farmaci I pazienti con stati infiammatori gravi hanno un rischio notevolmente aumentato di ammalarsi di depressione. Uno studio, pubblicato su Biological Psychiatry, ha coinvolto pazienti che ricevevano un trattamento medico (terapia con interferone-alfa) per più di 6 mesi per l’epatite cronica C. Circa il 30% dei pazienti trattati con questo tipo di trattamento diventano depressi, tanto da considerarlo un modello di depressione infiammazione-indotta.

Gli acidi grassi Omega-3, più comunemente noti come oli di pesce, hanno diversi benefici per la salute, tra cui la riduzione del rischio di malattie cardiache e la riduzione dei livelli di trigliceridi. Gli Omega-3 sono di grande interesse per quanto riguarda la depressione. Diversi studi ne hanno suggerito benefici per questa e per altri disturbi psichiatrici. I due principali omega-3 acidi grassi negli integratori di olio di pesce sono EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico).

Nello studio, 152 pazienti con epatite C sono stati randomizzati per ricevere due settimane di trattamento con EPA, DHA, o placebo. Dopo il trattamento di due settimane, i pazienti hanno ricevuto 24 settimane di trattamento con interferone-alfa e sono stati valutati ripetutamente per la depressione.

I ricercatori hanno trovato che il trattamento con EPA, ma non DHA o placebo, ha diminuito l’incidenza di depressione-interferone alfa-indotta nei pazienti in trattamento per l’epatite C. Inoltre, sia EPA e DHA hanno ritardato l’insorgenza di depressione, ed entrambi i trattamenti sono stati ben tollerati, senza gravi effetti collaterali.

E’ ormai accertato che l’infiammazione cronica gioca un ruolo nel causare la depressione in almeno un sottogruppo di pazienti. Questo studio dimostra che anche un breve periodo di un integratore alimentare contenente un tipo di omega-3 acidi grassi (EPA) riduce i tassi di depressione di nuova insorgenza al 10%, rispetto al tasso del 30% tipico questo gruppo.

L’EPA è prodotto naturalmente dal corpo e considerato un anti-infiammatorio endogeno. Un lavoro precedente, ha scoperto che i pazienti con bassi livelli di EPA endogeno  nel sangue erano a più alto rischio di sviluppare la depressione.

Questo intervento nutrizionale può ripristinare le capacità anti-infiammatorie protettive naturali del corpo, e quindi protegge i pazienti dalla depressione di nuova insorgenza quando si verifica una infiammazione grave. Purtroppo i dosaggi di Omega 3 da assumere devono essere molto più alti del dosaggio normalmente consigliato, facendo lievitare i costi delle terapie.

Cari esperti di Mens Sana,

Sono una ragazza di 22 anni. Per diversi anni ho fatto uso di cannabis, a partire dai 16-17 anni ed ho smesso da alcuni mesi. Già un anno fa, ho attraversato un periodo depressivo e smisi di farne uso, ma non appena ricominciai a sentirmi un po’ più sollevata ripresi a fumare e a frequentare le vecchie amicizie; questo mi aiutò a rimettermi, almeno per il momento. Da giugno di quest’anno (anche se con alcuni ma rari riutilizzi) ho deciso nuovamente di smettere perchè la sostanza non mi permetteva di vivere tutti gli aspetti di una vita soddisfacente e attiva, che mi consentisse anche di sostenere i miei esami universitari. Mi ritrovo ora con alcuni problemi tra i quali: difficoltà di concentrazione, scarsa memoria in fatto di nomi (se mi dicono un nome nuovo in una conversazione, ad esempio di un artista o personaggio famoso fatico a ricordarlo nonostante me lo ripetano); un peggioramento nel liguaggio, poco fluido; non mi vengono in mente termini o parole e spesso li sbaglio; lentezza nel concentrarsi su due cose contemporaneamente. Questo mi crea tanto disagio. Sono anche una persona emotiva e che si abbatte facilmente, con il risultato tra l’altro che continuo a rimuginare sugli sbagli che faccio. Riconosco i miei errori, ma cambiare il passato non è possibile. Volevo sapere se quello che vi ho descritto potrebbe considerarsi sintomi d’astinenza oppure dovrei in qualche modo rassegnarmi a questo declino cognitivo e sperare di migliorare con degli esercizi e continuando lo studio (esistono terapie di recupero in questo senso? quali esercizi prediligere?). Dovrei fare una visita neurologica? Aspetto una risposta in ogni caso confortante. Grazie in anticipo.

Sara

 

Cara Sara,

Quelli che descrive non sono sintomi da astinenza da cannabis. Ha fatto bene a smettere, quello che le stava accadendo lo descrive bene lei ed è quello che succede a molte persone che assumono cannabinoidi: ” la sostanza non mi permetteva di vivere tutti gli aspetti di una vita soddisfacente ed attiva che mi consentisse anche di sostenere i miei esami universitari”.
Quello che le succede ora può essere in parte dovuto agli effetti tossici che ha il THC (principio attivo della cannabis) sul sistema nervoso: un calo delle prestazioni cognitive, sia per quanto riguarda la memoria che la performance. Fortunatamente, essendo giovane, il suo cervello recupererà le sue funzioni e, se non fumerà più cannabis, tornerà ad essere brillante come prima e più di prima. Non si deve abbattere dunque, ma deve andare avanti, tenendo attivo il suo cervello, studiando, coltivando degli interessi e delle relazioni sociali. Non ha bisogno di esercizi di stimolazione cognitiva, quelli sono riservati agli anziani, che hanno problemi cognitivi diversi dal suo.

Dott. Marco Paolemili