La Sanità italiana darà «sempre meno tutto a tutti gratis» e recita una parte di prima grandezza nella manovra di taglio della spesa pubblica approvata ieri dal Consiglio dei Ministri. Lo sottolinea il Sole 24 Ore che preannuncia il probabile altolà dei governatori in vista dei tagli che, per le Regioni, non riguardano solo il fronte della spesa sanitaria dove è prevista una riduzione dei trasferimenti per la sanità che tra il 2013-2014 sarà almeno di 4 miliardi l’anno. Sempre sul fronte delle Regioni non mancano misure in ordine sparso come il riconoscimento alle Regioni di 70 milioni fin dal 2011 per gli accertamenti medico-legali per le assenze di malattia dei lavoratori dipendenti. Ma anche le maggiori tutele, nelle realtà sotto piano di rientro dal deficit, dalle sospensioni dei pignoramenti da parte dei creditori di asl e ospedali.
O ancora come l’invito perentorio ai governatori di intervenire (per risparmiare) sui livelli di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie dai privati accreditati. E poi la conferma delle regole stringenti della Finanziaria 2010 sui costi del personale: spese non superiori all’1,4% sul 2004, organici (anche a tempo) necessari, parametri standard per le strutture e il personale di vertice. Magari con eccezioni, se accolte: come quella, anticipata dal ministro Fazio, sulla possibile esenzione dal turn over per i primari nelle Regioni sotto piano di rientro dal debito.
Della manovra si parlerà la settimana prossima in un incontro Governo-Regioni. Intanto, però, così si è espresso ieri Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni: «La manovra di bilancio è per noi molto preoccupante perché mette in discussione la sostenibilità dei servizi essenziali quali quelli sanitari. Quanto ai ticket, abbiamo già avuto modo di dimostrare che avrebbero un esito negativo sui servizi sanitari stessi, oltre che sui cittadini».
Il ticket sanitario «è una misura odiosa perché colpisce le persone che hanno un problema di salute ed è iniqua. Sarebbe preferibile usare la fiscalità generale per rendere più equo il sistema». Lo afferma Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, intervenendo sulle misure previste nella Manovra del Governo. «Eravamo contrari a questa ipotesi già nel 2007» aggiunge Moccia «lo siamo ancor di più oggi dopo quanto è avvenuto in questi anni e che si prevede per il futuro: tagli alle risorse, blocco del turn over, piani di rientro con relative misure, forte riduzione dei posti letto, solo per fare alcuni esempi di provvedimenti che hanno avuto e avranno sempre di più un impatto sui cittadini». In particolare, l’ipotesi relativa ai ticket sui pronto soccorso «ci inquieta, perché è proprio lì» sottolinea «che si leggono alcuni degli effetti di quanto avvenuto negli ultimi anni: spesso affollati e sotto organico, si trovano da tempo a dover rispondere di un vuoto, fuori dall’ospedale, di servizi alternativi a cui rivolgersi per esempio nelle ore notturne o nei giorni festivi. L’introduzione del ticket sui pronto soccorso non risolverà il problema degli accessi impropri, è semplicemente un modo per fare cassa subito. Ci auspichiamo che, al di là dei ticket, si dia effettività al disegno che prevede il potenziamento dell’assistenza territoriale sulle 24 ore».