico o potrebbero verificarsi reazioni negative. Assicurati di parlare con il medico che ha prescritto il farmaco prima di interrompere l’assunzione di questo. Se si hanno problemi con gli effetti collaterali, è possibile che essi possano essere eliminati, regolando la quantità di farmaco da prendere e il momento in cui prenderlo.

Metodi per ottenere un trattamento più efficace

Molte persone con disturbi d’ansia beneficiano di un gruppo di un auto-aiuto o di supporto per condividere i loro problemi e i loro risultati con gli altri. Chat su Internet possono anche essere utili a questo proposito, ma ricordate che tutte le notizie ottenute tramite Internet devono essere usate con cautela! Anche parlare con un amico fidato o con un Sacerdote può fornire un sostegno, ma non possono essere considerati sostituti di un vero professionista della salute mentale.

Le tecniche di gestione dello stress, come training autogeno o rilassamento muscolare, e la meditazione possono aiutare e potenziare gli effetti della terapia. Ci sono infatti prove sperimentali che l’esercizio aerobico può avere un effetto calmante. Poiché la caffeina, alcuni farmaci illeciti, e anche alcuni farmaci da banco possono aggravare i sintomi dei disturbi d’ansia, questi dovrebbero essere evitati. Verificate con il vostro medico prima di prendere qualsiasi farmaco supplementare.

La famiglia è molto importante per il recupero di una persona con un disturbo d’ansia. Idealmente, la famiglia dovrebbe essere di supporto, ma a volte rischia di perpetuare nel proprio amato i sintomi. I membri della famiglia non devono banalizzare la malattia o spingere ad affrontare il problema senza alcun trattamento. Se la vostra famiglia sta facendo una di queste cose, consigliamo di mostrar loro questa pagina web in modo che possano diventare vostri alleati e aiutarvi ad avere successo nella terapia.

Presso le nostre sedi operative operano professionisti specializzati nella cura della fobia sociale.

Per maggiori informazioni o semplicemente per un consiglio potete inviare una email a info@mens-sana.biz.
Per fissare un primo incontro potete telefonare allo 06 8339 0682.

alcol fobia Chiunque, a qualsiasi età, può avere problemi di alcolismo. “A Zio Giorgio è sempre piaciuta la sua grappa, e la sua famiglia non riesce a vedere che il suo problema col bere peggiora come lui diventa più vecchio. Nonna Beatrice è stata un’astemia per tutta la vita, ha iniziato con un bicchierino ogni sera per aiutarsi a prendere sonno dopo la morte del marito. Ora, nessuno si rende conto che ha bisogno di un paio di bicchieri ogni giorno per far passare le giornate”.

Queste sono storie comuni. Il fatto è che le famiglie, amici e operatori sanitari spesso non si preoccupano dell’assunzione di alcol negli anziani. Inoltre, come il corpo gestisce l’alcool può cambiare con l’età: si può bere sempre la stessa quantità di alcol, ma nel frattempo il tuo corpo è cambiato…

L’alcol può agire in modo diverso nelle persone anziane rispetto ai giovani. Alcune persone anziane possono sentirsi “sù” senza aver dovuto aumentare la quantità di alcol. Questo star “sù” rende più alta la probabilità di avere incidenti, comprese le cadute, le fratture e gli incidenti stradali.
Bere troppo alcool nel corso di un lungo periodo può:

Aumentare della frequenza di alcuni tipi di cancro, danni al fegato, disturbi del sistema immunitario e del sistema nervoso.
Peggiorare alcune condizioni di salute, quali l’osteoporosi, il diabete, l’ipertensione e le ulcere.
Provocare alcuni problemi medici, difficili da diagnosticare e trattare. Per esempio, l’alcol provoca cambiamenti nel cuore e nei vasi sanguigni. Questi cambiamenti possono portare un dolore sordo che potrebbe essere un segnale di avvertimento di un attacco cardiaco.
Aumentare difficoltà di memoria, che possono essere scambiate per sintomi di Morbo di Alzheimer.

Alcool e farmaci

Molti farmaci soggetti a prescrizione, quelli da banco, o i rimedi a base di erbe, possono essere pericolosi o addirittura mortali se mescolati con l’alcool e bisogna rendersi conto che gli anziani assumono spesso molti farmaci ogni giorno. Prima di prendere qualsiasi medicinale quindi, rivolgetevi al medico per sapere se è possibile tranquillamente bere alcolici assieme. Ecco alcuni esempi di problemi causati da alcool mescolando con alcuni medicinali:

Se si prende l’aspirina e si beve alcol, il rischio di sanguinamento gastrico o intestinale è aumentato.
Se combinato con l’alcool, i farmaci per l’allergia e il raffreddore (gli antistaminici) possono far sentire molto sonno.
L’alcol utilizzato con alte dosi di paracetamolo, un antidolorifico comune, può causare danni al fegato.
Alcuni farmaci, come sciroppi per la tosse e lassativi, hanno un elevato contenuto di alcool. Se si beve nello stesso tempo, il livello di alcool nel sangue salirà pericolosamente.
L’alcol utilizzato con dei sonniferi, antidolorifici, ansiolitici o antidepressivi può essere mortale.

Quando l’alcool è troppo?

L’Istituto nazionale per l’abuso di alcool e l’alcolismo, parte del National Institutes of Health americano, raccomanda che le persone sane e con più di 65 anni non dovrebbero bere più di 7 bicchieri a settimana e non più di 3 bicchieri in un singolo giorno.

Un bicchiere, o unità alcolica, equivale a:

Una lattina da 33 cl di birra normale
Un normale bicchiere di 5 grammi di vino rosso o bianco
Un bicchierino di superalcolici (spiriti) come gin, vodka o whisky.

Quando bere diventa un problema?

Alcune persone sono state forti bevitori per molti anni. Ma, proprio come con Zio Giorgio, nel corso del tempo la stessa quantità di alcol ha una “funzione” più potente. Altre persone, come la nonna Beatrice, possono sviluppare problemi di alcolismo più tardi nella vita. A volte questo è il risultato di importanti cambiamenti come la morte di amici o di una persona cara, trasferirsi in una nuova casa o il peggioramento della salute. Questi tipi di cambiamenti possono portare solitudine, noia, ansia o depressione. In realtà, la depressione in adulti più anziani spesso è correlata o causata dal bere troppo.

Non tutti quelli che bevono alcolici ogni giorno hanno un problema col bere. E non tutti i bevitori problematici bevono ogni giorno. Potrebbe avere bisogno di aiuto una persona che si nasconde quando beve, assume più di sette bicchieri a settimana, o si fa del male o fa male agli altri quando beve.

Chiedere aiuto

Se si vuole smettere di bere, la prima cosa da fare è chiedere aiuto. Inizia a parlarne con il medico di base: può essere in grado di darti consigli sul trattamento. Anche i servizi sociali locali possono fornire un aiuto. Queste sono alcune cose che potete provare:

Chiedete al vostro medico quale medicina possa essere utile per voi.
Parlate con un consulente esperto che conosce i problemi di alcol nelle persone anziane.
Trovate un gruppo di sostegno per gli anziani con problemi di alcol.
Cominciate un programma di 12-step, come gli AA (Alcolisti Anonimi), che offrono sostegno alle persone che vogliono smettere di bere.
Trovate una persona, un familiare o una terapia di gruppo che possa capirvi e sostenervi.

Ci sono molte cose che potete fare per ridurre o smettere di bere:

Contare quanti grammi di alcol ci sono in ogni bevanda e farvi un rapido conto.
Tenere traccia del numero di bicchieri bevuti ogni giorno.
Decidere quanti giorni alla settimana si desidera bere, pianificando alcuni giorni senza alcol.
Non bere più di una bevanda alcolica in un’ora. Al posto di alcol, bere acqua, succhi, o altre bevande.
Assicurarsi di mangiare quando si beve. L’Alcol entrerà nel vostro sistema più lentamente se si mangia del cibo.
Prendersi il tempo per pianificare il proprio futuro. Ecco alcune cose, come esempio:

Sviluppare interessi che non riguardano l’alcool.
Evitare persone, luoghi e momenti della giornata che possono scatenare la voglia di bere.
Pianificare altre attività da svolgere quando si avrà voglia di bere.
Imparare a dire “no, grazie” quando viene offerta una bevanda alcolica.
Ricordare che rimanere in buona salute significa potersi divertire di più, provare il piacere delle cose della vita, come la nascita di un nipote, un lungo viaggio, una visita inaspettata o una festa.
Nessuno vuol farsi del male o vorrebbe ferire gli altri come conseguenza dell’aver bevuto troppo alcool. Tuttavia, ciò può accadere se si beve più di quanto si dovrebbe. Bisogna essere consapevoli di come il proprio corpo cambia con l’età. Stare attenti a questi cambiamenti, regolando la quantità di alcool può permettere di continuare a bere tranquillamente e continuare a godersi la vita al meglio.

Nei nostri centri sono disponibili programmi di trattamento specializzati per anziani con problemi di alcol.

Per maggiori informazioni o semplicemente per un consiglio potete inviare una email a info@mens-sana.biz.
Per fissare un primo incontro potete telefonare allo 06 8339 0682.

attacco-di-panicoLe persone con disturbo di panico hanno attacchi improvvisi e ripetuti di paura che durano per diversi minuti (circa dieci), talvolta più a lungo. Questi episodi sono chiamati attacchi di panico. Gli attacchi di panico sono caratterizzati da un timore di un imminente disastro, dalla paura di perdere il controllo o di morire. Una persona può anche avere una forte reazione fisica, ad esempio la sensazione di un attacco di cuore. Gli attacchi di panico possono verificarsi in qualsiasi momento, e molte persone si preoccupano per questo e temono la possibilità di avere un altro attacco.

Una persona con disturbo di panico può scoraggiarsi e vergognarsi perché può non riuscire più ad esercitare le normali routine, come andare al supermercato, o guidare una macchina o un motorino. Avere un disturbo di panico può anche interferire con la scuola o con il lavoro.
Quali sono i sintomi del disturbo di panico?
Le persone con disturbo di panico hanno:

Improvvisi e ripetuti attacchi di paura.
La sensazione di essere fuori controllo nel corso di un attacco di panico.
La sensazione che le cose non sono reali.
Una preoccupazione intensa di quando il prossimo attacco accadrà.
Una paura o l’evitamento di luoghi in cui gli attacchi di panico si sono verificati in passato.
Sintomi fisici, tra cui:
– Cuore in gola e palpitazioni,
– Sudorazione,
– Debolezza, svenimento o capogiri,
– Sensazione di un getto d’acqua calda o un brivido freddo,
– Formicolio o intorpidimento alle mani,
– Dolore al petto,
– Sensazione di nausea o mal di stomaco.

Se hai questi sintomi, rivolgiti al medico. Ti sarà di aiuto.

Quando esordisce il disturbo di panico?

Il disturbo di panico spesso inizia nella tarda adolescenza o all’inizio dell’età adulta. Più donne che uomini hanno disturbi di panico. Ma non tutti coloro che hanno esperienze di attacchi di panico svilupperà poi il disturbo di panico. Molte persone avranno un solo attacco di panico isolato e non il disturbo, ovvero un susseguirsi di attacchi.

Esiste un aiuto?

E’ possibile aiutare le persone con disturbo di panico. In realtà, è uno dei disturbi d’ansia più curabile. In primo luogo, una persona dovrebbe recarsi dal medico per discutere i sintomi o sensazioni che sta vivendo. L’elenco dei sintomi in questa pagina può essere una guida utile quando si parla con il medico. Il medico farà un esame per verificare che un altro problema fisico non sia la causa dei sintomi. Il medico potrai poi consigliare la visita di uno specialista come uno psichiatra.

I farmaci possono aiutare a ridurre la gravità e la frequenza degli attacchi di panico, ma possono richiedere qualche settimana per iniziare ad essere efficaci. Solo un medico può prescrivere farmaci. Diversi tipi di farmaci sono usati per trattare il disturbo di panico. Solitamente si utilizzano gli antidepressivi, meno frequentemente le benzodiazepine e i beta bloccanti.

La psicoterapia con uno specialista psicoterapeuta può aiutare le persone ad imparare a controllare i sintomi di un attacco di panico e ad affrontare le paure ad esso connesse.

Perché la gente si ammala di disturbo di panico?

Il disturbo di panico ricorre a volte in famiglie, ma nessuno sa per certo perché alcune persone lo hanno, mentre altri no. Quando le sostanze chimiche nel cervello non raggiungono un certo livello, si innescano alcune modificazioni cerebrali che possono portare ad avere attacchi di panico. Per questo motivo i farmaci contribuiscono spesso alla risoluzione dei sintomi, perché aiutano le sostanze chimiche del cervello a tornare al giusto livello e a ripristinare i normali equlibri cerebrali.

Presso i nostri centri sono disponibili trattamenti integrati (terapia farmacologica e/o psicoterapia cognitivo comportamentale) per la cura del Disturbo di Panico.

Per maggiori informazioni o semplicemente per un consiglio potete inviare una email a info@mens-sana.biz.
Per fissare un primo incontro potete telefonare allo 06 8339 0682.