Uno studio genetico innovativo ha fornito ulteriori prove del ruolo di una rara variante genetica implicata nella malattia di Alzheimer. I risultati, dai ricercatori dell’Istituto di Psichiatria del King’s College di Londra e collaboratori internazionali, avvicinano la scienza sempre più alle modalità con cui la malattia di Alzheimer può trasmettersi di generazione in generazione.
La malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza, colpisce oltre 35 milioni di persone in tutto il mondo. Si stima che la genetica conti per il 70% nel rischio di sviluppare la malattia, ma fino a poco tempo solo uno dei principali fattori di rischio genetico era stato individuato (le varianti del gene APOE possono contribuire alla insorgenza tardiva della malattia di Alzheimer). Recenti studi genetici su larga scala hanno identificato nuovi fattori di rischio in altre varianti genetiche, ma queste sembrerebbero avere solo un effetto limitato sul rischio globale. L’influenza della genetica nella malattia di Alzheimer rimane in gran parte inspiegata.
Michelle Lupton e i suoi colleghi hanno usato un nuovo approccio per studiare il gene del complesso Nicastrina-Presenilina. Il gene produce una proteina coinvolta nella produzione del peptide amiloide-β – il principale costituente dei depositi di placche amiloidi che si trovano nel cervello dei malati di Alzheimer.
I ricercatori hanno tentato di verificare se la presenza di rare variazioni genetiche influenzino la funzione della proteina Nicastrina e come questa possa influire sul rischio individuale di sviluppare la malattia di Alzheimer. Hanno perciò distribuito campioni di DNA di 311 pazienti con Alzheimer e 360 soggetti normali in due gruppi separati e poi sequenziato le regioni codificanti della proteina. Questo approccio innovativo ha permesso loro di ottenere campioni di sequenze DNA da un gran numero di persone ad un costo minimo.
L’analisi ha identificato una variante che si trova più frequentemente in pazienti con malattia di Alzheimer rispetto agli individui normali. Esso equivale a un singolo cambiamento di una coppia di basi che altera la proteina Nicastrina. La variante è stata collegata alla malattia di Alzheimer e anche se l’associazione trovata è modesta, i ricercatori affermano che essa merita ulteriori indagini.
Michelle Lupton, che ha condotto lo studio, ha dichiarato: “L’identificazione dei geni che sono associati con il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer e l’esatto meccanismo di queste associazioni sarà utile per migliorare la nostra comprensione delle cause iniziali del processo della malattia, che porterà poi all’obiettivo di un farmaco innovativo”.
I risultati inoltre comportano importanti implicazioni per la più ampia area della genetica delle malattie complesse. C’è una crescente evidenza che la variazioni rare, che non possono essere individuati attraverso studi di associazione sull’intero genoma, potrebbero spiegare l’ereditarietà “mancante” in molti disturbi. Approcci innovativi, come la tecnica sviluppata in questo studio, potrebbero aiutare a identificare tali rare varianti.
Rebecca Wood, Chief Executive di Alzheimer Research UK, che ha cofinanziato la ricerca, ha detto: “Questi risultati rappresentano un importante passo avanti nella nostra comprensione della genetica della malattia di Alzheimer. Scoprire i geni coinvolti nella malattia di Alzheimer sarà cruciali per capire le cause della malattia e ci fornirà preziosi indizi per la ricerca di un trattamento efficace. Più di 820.000 persone sono affette da demenza nel Regno Unito, ma la ricerca è disperatamente sotto-finanziata. Dobbiamo investire maggiormente in ricerche come questa, se vogliamo sconfiggere la demenza”