Dagli inizi di Ottobre è disponibile anche in Italia il nalmefene, un nuovo farmaco per la cura dell’abuso alcolico e della dipendenza da alcol. Si tratta di un prodotto già conosciuto da tempo, con modifiche importanti apportate dalla tecnologia farmaceutica, per la cura di varie dipendenze.
Il nalmefene non è un prodotto che interferisce con l’effetto dell’alcol. E’ l’effetto rinforzante che spinge a bere ancora e nuovamente che questo farmaco va a colpire. L’alcol possiede come altre sostanze la proprietà di spingere la persona ad assumerlo ancora, e di insistere anche se ci si sta intossicando, e anche se si ha l’intenzione di non bere. Il rinforzo è un meccanismo automatico.
Il nalmefene è un prodotto che può essere utilizzato anche in alcolisti che bevono a differenza di altre terapie che richiedono la sospensione totale dell’alcol. I medicinali per l’alcolismo partono dal presupposto che la persona, anche se ha interrotto, potrebbe ricadere con facilità, e utilizzano la ricaduta per allontanare la persona dal suo stato di discontrollo. Nel caso del disulfiram, la persona beve e sta male; nel caso del naltrexone o del nalmefene, la persona beve ma non è invogliata a continuare oltre, e nel tempo questo effetto aumenta d’intensità, fino a mantenere la persona lontanta dal desiderio dell’alcol e a evitare che, nel caso in cui beva di nuovo qualcosa per il desiderio residuo, il desiderio possa riaccendersi.
Il nalmefene è un prodotto che potrebbe anche essere usato al bisogno, solo quando il rischio di ricaduta aumenta, prendendolo prima dell’esposizione all’alcol. Non è però così semplice che la persona alcolista capisca come comportarsi solo con una prescrizione medica. La maggioranza degli alcolisti che non sta bevendo regolarmente infatti cerca di controllarsi, e se non ha il tempo di prendere il farmaco prima di bere ha vanificato tutto.
Cercare di evitare la ricaduta non vuol dire saperla gestire bene. Finito l’effetto del farmaco, essa si riprensenterà prima o poi. Gestire una ricaduta significa sapere come comportarsi in caso di ricaduta, capire che la ricaduta inizia con la voglia di bere, ancor prima della bevuta. Così, se l’idea è di tener duro finché non si beve, con l’idea che non deve succedere, non si gestisce e nemmeno si previene alcuna ricaduta.
E’ stato dimostrato che quando la terapia farmacologica e la psicoterapia sono orientate alla gestione delle ricadute piuttosto e non solo al controllo del desiderio, gli esiti del trattamento sono migliori.
Una cosa importante da sapere è che il nalmefene non cura l’astinenza da alcol. Quindi iniziare questa cura smettendo bruscamente di bere, non è indicato e può essere rischioso. L’astinenza da alcol va trattata in modo specifico.
Il nuovo farmaco agisce sul sistema cerebrale degli oppiacei, che esiste in natura per trasmettere segnali, le cosiddette “morfine interne”, per distinguerle dall’eroina e dalla morfina che si assumono come sostanze esterne, d’abuso. Gli antagonisti oppiacei bloccano l’azione sia delle morfine interne che esterne. L’alcol coinvolge due meccanismi. L’alcol stimola la produzione di morfine interne, meccanismo con cui viene associato a sensazioni piacevoli, facendo aumentare la voglia di continuare a bere. Il blocco oppiaceo ostacola la tendenza a memorizzare l’alcol come piacevole e quella di continuare a bere una volta iniziato. La capacità di controllo, dunque, migliora. Questo effetto si rafforza nel tempo, le ricadute sono sempre più diradate e più brevi.
Non tutti i pazienti però rispondono a questa cura. Non tutti riescono a raggiungere il controllo totale, ma anche con un controllo parziale si possono avere dei miglioramenti nella gestione della propria vita. Per gestire a lungo termine le ricadute e quindi questa malattia è necessario costruire una rete attorno a sè, un insieme, non solo di farmaci, ma anche di persone che possono aiutare a prevenire le ricadute. I maggiori successi infatti, lo dice tutta la letteratura scientifica internazionale, si hanno quando il paziente, oltre ad assumere farmaci adatti, segue un gruppo di mutuo aiuto, oppure una psicoterapia cognitivo comportamentale mirata.