Roma, 13 lug. (Adnkronos Salute) – Nel Lazio continua ad essere squilibrato il rapporto tra offerta ospedaliera e territoriale, la prima resta nettamente superiore. L’assistenza domiciliare rimane quindi una chimera per tutti i cittadini laziali.
E’ l’aspetto più importante del II Rapporto dell’Audit civico del Lazio, realizzato da Cittadinanzattiva Tribunale dei diritti del malato e in collaborazione con la Regione Lazio, presentato oggi a Roma alla presenza del governatore Renata Polverini.
Il lavoro è stato condotto da 120 volontari che hanno analizzato 111 strutture laziali. In particolare: 29 ospedali, 18 distretti, 34 poliambulatori, 18 centri per la salute mentale e 12 Sert per un totale di 20 aziende di riferimento tra Asl, aziende ospedaliere e Ircss.”Dai nostri dati – spiega Giuseppe Scaramuzza, segretario regionale di Cittadinanzattiva – emerge come la vera emergenza regionale sia proprio l’assistenza domiciliare”. Un servizio garantito solo in alcuni giorni, nei festivi e nei prefestivi, infatti, l’unica soluzione resta sempre l’ospedale. “Anche in occasioni di banali emergenze come la necessità di applicare un catetere vescicale – sintetizza Scaramuzza – si hanno due sole possibilità: o si ricorre all’ospedale o si pagano onerose prestazioni”.
I cittadini lamentano anche di non ricevere spesso adeguate informazioni per poter usufruire al meglio dei servizi a loro disposizione, anche se un altro problema gravoso resta quello delle cure primarie. “Bisogna potenziare il territorio – tuona Cittadinanzattiva – questo aspetto è il vero anello debole del sistema. Chiediamo quindi alla Regione un’assistenza domiciliare attiva 7 giorni su 7″. L’assistenza ospedaliera resta dunque un punto di forza di tutto il Sistema sanitario regionale (Ssr). Eppure ci sono ospedali di serie A e ospedali di serie B.
Quelli che dipendono dalle Asl, ad esempio, hanno registrato performance peggiori rispetto ai loro colleghi dipendenti da aziende ospedaliere o Ircss. Sottili differenze esistono anche tra due reparti della stessa struttura. I punteggi inferiori comunque riguardano l’informazione e la comunicazione, il comfort e la personalizzazione delle cure.
E’ necessario sviluppare modalità di accoglienza e di assistenza ai degenti attente alle differenze culturali e agli aspetti socio relazionali che – prosegue il rappresentante di Cittadinanzattiva – fanno parte della presa in carico della persona che ha bisogno di cure in una cultura dell’umanizzazione delle cure e dell’assistenza”. E’ quindi necessario, prosegue l’associazione, “guarire la sindrome dell’abbandono che colpisce il cittadino quando dall’ospedale passa al territorio. Bisogna fare in modo che i cittadini la smettano di cavarsela da soli”.