ferrariUn cervello diverso, capace di far raggiungere velocità da capogiro senza uscire di strada. A mostrare le differenze cerebrali, prove scientifiche alla mano, è Giulio Bernardi, un giovane medico dottorando dell’Unità operativa di Biochimica clinica del dipartimento di medicina di laboratorio e diagnostica molecolare (entrambi diretti dal professor Pietro Pietrini) dell’azienda ospedaliera di Pisa.Utilizzando la risonanza magnetica funzionale Bernardi, con uno studio che gli è valso un riconoscimento dall’Organization for Human Brain Mapping (Ohbm), ha studiato i meccanismi cerebrali che sottendono l’elaborazione dell’informazione visuo-motoria nel cervello di piloti di Formula 1 e di soggetti naive, ovvero non esperti. I risultati dello studio mostrano dunque che i piloti di Formula 1 hanno una diversa connettività funzionale tra distinte regioni cerebrali implicate nei processi visuo-motori. Dati che sembrano suggerire ‘circuiti’ cerebrali diversi in individui con particolari abilità, quali appunto i piloti. E che potrebbero essere d’aiuto non solo a chi corre in pista.”Questi risultati – spiega Pietro Pietrini, del dipartimento che ha messo a segno la ricerca nonché ex presidente del Comitato scientifico della Ohbm – hanno importanti implicazioni anche per lo sviluppo di strategie riabilitative in pazienti con ictus o altri danni cerebrali”. La ricerca di Bernardi è stata condotta in collaborazione con il dipartimento di medicina interna dell’Aoup e con Formula Medicine di Viareggio.

Da Adnkronos salute