Mens Sana Onlus si occupa dal 2009 di assistenza nel campo della salute mentale. Operando nel territorio di Roma e Provincia e ritenendo fondamentale, come ente del terzo settore, il dialogo con le istituzioni, a ogni tornata elettorale che coinvolge il nostro territorio rivolgiamo alcune domande ai candidati di tutte le liste che dovranno rappresentare i cittadini, sul tema della salute mentale. Ci sembra fondamentale conoscere e far conoscere le idee su come amministrare la salute mentale della nostra regione, di coloro i quali, con la loro azione politica, avranno la possibilità di apportare cambiamenti e miglioramenti in questo settore.
Scorrendo i programmi elettorali dei diversi schieramenti in corsa, non abbiamo trovato molte idee sulla salute mentale. In molti programmi non vi è alcun cenno. Un candidato, uno solo, a cui abbiamo posto i nostri quesiti ci ha risposto. Si tratta di Gianluca Perla, cadidato della Lista Pirozzi al Consiglio Regionale del Lazio.
La nostra associazione, apartitica e aconfessionale, non dà nessun endorsment ai candidati ma, come impegno civico parte della nostra mission, pubblichiamo le idee riguardo la salute mentale al fine di offrire una conoscenza più approfondita di un candidato a rappresentarci alla Regione.
1. Qual è la sua opinione sull’attuale sistema della salute mentale del Lazio? Reputa necessari dei cambiamenti? Se sì, quali pensa di proporre al prossimo governo della Regione?
Il problema della salute mentale nel Lazio – attualmente- è una rete bucata. Sinora ci sono state politiche carenti, servizi discontinui e settoriali che hanno creato e creano “cronicità” invece che riabilitazione e reinserimento. Detto questo ne consegue che occorrono dei necessari miglioramenti, ponendo mano all’intera rete di assistenza sanitaria e sociale. Attualmente nel Lazio ci sono 22 servizi di diagnosi e cura , 290 posti letto publici, 800 posti letto convenzionati, 46% in media la carenza di personale nel pubblico. Un punto essenziale è che i servizi sanitari e sociali pubblici sono strutturati in modo differente nella vasta area romana e del resto della regione, a volte sono ricchi , talaltra inesistenti ; in alcuni luoghi integrati con le ASL, in altri con accordi periferici ed occasionali con un mix di social – privato- pubblico di scarso respiro. E’ stata in generale sostituita la programmazione dei servizi con assetti organizzativi tramite convenzioni, protocolli e delibere particolari. Il risultato è che, anche in questo campo, nel territorio è disattesa l’universalità dell’offerta, con conseguenti discriminazioni che negano di fatto i diritti. Per il prossimo futuro occorre porre mano all’intera rete di assistenza sanitaria e sociale per dare risposte concrete ed adeguate; il piano strategico dovrebbe essere ripensato facendo un’analisi dei mezzi con i quali sono stati raggiunti i buoni risultati, che dei bisogni per sviluppare le buone pratiche, escludendo quelle che hanno prodotto ricoveri e cronicità. Occorre pensare ad un budget piu’ congruo per questo tipo di malattie per assorbire più figure professionali e andrebbe rivista la modalità di partecipazione del volontariato nel senso che occorre riconoscere la piena autonomia e progettualità, potenziando le enormi energie esistenti. Anche l’associazionismo dei familiari ha bisogno di essere sostenuto ulteriormente, sia nel ruolo propositivo nelle scelte programmatiche dei servizi, sia nei ruoli rappresentativi di consultazione. Per questo le Consulte dovrebbero essere riformate, stimolando l’aumento delle presenze e garantendo la parita’ di diritti soprattutto al volontariato.
2. In questa campagna elettorale regionale, analizzando le rassegne stampa, i programmi e i comunicati dei candidati alla Presidenza, non è stato dato alcuno spazio al tema della salute mentale. Qual è il motivo? Tutti i candidati hanno ribadito di quanto sia pesante nel bilancio della Regione la voce “Sanità” (circa l’80%). Quanto reputa rilevante l’impatto sociale della salute mentale, quanto peserà nella sua azione politica di rappresentanza?
E’ vero si parla poco dei pazienti psichiatrici; a volte qualche esponente politico, alla mia proposta di porre attenzione a questi cittadini ed a loro congiunti, mi fu risposto: “A chi puo’ interessare uno sparuto numero di persone, che probabilmente non avra’ neanche la capacita’ di esprimere il suo voto?”. Ecco nella Politica occorre indubbiamente tanta onesta’ ma è FONDAMENTALE la sensibilita’ e l’umanita’oltre alla conoscenza -importantissima- delle problematiche. A questo va aggiunto anche lo stigma della malattia mentale; l’ esternazione di essa è bloccata dalla paura e dalla vergogna… a causa dei pregiudizi che ancora comporta. Senza capire che la malattia mentale è la rappresentazione di una debolezza psicologica che si puo’ affrontare e curare e per curarla occorre investire in termini economici che tradotti significa investire in strutture e personale qualificato e preparato. Mai come in questo caso è valido il concetto che “Chiedere aiuto è il primo passo per guarire”.
3. Molti dei nostri pazienti denunciano che a livello regionale, nonché nazionale, le categorie disagiate, in difficoltà, hanno una loro rappresentanza e le loro istanze, seppur parzialmente, vengono discusse nei luoghi della politica. Tutte tranne le persone affette da disturbi psichiatrici. SMS solidali, campagne di sensibilizzazione e prevenzione, fondi per il terzo settore: una mano, giustamente, è tesa a migranti, donne vittime di violenza, minoranze religiose e linguistiche, minori e carcerati. Per i malati di disturbi psichiatrici non si fa praticamente nulla. Come pensa di invertire questa discriminante tendenza nel Lazio?
Questa domanda è molto legata – concettualmente- alla seconda. Il motivo per cui la politica non tende la mano a questi pazienti è perchè LORO (ed anche i loro parenti ) hanno una forte ritrosia a far valere ” pubblicamente ” i loro diritti per un ‘inspiegabile vergogna , alla quale si aggiunge la difficolta’ di riconoscere e dare un nome a quello che si prova , pensando sempre ad attimi passeggeri . Queste convinzioni sbagliate e fin troppo radicate fanno si che questi disagi vengono taciuti fino a quando è troppo tardi. Per evitare questa esclusione da parte della Politica occorre che vengano fatte campagne di divulgazione , non facendo piu’ considerare le malattie psichiatriche malattie incurabili ed inabilitanti. Naturalmente devono essere modificate le norme riguardanti le attivita’ lavorative e tutto cio’ che riguarda la vita di relazione e l’inclusione sociale.
4. Reputa ancora valido il sistema di competenza territoriale, per il quale chi ha disturbi psichiatrici deve obbligatoriamente rivolgersi al proprio distretto sanitario di residenza per ricoveri e cure ambulatoriali? Ha, per lei, ragione di esistere questo tipo di modello? Perché posso chiedere una visita ambulatoriale o un ricovero presso un ospedale della Regione, rinomato per una determinata specialità e non posso farlo se soffro di un disturbo psichiatrico? Non le sembra che si configurino così una limitazione del diritto di scelta del cittadino, delle disparità nel trattamento e un ostacolo alla competizione e quindi al miglioramento dell’offerta per quanto riguarda la salute mentale?
Assolutamente errato l’utilizzazione del recinto territoriale per la cura delle malattie mentali; non abbiamo una Politica basata sul federalismo e pertanto è incomprensibile ed è da modificare questa restrizione territoriale per eventuali ricoveri e cure ambulatoriali. Assolutamente è una forma di discriminazione che va ABOLITA. Se non hanno voce questi pazienti sono le Istituzioni, i rappresentanti della Politica che devono dare voce a loro; se il problema è di pertinenza economica non è giustificable in quanto il costo rientra sempre nel bilancio Regionale, se il problema è di mancata organizzazione sanitaria (mancanza di personale medico, infermieristico) questo problema puo’ e deve essere risolto in quanto i finanziamenti destinati alla Sanita’ devono essere utilizzati per i pazienti e per chi vi opera all’interno. Certo: i disturbi mentali costituiscono una delle maggiori fonti di carico assistenziale e di costi per il SSN e si presentano in tutte le classi di eta’ ed avendo queste malattie un’origine multifattoriale necessitano di un trattamento integrato (psichiatrico, psicologico, farmacologico,riabilitativo) che frequentemente ingaggia, oltre che il malato, anche la famiglia. Poiche’ in alcuni casi si puo’ avere una guarigione vera e propria e poiche’ il paziente deve essere un soggetto attivo non è comprensibile una limitazione di scelta del luogo di cura da parte di pazienti, ancora piu’ sensibili di altri paz. affetti da altre patologie.