miti suicidioVoi e la vostra famiglia potete aiutare il medico a individuare i farmaci giusti per voi. Il medico ha bisogno di sapere la vostra storia medica, la storia della vostra famiglia, le informazioni sulle allergie, altri farmaci, integratori o rimedi a base di erbe che state assumendo e altri dettagli circa la vostra salute generale. Voi o un membro della famiglia dovrebbe sempre porre queste essenziali domande quando un farmaco è prescritto:

Qual è il nome del farmaco?

Quale funzione dovrebbe avere questo farmaco?

Come e quando devo prenderlo?

Per quanto dovrei prenderlo?

Cosa devo fare se dimentico di prenderne una dose?

Quando e come devo smettere di prenderlo?

Potrà interagire con altri farmaci che prendo?

Devo evitare qualche tipo di cibo o bevanda durante l’assunzione di questo farmaco ? Che cosa devo evitare?

Dovrebbe essere assunto con o senza il cibo?

È sicuro bere alcolici durante l’assunzione di questo farmaco?

Quali sono gli effetti collaterali? Cosa devo fare se li provo?

Il foglietto illustrativo per il paziente è disponibile?

Dopo aver preso il farmaco per un breve periodo, è importante riferire al medico come ci si sente, se si hanno effetti collaterali, e tutte le preoccupazioni che avete circa la medicina. I farmaci che agiscono sul sistema nervoso non hanno un effetto immediato. Gli antidepressivi, così come gli antipsicotici e gli stabilizzatori dell’umore hanno bisogno di circa due settimane di assunzione regolare per dare i primi effetti tangibili. Quindi è importante non sospendere il farmaco prima di aver atteso almeno tre o quattro settimane di terapia.

psicoterapia-di-gruppoLa psicoterapia di gruppo rappresenta un’esperienza ed evoluzione personale ed affettiva condivisa con altri. Offre ai partecipanti l’opportunità di scoprire come funzionano nelle situazioni di gruppo, i ruoli che ricoprono, le aspettative e gli ostacoli che incontrano nel rapporto con gli altri. Attraverso il gruppo si lavora sul singolo, utilizzando gli altri come “specchi”. Offre dunque la possibilità di condividere un problema e di imparare a gestirlo.

Il gruppo è uno spazio sociale che favorisce lo sviluppo delle relazioni fra gli individui che ne fanno parte, facilita la nascita di legami identificativi, la creazione di una cultura e di una affettività comuni.

Nel tempo si elabora – nel gruppo e grazie al gruppo – un’occasione affettiva condivisa: questa elaborazione contribuisce a trasformare la mentalità del gruppo verso forme di pensiero, di affettività e modalità di relazione più evolute. Tali risorse sviluppate dal gruppo e dalle sue facoltà di elaborazione condivisa tendono a stabilizzarsi e ad essere interiorizzate come un insieme organizzante di funzioni psichiche a carattere sociale e, soprattutto, affettivo.

Nel percorso di terapia di gruppo, possono attivarsi dinamiche potentemente regressive, di fuga, resistenze, che – tuttavia – se affrontate e gestite, offrono ai pazienti la possibilità di evidenziare e superare anche le loro paure più primitive. Queste dinamiche, fisiologiche in un percorso di terapia di gruppo, quando si sviluppano, mettono in luce la comparsa delle resistenze in funzione di un nucleo conflittuale che è stato “toccato”, quindi evidenziano il progredire del percorso terapeutico e di gestione dei nuclei critici individuali.

Nella psicoterapia di gruppo i terapeuti sono generalmente due ed i pazienti possono essere seduti in cerchio, oppure muoversi in spazi più o meno strutturati, per eseguire esercizi di diverso genere.

Questo tipo di terapia è rivolta a tutti coloro che, riconoscendosi un disagio psicologico, vogliono sperimentare un percorso risolutivo utilizzando la psicoterapia di gruppo.

La Responsabile di questo servizio, per Mens Sana, è la Dr.ssa Ilaria Desimone.

Per maggiori informazioni o semplicemente per un consiglio potete inviare una email a info@mens-sana.biz.
Per fissare un primo incontro potete telefonare allo 06 8339 0682.

diabeteUn nuovo rapporto, pubblicato in questi giorni e disponibile a questo link, mette in evidenza che la malnutrizione è un problema grave tra le persone affette da demenza e sottolinea l’importanza di individuare la nutrizione come un potenziale fattore chiave per il benessere delle persone affette da demenza.

La ricerca ha identificato una relazione statistica che rileva che il 20-45 % di perosne con demenza mostrano una perdita di peso clinicamente significativa nell’arco di un anno.

Un team di ricercatori ha prodotto la relazione “Nutrizione e demenza: una revisione delle ricerche disponibili”, che è stata commissionata dall’Alzheimer Disease International e il Compass Group.

La relazione esamina le ricerche esistenti sui fattori dietetici lungo tutto il corso della vita che potrebbero aumentare o diminuire il rischio di sviluppare la demenza in età avanzata. Mentre l’obesità nella mezza età può essere un fattore di rischio per lo sviluppo di demenza in età avanzata, la perdita di peso tende a diventare un problema più significativo nel decennio che precede il manifestarsi dei sintomi clinici della malattia e ne accelera il decorso.

Il rapporto descrive anche le azioni che potrebbero migliorare l’alimentazione delle persone affette da demenza attraverso la dieta e altri fattori esterni, come modificare l’ambiente in cui si consumano i pasti e il sostegno e la formazione delle badanti. Data l’ evidenza di interventi efficaci, c’è molto potenziale non sfruttato per migliorare l’alimentazione e lo stato nutrizionale delle persone affette da demenza .

Per le persone anziane la malnutrizione è probabilmente un problema di salute maggiore dell’obesità  ed è particolarmente comune tra le persone con demenza. Questa è un’area trascurata dalla ricerca ma dalle importanti implicazioni per la qualità della vita, la salute e il funzionamento. La perdita di peso nella demenza è molto comune e può essere una parte intrinseca della malattia, ma potrebbe essere evitata e dovremmo fare di più per affrontare il problema.

Noi di Mens Sana crediamo che un’attenzione alla dieta, lla nutrizione e al benessere sia un approccio positivo per sostenere le persone affette da demenza e coloro i quali si prendono cura delle persone affette questa malattia devastante. La relazione indica inoltre che abbiamo bisogno di più studi per capire il ruolo potenziale della nutrizione nella riduzione del rischio di sviluppo di demenza.

Il Rapporto raccomanda:

• L’adozione di standard nutrizionali di cura per le persone affette da demenza, considerate in tutti i settori della sanità e dell’assistenza sociale, pubblica e privata. Questi potrebbero includere un monitoraggio regolare del peso, così come la valutazione della dieta e dei comportamenti alimentari e la necessità di assistenza durante l’alimentazione.

• Gli assistenti familiari e professionali dovrebbero essere formati e aiutati a comprendere e affrontare le sfide che si celano dietro il mantenimento di una nutrizione adeguata per le persone con demenza.

• Una consulenza basata sulle evidenze scientifiche dovrebbe essere fornita per informare le scelte dei consumatori per quanto riguarda la bilancia dei rischi e benefici connessi con l’uso di supplementi nutrizionali che affermano di proteggere le funzioni cognitive in età avanzata, prima o dopo l’insorgenza della demenza.

• Deve essere condotta più ricerca sui componenti effettivi di una dieta che potrebbe impedire la demenza e la progressione del deterioramento cognitivo.

dnaUn gruppo internazionale di ricercatori ha identificato un gene che potrebbe collegare lo spessore della materia grigia del cervello all’intelligenza. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry e potrà aiutare gli scienziati a capire i meccanismi biologici che si celano dietro alcune forme di disabilità intellettiva.

I ricercatori hanno esaminato la corteccia cerebrale, lo strato più esterno del cervello umano. E ‘noto come la “materia grigia” giochi un ruolo chiave nella memoria, l’attenzione, la consapevolezza percettiva, il pensiero, il linguaggio e la coscienza. Studi precedenti hanno mostrato che lo spessore della corteccia cerebrale, o spessore corticale, è strettamente correlato con la capacità intellettiva, ma nessun gene responsabile era stato ancora identificato.

Un team internazionale di scienziati ha analizzato campioni di DNA e risonanze magnetiche di 1.583 adolescenti sani di 14 anni adolescenti. Gli adolescenti si sono anche sottoposti a una serie di test per determinare la loro intelligenza verbale e non verbale.
Lo scopo delle studio è stato quello di scoprire come le differenze strutturali del cervello si colleghino a differenze di capacità intellettive. La variazione genetica che è stata identificata è legata alla plasticità sinaptica, il modo in cui i neuroni comunicano. Questo potrà aiutarci a capire cosa succede a livello neuronale in alcune forme di deficit intellettivi, dove la capacità dei neuroni di comunicare efficacemente è in qualche modo compromessa.

E’ importante sottolineare che l’intelligenza è influenzata da molti fattori genetici e ambientali. Il gene che è stato identificato spiega solo una piccola parte delle differenze di capacità intellettiva, quindi è affatto il gene dell’intelligenza!

I ricercatori hanno esaminato oltre 54.000 varianti genetiche eventualmente coinvolte nello sviluppo del cervello. Hanno scoperto che, in media, gli adolescenti che sono portatori di una particolare variante del gene avevano una corteccia sottile nell’emisfero cerebrale sinistro, in particolare nel lobi frontali e temporali e performance peggiori nelle prove di abilità intellettiva. La variazione genetica riguarda l’espressione del gene NPTN, che codifica una proteina che agisce a livello delle sinapsi neuronali e quindi influenza il modo di comunicare delle cellule cerebrali.

Per confermare i loro risultati, i ricercatori hanno studiato il gene NPTN in cellule di topo e del cervello umano. I ricercatori hanno scoperto che il gene NPTN ha una diversa attività negli emisferi destro e sinistro del cervello. L’emisfero sinistro appare più sensibile agli effetti delle mutazioni del gene NPTN. I loro risultati suggeriscono che alcune differenze nella capacità intellettive possono derivare dalla funzione diminuita del gene NPTN in determinate regioni dell’emisfero cerebrale sinistro.

La variazione genetica identificata in questo studio si stima che rappresenti solo un 0,5% della variazione totale dell’intelligenza. Tuttavia, i risultati potrebbero avere importanti implicazioni per la comprensione dei meccanismi biologici alla base di diversi disturbi psichiatrici, come la schizofrenia e l’autismo, dove la compromissione delle funzioni cognitive è una caratteristica fondamentale del disturbo.

tristeIn collaborazione con la piattaforma Pazienti.it, Mens Sana offre un servizio innovativo: il videoconsulto

In cosa consiste il videoconsulto

Il video consulto del Dottor Marco Paolemili, Psichiatra e Psicoterapeuta, Presidente di Mens Sana, permetterà di avere delle valide risposte a tutte le domande di psichiatria, confrontandosi con uno specialista senza bisogno di uscire da casa.

Il servizio è rivolto a tutte le persone che pensano di avere sintomi di problemi psichiatrici o un disagio psicologico e desiderano parlarne con un esperto. Oggi è possibile vincere le resistenze, le difficoltà pratiche e senza esitare è possibile prenotare un video consulto con il Dottor Marco Paolemili.

Potrete rivolgergli tutte le domande che desiderate e avere risposte semplici e immediate. Il Dottor Marco Paolemili risponderà ai tutti quesiti, come ad esempio “Quali sono i sintomi della depressione?”, oppure “Le allucinazioni come si manifestano?”, “Soffro di ansia, cosa posso fare?” e fornirà spiegazioni dettagliate al vostro problema specifico.

Durante il video consulto sarà possibile interagire con il consulente tramite video e chat. Se avete referti, analisi recenti o qualsiasi altro documento relativo alla vostra salute, sarà possibile inviarlo in tempo reale al medico: potrete ulteriormente semplificare il consulto e renderlo più approfondito. Il video consulto avviene nel pieno rispetto della tua privacy e di quella dello specialista e si svolge con un notevole risparmio di tempo e anche di denaro. Stando comodamente a casa potrete trovare le informazioni di salute che cercate.

Il consulto ha un tempo limitato e non sostituisce comunque la valutazione psicopatologica e le prescrizioni farmacologiche che effettuiamo nei nostri centri. Il servizio è offerto al prezzo promozionale di 39 euro collegandosi alla sezione riservata del sito Pazienti.it

Sarà possibile acquistarlo direttamente online e prenotarlo nell’orario più comodo. Basta un click qui!

bambinaDisturbi comuni, come l’ADHD o il disturbo della condotta, sono stati “gravemente sotto identificati” tra i bambini adottati e in affido, secondo un nuovo studio condotto dal King’s College di Londra.

I risultati sono pubblicati sul numero di Febbraio della rivista Child and Adolescent Mental Health.

I Ricercatori hanno esaminato 100 lettere di valutazione da tutto il Regno Unito per l’adozione di un servizio specializzato con sede a Londra, a cura del Maudsley NHS Foundation Trust. Hanno confrontato le lettere di riferimento con la valutazione clinica di ogni bambino all’interno del servizio e il tasso atteso di disturbi di salute mentale di dati nazionali.

La prevalenza di disturbi mentali nei bambini adottati o in affido sono risultati superiori. Questi bambini hanno tassi significativamente più elevati di disturbi comuni come problemi del comportamento, di deficit di attenzione e iperattività ( ADHD ), problemi e disturbi dello sviluppo neurologico rispetto ai bambini che vivono nelle famiglie di nascita.

I ricercatori hanno scoperto che i disturbi dell’attaccamento erano maggiormente diagnosticati tra i bambini adottati e in affido, mentre i disturbi comuni, come ad esempio problemi di condotta, ADHD , ansia o autismo erano sotto diagnosticati.

I problemi di attaccamento sono stati citati nel 31 % delle lettere di valutazione. Dopo la valutazione clinica, un solo bambino è stato identificato con potenziali sintomi di disturbo dell’attaccamento, ma questo era un bambino appartenente al 69 % che inizialmente non era stato identificato come avente problemi di attaccamento.

Solo il 4 % delle valutazioni avevano identificato un disturbo della condotta, ma i tassi di disturbo della condotta erano circa 10 volte superiori rispetto ai dati nazionali. Nella valutazione clinica, i disturbi più comuni sono stati diagnosticati più frequentemente dei disturbi dell’attaccamento, con i disturbi della condotta diagnosticati 13 volte più frequentemente dei disturbi dell’attaccamento .

I disturbi dell’attaccamento possono verificarsi quando i bambini non hanno avuto l’opportunità di formare legami adeguati con i loro caregiver primari , di solito a causa di custodia dei figli grossolanamente inadeguata, o modifiche molto frequenti dei caregiver. Mentre i problemi all’inizio del caregiving sono quasi sempre presenti nelle adozioni o negli affidi dei bambini, i disturbi dell’attaccamento sono relativamente rari. A differenza di disturbi di salute mentale più comuni, purtroppo non ci sono trattamenti efficaci per i problemi di attaccamento.