Cosa fa lo Psichiatra Forense
Gli psichiatri forensi lavorano con il giudice o il magistrato per valutare la competenza e la capacità di un individuo di poter assistere e prendere parte ad un processo giuridico, quando questo sia affetto da disturbo mentale che possa comprometterne le capacità di comprensione e di azione, nonché per aggiungere eventuali raccomandazioni sulla sentenza finale. Tra gli aspetti trattati da questo settore disciplinare vi sono:
La responsabilità professionale dello psichiatra, come il rischio di denuncia per sequestro di persona per TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) non opportunamente e legittimamente prescritto o quello di denuncia di omissione di soccorso per un ricovero non effettuato, perché non ritenuto indispensabile dallo psichiatra, cui seguono atti auto- o etero-aggressivi.
Le attività connesse alle richieste del giudice o del difensore di un perizia psichiatrica dell’imputato, che serve per valutare l’imputabilità, ovvero la capacità di comprendere e sostenere l’evento processuale, ed anche se, al momento in cui il fatto è stato commesso, il reo fosse in tale stato patologico mentale da diminuire totalmente o grandemente la sua capacità di intendere e di volere.
Gli psichiatri forensi hanno il compito di valutare una persona e raccogliere informazioni per la parte per cui stanno lavorando. Testimoniano o forniscono la propria valutazione professionale secondo il ruolo di testimone esperto (o perito).
Il più comune ruolo di uno psichiatra nel corso di un processo è dunque quello di perito. È di solito una delle parti a richiedere allo psichiatra di svolgere l’ufficio di perito; è raro che i medici abbiano il ruolo di periti indipendenti che riferiscono direttamente al tribunale. Spesso ciascuna delle parti ingaggia un perito.
Valutazioni su mandato del tribunale sono definite consulenze tecniche d’ufficio (CTU); valutazioni su mandato di una delle parti in causa vengono definite consulenze tecniche di parte (CTP).
Perizia e responsabilità penale
Nell’ambito di un procedimento penale il giudice può, nel dubbio di una eventuale psicopatologia dell’imputato, chiedere l’ausilio di un perito psichiatra che deve esprimere la propria opinione professionale circa la capacità di intendere e di volere dello stesso. In caso negativo il reo, anche se confesso, non è più imputabile: è questa la perizia psichiatrica nell’ambito di un procedimento penale.
La perizia psichiatrica in tale ambito è inerente il concetto di responsabilità penale. Secondo tale concetto, che attiene la capacità di discernimento e di libera autodeterminazione, l’autore di un reato non può essere punito se incapace di “rispondere” dei suoi atti.
“Nessuno può essere punito per un’azione preveduta dalla legge come reato se non l’ha commesso con coscienza e con volontà … “. Secondo questa norma, la responsabilità penale dell’autore di un reato, s’identifica con il possesso della capacità di coscienza e volontà.
L’imputabilità è definita come la capacità di intendere e di volere al momento del fatto. La capacità di intendere è l’attitudine del soggetto a conoscere la realtà esterna, ciò che si svolge intorno a lui e di cogliere il valore sociale positivo o negativo dei suoi atti; essa presuppone la capacità psichica di comprendere o discernere le proprie azioni od omissioni ed i motivi della propria condotta.
Si è molto discusso, specie da parte degli psichiatri forensi, sulla normativa che prevede il riconoscimento di un’infermità che escluda o limiti grandemente la capacità di intendere o di volere al momento del reato.
Il concetto di infermità, oggi che ha perduto il legame che aveva in passato con il termine follia, è divenuto vago e indeterminato ed ha perduto per la psichiatria ogni valore da quando si è scoperto, si è preso coscienza, che il disturbo mentale non è solo malattia, ma è un’entità complessa, non definibile, in ordine alla quale vi sono poche certezze circa l’eziologia e che in definitiva è la risultante di una condizione sistemica nella quale concorrono il patrimonio genico, la costituzione, le vicende di vita, gli stress, il tipo d’ambiente, l’individuale plasticità dell’encefalo, i meccanismi psicodinamici, la peculiare modalità di reagire, di opporsi, di difendersi.
Oggi non esiste più la malattia mentale nel senso classico del termine e nessuno psichiatra potrebbe onestamente darne una definizione; oggi esiste una visione multifattoriale integrata della malattia mentale.
Il procedimento della perizia dipende dunque in misura notevole dalla posizione del perito psichiatra in ordine alle teorie della personalità, soprattutto se il metodo adottato non è induttivo con raccolta e valutazione dei dati, ma deduttivo, dove i dati vengono riguardati a partire da una teoria generale. I risultati delle perizie, per il loro carattere empirico, vengono quindi quasi sempre offerti come dichiarazioni di probabilità.