Sempre più italiani ‘cancellano’ i latticini dal menù, convinti di essere vittima di un’intolleranza al lattosio. Ma secondo uno studio presentato alla Digestive Disease Week in corso a Chicago, i loro problemi di stomaco possono essere il frutto di una fragilità a livello psicologico.A puntare il dito contro il legame mente-corpo è il team di Guido Basilisco dell’unità di gastroenterologia dell’Irccs Cà Granda di Milano. Secondo i ricercatori, dunque, spesso i pazienti credono – a torto – che la difficoltà a digerire, il gonfiore, i dolori di cui soffrono siano causati da intolleranza al lattosio.All’origine di tutto ci sarebbe, invece, un disturbo somatoforme: ovvero un disturbo psicologico caratterizzato da sintomi che ‘mimano’ problemi fisici, ma per i quali la causa non è affatto nel corpo. Gli studiosi hanno indagato sui fastidi dell’intolleranza al lattosio per capire se fossero dovuti a malassorbimento o, piuttosto, a un’alterazione del profilo psicologico. L’analisi mostra che un alterato livello di somatizzazione è associato in modo significativo alla percezione dei sintomi dell’intolleranza dopo aver ingerito 15 grammi di lattosio.Insomma, “i risultati suggeriscono che i sintomi dell’intolleranza al lattosio”, che portano molti italiani ad abolire latte e latticini dalla dieta, “potrebbero in realtà rivelare un disturbo somatoforme. E dunque rinunciare ai latticini è un comportamento da evitare, potenzialmente controproducente”. Insomma, eliminando ricotta, cappuccino e parmigiano dal menù senza essersi sottoposti a test e analisi di controllo – si mette a rischio la salute delle ossa, dice Basilisco. E questo senza motivo. Piuttosto, in certi casi meglio affrontare i disturbi dal punto di vista psicologico, con un approccio cognitivo interpersonale diretto a ristabilire una dieta normale, che possa includere latte e latticini.A questo punto, secondo l’esperto, occorrono ulteriori studi per capire quale può essere l’approccio terapeutico migliore. E perché chi somatizza in questo modo si concentra sul cibo, piuttosto che su altri aspetti, come causa dei propri disturbi. I ricercatori hanno studiato a fondo 102 pazienti che si erano recati presso l’unità di gastoenterologia dell’ospedale milanese per una sospetta intolleranza al lattosio.Tutti sono stati sottoposti al breath test e hanno compilato un questionario sui propri sintomi e sulla propria condizione psicologica. In questo modo i ricercatori hanno collegato la psiche a sensazioni come dolore addominale, gonfiore, scariche e tensione del basso ventre. “E’ importante – commenta Mark DeLegge della Medical University of South Carolina – che i pazienti capiscano che ciò che mangiano influisce sul funzionamento del loro apparato digerente”. Ma anche che il legame fra il corpo e la mente a volte è più forte di quanto non si pensi, e merita di essere ulteriormente indagato.
Da Adnkronos Salute