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Il paradigma tradizionale per il trattamento dei pazienti con depressione e insonnia è stato quello di concentrarsi sempre sulla depressione in attesa che i problemi del sonno svaniscano assieme ai sintomi depressivi.

Noi di Mens Sana lo abbiamo sempre considerato un errore e durante l’ultimo congresso annuale dell’European College of Neuropsychopharmacology, il principio è stato riaffermato con forza.

Questa strategia di trattamento è insufficiente, perché l’insonnia non trattata raramente migliora. Impedisce il recupero dalla depressione, aumenta il rischio di nuovi episodi depressivi e causa continue sofferenze a causa del sonno scarso.

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che l’insonnia con depressione comorbida non è semplicemente un sintomo di depressione; richiede un trattamento specifico. Questi studi hanno dimostrato che non solo le benzodiazepine possono essere efficaci per trattare l’insonnia in comorbidità con la depressione.

Una terapia cognitivo comportamentale, incentrata sull’insonnia dà ottimi risultati, anche nel lungo termine e molti pazienti mantengono una buona qualità del sonno per oltre tre anni, cioè anche molto tempo dopo il termine dell’episodio depressivo. Inoltre, l’utilizzo della terapia cognitivo comportamentale riduce l’utilizzo dei farmaci, riducendo effetti collaterali e rischi come quelli di mettersi alla guida di automobili dopo aver assunto benzodiazepine.

I dati dimostrano inoltre che il trattamento dei pazienti con terapia per l’insonnia è stata efficace anche per migliorare la gravità della depressione. Migliorare la qualità del sonno riduce la tensione emotiva, migliora le funzioni cognitive e migliora il tono dell’umore e l’energia fisica.

Altre analisi a lungo termine hanno anche dimostrato che le persone che presentavano disturbi del sonno, ridotta quantità e qualità del sonno, a 12 mesi dall’inizio delle misurazioni presentavano sintomi depressivi significativamente peggiori per intensità e frequenza e una percentuale di ripresentazione di un episodio depressivo a 36 mesi, significativamente minore rispetto a chi non aveva un buon sonno. Un sonno migliore, quindi, può prevenire la depressione a lungo termine.

adolescente

Il litio è considerato una terapia standard per il disturbo bipolare negli adulti, data la sua capacità di trattare sia i sintomi dell’umore che l’ideazione suicidaria. È, infatti, uno dei pochi farmaci psichiatrici disponibili che ha dimostrato efficacia nella prevenzione del suicidio. Sono disponibili prove molto meno dirette dell’efficacia del litio negli adolescenti, al di fuori della mania, e molti medici sono ancora titubanti nel prescrivere questo farmaco ai loro giovani pazienti.

Uno studio pubblicato il 29 luglio sul Journal of American Academy of Child & Adolescent Psychiatry riporta che i giovani con disturbo bipolare che assumono litio hanno la metà delle probabilità di suicidarsi rispetto a quelli che assumono altri stabilizzatori dell’umore. I giovani che assumono litio hanno anche mostrato altri benefici per la salute mentale come riduzione della depressione, minore aggressività e migliore funzionamento sociale. Sebbene lo studio fosse retrospettivo, i suoi risultati rispecchiano ciò che è stato riportato negli studi per adulti.

Lo studio ha rilevato 17 tentativi di suicidio nei giovani assumevano litio (1,9%) e 63 tentativi nei giovani che stavano assumendo un altro stabilizzatore dell’umore (3,6%). Dopo essersi adattati alle differenze demografiche tra i gruppi, i giovani che assumevano litio avevano circa la metà delle probabilità di tentare il suicidio rispetto a quelli che assumevano altri farmaci. I giovani che assumono litio hanno anche riportato punteggi più bassi nelle valutazioni dei sintomi depressivi e dell’aggressività, nonché minori danni sociali rispetto ai giovani che assumono altri farmaci. Il litio però non ha ridotto il rischio di essere ricoverato in ospedale, né è stato superiore ad altri stabilizzatori dell’umore nel prevenire episodi maniacali.

Non bisogna considerare il litio come la scelta automatica per i giovani a elevato rischio di comportamenti suicidari. I tentativi di suicidio per overdose di farmaci non sono eventi rari nei giovani a rischio. Per questo motivo, è necessario prestare particolare attenzione al litio quando lo si prescrive a questa popolazione vulnerabile a causa della ristretta finestra terapeutica del farmaco, che può divenire molto tossico. Allo stesso tempo, più medici dovrebbero almeno pensare al litio quando prendono decisioni terapeutiche riguardanti i giovani con disturbo bipolare.

Il numero di pazienti trattati con Sooma tDCS continua a crescere, e ancora una volta abbiamo un aggiornamento sui risultati del trattamento. I dati internazionali si basano su 302 pazienti sottoposti alla terapia per la depressione con il dispositivo Sooma.

Di questi pazienti, 259 (146 femmine, 111 maschi) hanno completato il trattamento.

La maggior parte dei pazienti (77%) ha ricevuto la terapia come trattamento aggiuntivo insieme a trattamenti farmaceutici e / o psicologici simultanei, mentre il resto l’ha ricevuta in monoterapia.

La maggior parte dei pazienti ha avuto un miglioramento in seguito alla terapia, con un miglioramento medio del 50%.

Dopo aver completato la terapia, l’82% dei pazienti presentava depressione più lieve o era in remissione. Dopo aver completato il trattamento, solo il 6% soffriva ancora di grave depressione, rispetto al 47% prima di iniziare il trattamento.

La terapia della con tDCS è un’opzione di trattamento sicura, come evidenziato dai risultati di trattamento:

     4022 sessioni di trattamento effettuate fino ad Agosto 2019
     0 effetti avversi gravi

Si sono verificati solo lievi effetti collaterali, come sensazioni cutanee, lievi mal di testa e arrossamento della pelle nell’area di stimolazione.

Sulla base dei risultati del trattamento di 302 pazienti, la terapia della depressione con Sooma tDCS è sicura, efficace, ben tollerata e flessibile, poiché può essere somministrata in monoterapia o come terapia aggiuntiva, sia in ambulatorio che a casa.