autismoAlcuni Scienziati del Centre for Innovation in Neuroscience and Technology dell’università di Washington (Usa) hanno scoperto come osservare le parole mentre si formano nel cervello umano. Un metodo che potrebbe portare un giorno a grandi avanzamenti nella cura di persone con gravi disabilità, che potrebbero ‘parlare’ attraverso un computer. Il loro studio è pubblicato sulla rivista ‘Journal of Neural Engingeering’. Utilizzando speciali elettrodi, gli esperti si sono concentrati sull’area cerebrale coinvolta nella creazione dei 40 suoni della lingua inglese. Hanno poi scoperto che ognuno di questi suoni ha un suo segnale all’interno della materia grigia, che potrebbe consentire al computer di captare letteralmente ciò che le persone dicono attraverso il potere del loro pensiero. Eric Leuthardt e il suo team sono giunti alla scoperta studiando 64 persone, alle quali è stato chiesto di pronunciare suoni come ‘oo, ah, eh ed ee’: monitorando le zone del cervello dette di Wernicke e di Broca, deputate alla linguaggio, sono riusciti a captare i corrispondenti segnali elettrici. Anche se questo non è abbastanza per leggere intere frasi nella mente di una persona, gli scienziati confidano di poter giungere presto a questo traguardo, approfondendo gli studi.

Da Adnkronos Salute

Essere genitori, o figli, non è una cosa semplice. In realtà nessuno sa come essere un buon genitore e la maggior parte delle conoscenze vengono tramandate attraverso le generazioni. Il mondo e la società cambia rapidamente e non sempre quello che portiamo dentro di noi, come eredità, è del tutto adeguato al presente. Alcune scelte che una coppia di genitori deve affrontare, spesso appaiono insormontabili. così come quelle difficoltà nei rapporti familiari che sembrano non risolversi mai.

Non dimentichiamo poi che, prima di essere genitori, siamo tutti dei figli, degli individui che ogni giorno si rapportano con una madre o un padre anziano, o con la loro mancanza. Mens Sana offre assistenza, consulenza e psicoterapia per tutti i problemi di coppia, di rapporti familiari e di gestione dei propri figli.

Psicologia dell’Età evolutiva

Psicoterapia Sistemico Relazionale per la Famiglia

Corso per Genitori Efficaci

Logopedia

Terapia della Neuro e Psicomotricità per l’Età Evolutiva

genitori-figliIl modello Sistemico Relazionale, o Familiare quando rivolto alle famiglie, nasce dalla sinergia di diversi gruppi di ricercatori europei ed americani che, differenziandosi dal comune modo di intendere i processi di funzionamento mentale (limitato alle dinamiche psicologiche interne del singolo individuo), scoprirono come le modalità di comunicazione interpersonale potessero sia creare che risolvere i problemi tra persone.

Un individuo infatti, non è “un qualcosa” di artificialmente isolato dal suo contesto, ma un essere vivente in relazione al proprio ambiente di vita con il quale non può non interagire.

Questo approccio focalizza l’attenzione e l’intervento sull’intero sistema in cui l’individuo vive (coppia, famiglia, ambiente sociale e scolastico). Ogni sistema è un “sistema vivente” organizzato secondo regole, ruoli e funzioni che determinano le interazioni e gli interscambi comunicativi sia al suo interno che verso l’esterno.

Così come ogni singolo individuo sviluppa le proprie risorse attraverso un preciso percorso evolutivo, allo stesso tempo anche le relazioni tra persone si evolvono all’interno di un sistema, attraversando delle tappe fisiologiche specifiche, dei momenti durante i quali è necessaria una riorganizzazione, una rinegoziazione tra le persone che ne fanno parte e una lettura diversa del proprio e altrui comportamento: è il caso di ogni individuo che sperimenta un disagio personale che lo mette in difficoltà nel modo di rapportarsi a se stesso o al mondo esterno, è il caso delle famiglie, delle coppie, come anche dei gruppi nell’ambiente di lavoro o di scuola o dei gruppi di amici in cui siano presenti legami significativi.

Per farsi un’idea, basti pensare ai cambiamenti che emergono in famiglia, nel rapporto tra genitori e figli, quando questi ultimi entrano nella fase adolescenziale: le difficoltà, in questa fase del ciclo vitale della famiglia, potrebbero generare malessere tanto nei figli quanto nei genitori, ma questo può essere evitato: bisogna ricontrattare le  regole della relazione,  alla luce della nuova fase del ciclo vitale a cui si va incontro.

La psicoterapia sistemico relazionale permette un’elaborazione profonda e una visuale più completa delle molteplici  difficoltà che gli esseri umani affrontano nell’arco naturale del proprio ciclo di vita, mira alla valorizzazione delle competenze personali e relazionali dei singoli componenti della famiglia, delle risorse presenti e rintracciabili nel contesto di vita attuale e punta all’elaborazione di una comunicazione interpersonale più efficace e più funzionale.

Quando è indicata?

Queste terapie sono indicate in particolare per:

  • Problemi di coppia o familiari che dipendono da un componente della famiglia con un disturbo psichico (come affrontare la malattia, come aiutare tutti i membri della famiglia ad affrontarla, come eliminare o correggere quei comportamenti che alimentano o peggiorano certi sintomi);
  • Difficoltà scolastiche dovute a problemi disciplinari o di apprendimento
  • Comportamenti problematici di adolescenti che preoccupano tutta la famiglia;
  • Problemi di relazione all’interno della coppia/famiglia;
  • Sintomi psichici o psicosomatici di uno dei coniugi, che iniziano col matrimonio o con l’arrivo di un figlio o quando i figli lasciano la casa.

Presso i nostri centri si effettuano corsi, consulenze e terapie per coppie, famiglie o singoli individui con disagi dovuti alle relazioni interpresonali.

Per maggiori informazioni o semplicemente per un consiglio potete inviare una email a info@mens-sana.biz.
Per fissare un primo incontro potete telefonare allo 06 8339 0682.

famigliaCos’è la Psicoterapia Sistemico Relazionale?

Il modello Sistemico Relazionale nasce dalla sinergia di diversi gruppi di ricercatori europei ed americani che, differenziandosi dal comune modo di intendere i processi di funzionamento mentale (limitato alle dinamiche psicologiche interne del singolo individuo), scoprirono come le modalità di comunicazione interpersonale potessero sia creare che risolvere i problemi tra persone.

Un individuo infatti, non è “un qualcosa” di artificialmente isolato dal suo contesto, ma un essere vivente in relazione al proprio ambiente di vita con il quale non può non interagire. Dal punto di vista psicologico, un Sistema è un insieme di persone in relazione tra loro e unite da legami affettivi.

Questo approccio, quindi, focalizza l’attenzione e l’intervento sull’intero sistema in cui l’individuo vive (coppia, famiglia, ambiente sociale). Ogni sistema è un “sistema vivente” organizzato secondo regole, ruoli e funzioni che determinano le interazioni e gli interscambi comunicativi sia al suo interno che verso l’esterno.

Così come ogni singolo individuo sviluppa le proprie risorse attraverso un preciso percorso evolutivo, allo stesso tempo anche le relazioni tra persone si evolvono all’interno di un sistema, attraversando delle tappe fisiologiche specifiche, dei momenti durante i quali è necessaria una riorganizzazione, una rinegoziazione tra le persone che ne fanno parte e una lettura diversa del proprio e altrui comportamento: è il caso di ogni individuo che sperimenta un disagio personale che lo mette in difficoltà nel modo di rapportarsi a se stesso o al mondo esterno, è il caso delle famiglie, delle coppie, come anche dei gruppi nell’ambiente di lavoro o dei gruppi di amici in cui siano presenti legami significativi.

Per farsi un’idea, basti pensare ai cambiamenti che emergono in famiglia, nel rapporto tra genitori e figli, quando questi ultimi entrano nella fase adolescenziale: le difficoltà, in questa fase del ciclo vitale della famiglia, potrebbero generare malessere tanto nei figli quanto nei genitori, ma questo può essere evitato: bisogna ricontrattare le  regole della relazione,  alla luce della nuova fase del ciclo vitale a cui si va incontro.

Anche la coppia, in quanto relazione tra due persone, ha un proprio ciclo vitale. L’innamoramento, la convivenza, come  anche la fase riguardante la scelta del matrimonio, o la nascita dei figli, costituiscono passi importanti nella vita di due persone, scelte che spesso possono essere vissute in modo problematico, con dubbi,  incertezze o veri e propri imprevisti che sconvolgono il precedente equilibrio.

La vecchiaia è un periodo della vita in cui spesso si presentano delle difficoltà sia da parte di chi invecchia sia da parte di coloro che assistono i propri cari. Sono sempre più frequenti disturbi di tipo ansioso-depressivo legati a questa delicata tappa di vita, sia in chi la vive in prima persona, sia in chi teme l’invecchiamento di un proprio caro per paura della solitudine. In questi casi la terapia sistemico-relazionale offre la possibilità di nuovi confronti, chiarimenti, scambi tra genitori e figli o tra due partner che invecchiano insieme.

La psicoterapia sistemico relazionale permette un’elaborazione profonda e una visuale più completa delle molteplici  difficoltà che gli esseri umani affrontano nell’arco naturale del proprio ciclo di vita, mira alla valorizzazione delle competenze personali e relazionali dei singoli componenti della famiglia, delle risorse presenti e rintracciabili nel contesto di vita attuale e punta all’elaborazione di una comunicazione interpersonale più efficace e più funzionale.

Quando è indicata?

Queste terapie sono indicate in particolare per:

  • Problemi di coppia o familiari che dipendono da un componente della famiglia con un disturbo psichico (come affrontare la malattia, come aiutare tutti i membri della famiglia ad affrontarla, come eliminare o correggere quei comportamenti che alimentano o peggiorano certi sintomi);
  • Comportam enti problematici di adolescenti che preoccupano tutta la famiglia;
  • Problemi di relazione all’interno della coppia/famiglia;
  • Sintomi psichici o psicosomatici di uno dei coniugi, che iniziano col matrimonio o con l’arrivo di un figlio o quando i figli lasciano la casa.

Presso i nostri centri è sempre presente uno psicoterapeuta sistemico relazionale, che collabora con l’equipe terapeutica dei pazienti o che affronta assieme a coppie, genitori o singoli individui il disagio psichico.

Per maggiori informazioni o semplicemente per un consiglio potete inviare una email a info@mens-sana.biz.
Per fissare un primo incontro potete telefonare allo 06 8339 0682.

cervello binarioProblemi di comunicazione fra diverse zone dell’emisfero destro del cervello sono alla base del disturbo d’ansia generalizzato, una condizione cronica che colpisce il 2-3% della popolazione, con un pesante impatto sulla qualità di vita e le relazioni sociali. A spiegarlo è uno studio italiano pubblicato su ‘Psychological Medicine’, condotto dall’Irccs Medea di San Vito al Tagliamento (Pordenone) in collaborazione con le università di Udine e di Verona. Secondo i ricercatori, in particolare, a scatenare l’ansia è un dialogo difettoso fra aree cerebrali coinvolte nella risposta allo stress e nella gestione delle emozioni negative. Studi recenti di imaging avevano già suggerito il coinvolgimento di alcune aree dell’emisfero cerebrale destro in persone con disturbo d’ansia, spiega una nota dell’Associazione La Nostra Famiglia, alla quale fa capo l’Istituto Medea. Questa è però la prima volta che, attraverso studi di risonanza magnetica diffusiva, viene ‘fotografata’ la connettività cerebrale nei pazienti con ansia generalizzata. La ricerca ha esaminato 12 malati e 15 controlli sani, scoprendo che i pazienti presentano un’alterazione della connettività della sostanza bianca nelle regioni posteriori parietali e nel corpo calloso dell’emisfero destro. Si tratta, spiega la nota, di un difetto di comunicazione tra regioni deputate all’elaborazione di stimoli sociali ed emotivi: questa alterazione potrebbe avere un impatto sul controllo di questi stimoli e rappresentare quindi un marker strutturale della malattia. “Un difetto di comunicazione tra aree così importanti del cervello in soggetti con disturbo d’ansia generalizzato – sottolinea Paolo Brambilla, responsabile del gruppo di ricerca italiano – potrebbe interferire con le strategie cognitive di modulazione di emozioni negative interne o esterne o dello stress di tutti i giorni”. In altre parole, come conseguenza dell’anomalia individuata si avrebbe “un rinforzo di pensieri negativi – precisa la nota – quali ruminazioni, preoccupazioni e tendenza alla catastrofizzazione che, in ultima analisi, si manifesterebbe come un eccesso dei livelli di ansia”.Per indagare sull’organizzazione microstrutturale dei tessuti nella sostanza bianca dei 4 lobi cerebrali (frontali, temporali, parietali e occipitali) in entrambi gli emisferi e nel corpo calloso è stato indagato il coefficiente di diffusione dell’acqua, un parametro che offre importanti informazioni sulle caratteristiche biologiche e strutturali di un tessuto. I ricercatori hanno così evidenziato un aumento significativo del coefficiente nel lobo parietale destro e nello splenio del corpo calloso di destra nei pazienti rispetto ai controlli sani.”Studi futuri di imaging – conclude la nota – dovrebbero approfondire come le aree parietali e callosali posteriori comunicano con regioni corticali e sottocorticali fondamentali nel sostenere la processazione di stimoli sociali ed emozionali, come l’amigdala, l’ippocampo e la corteccia prefrontale dorsolaterale, e come questo potenziale network moduli gli stimoli ad alto impatto emotivo nel disturbo d’ansia generalizzato”.

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farmaci I tabagisti che assumono prodotti multivitaminici fumano più sigarette rispetto agli amanti delle bionde che non li utilizzano. E’ un esempio di ciò che gli psicologi chiamano ‘effetto licenza’, che si verifica quando le persone fanno una scelta sana, che le fa sentire in potere di farne una meno salutare in seguito. Esattamente quello che succede quando ci si dà all’alcol nel fine settimana dopo essere rimasti sobri tutta la settimana. In questo caso, i fumatori che assumono integratori multivitaminici fumano di più, perché sono convinti che questi prodotti possano proteggerli dal cancro, cosa che la scienza non ha ancora provato, evidenziano gli esperti della National Sun Yat-Sen University di Taiwan su ‘Addiction’. Nella rivista vengono descritti due esperimenti condotti dagli autori. Nel primo 74 fumatori abituali hanno ricevuto un placebo, ma alla metà di loro è stato detto che stavano assumendo un integratore di vitamina C. Nelle pause in cui veniva consentito di fumare, quelli che pensavano di aver preso una pillola di vitamina accendevano quasi il doppio delle sigarette rispetto al gruppo di controllo, e riportavano una maggiore sensazione di invulnerabilità nei confronti dei danni del fumo. Il secondo esperimento è una versione più ampia del primo, con 80 partecipanti: ancora una volta, i fumatori che credevano di aver preso un multivitaminico fumavano più del gruppo di controllo.

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