La rabbia è anzitutto un’emozione e come tale va compresa a fondo prima di allontanarla o di metterla in atto, in termini di aggressività. È annoverata tra le sette emozioni primarie descritte da Ekman, insieme alla paura, tristezza, gioia, interesse, sorpresa, disprezzo/disgusto. La rabbia è un segnale di allarme ad un evento percepito come ostacolo per il raggiungimento dei propri obiettivi. I vissuti che spesso sono associati si raffigurano nella percezione di una minaccia alla propria autostima e all’immagine sociale, in un senso di intrusione, di inadeguatezza, determinati essenzialmente dall’esperienza emotiva e dal significato che la persona attribuisce all’evento scatenante.
A livello somatico, per effetto dell’attivazione del sistema simpatico, si evidenziano: aumento della pressione sanguigna e del battito cardiaco, aumento della sudorazione, della ventilazione polmonare, più atti respiratori, dilatazione pupillare, vasocostrizione periferica. Essi rientrano in un quadro di reazioni tipiche di emergenza preparando, quindi, l’organismo all’attacco o alla fuga. Per l’effetto dell’adrenalina i muscoli, tesi e pieni di sangue, saranno più pronti all’azione e l’aumento della vasocostrizione periferica proteggerà dal perdere troppo sangue in seguito ad eventuali ferite, mentre il cuore e i polmoni sfrutteranno appieno le loro funzioni circolatorie e di ossigenazione.
Da un punto di vista psicologico, se la rabbia fosse sperimentata spesso con una certa frequenza e intensità esporrebbe maggiormente le persone a difficoltà nelle relazioni sociali e nella capacità di prendere decisioni, oltre che a specifiche situazioni di rischio, come abuso di sostanze e dipendenza, perdita del controllo, disadattamento sociale, depressione e aumento dell’aggressività. Con il tempo possono associarsi anche problemi di tipo medico, spesso sottovalutati, che purtroppo tendono a cronicizzarsi, mal di testa o di denti, quest’ultimo dovuto al bruxismo, ovvero alla tendenza al digrignamento e sfregamento dei denti involontario, durante il sonno.
In realtà, le emozioni rappresentano uno strumento di conoscenza di se stessi e del mondo, sono risposte adattive a stimoli ambientali, ovvero dei segnali che ci dicono come dobbiamo comportarci e in che modo avvicinarci ad una determinata situazione. Esse hanno una funzione sociale e comunicativa e per questo è importante fare attenzione a non reprimerle. In tal senso, la rabbia non sempre risulta disfunzionale, tutti l’abbiamo provata almeno una volta nella vita, e questo non è un dato patologico. Ne consegue che il migliore atteggiamento non è quello di allontanare un’emozione che piace poco, ma di studiarla, avvicinarla e cercare di comprenderne l’essenza, al fine di poterla gestire nel migliore dei modi.
Dal punto di vista terapeutico, alcune tecniche, utilizzate nell’ambito della terapia cognitiva, possono aiutare la persona a gestire la propria rabbia, ne sono un esempio: la Ristrutturazione Cognitiva, che aiuta la persona a studiare le proprie credenze fondate sulla rabbia e a favorire un atteggiamento più neutro; il Problem Solving, che consente di indurre le persone a sviluppare strategie cognitive di migliore gestione e risoluzione dei problemi; il Training Assertivo, che porta alla valorizzazione delle proprie risorse e a facilitare l’espressione delle emozioni, dei desideri e dei bisogni di ciascuno; il Training di Rilassamento, al fine di promuovere l’integrazione corpo-mente, in una dimensione dove la rabbia e/o aggressività risultino eccessive, in modo da favorire un allentamento delle tensioni attraverso il corpo e il rilassamento muscolare.
Dr.ssa Maria Langellotti