diabeteNon nascono con il diabete ma si ammalano presto, troppo presto. Negli States cresce il numero di adolescenti con diabete di tipo 2. Dunque non il diabete giovanile o di tipo 1, inteso come malattia autoimmune. Bensì la patologia che dovrebbe presentarsi in età ben più matura, quella che figura, o meglio un tempo figurava, tra gli ‘acciacchi’ della popolazione anziana. Ma i tempi cambiano e anche il diabete cambia pelle, complice l’epidemia di chili di troppo che, partita dagli Usa, dilaga ormai in gran parte del pianeta. E che vede l’Italia tra le più nazioni ‘grasse’ in Europa, almeno guardando ai più piccoli.E così, se negli States i teenager si ammalano di diabete 2, “in Italia si rischia di seguirne il cattivo esempio – spiega Ele Ferrannini, ordinario di Medicina interna all’università di Pisa e past president della Società europea di diabetologia (Easd), a San Diego per il meeting dell’American Diabetes Association – I primi casi ci sono già stati, tuttavia sono rari. Ma tra una decina d’anni corriamo il rischio di ritrovarci in una situazione analoga agli Usa”. Ad aprire la strada al diabete tra i giovanissimi “le cattive abitudini – prosegue Ferrannini – le bevande gassate e zuccherine, i fuoripasto, la dieta mediterranea diventata ormai una chimera”. E se si manda troppo in là l’ago della bilancia quando si è giovani, il rischio di restare ‘oversize’ a vita aumenta. “Il peso che si raggiunge a 18 anni – spiega infatti l’esperto – è predittivo, vale a dire che se si è fuori forma da ragazzi è probabile che i chili di troppo diventino la costante di una vita intera”.

Da Adnkronos Salute