alcol fobiaPessima idea quella di evitare i drink durante la settimana per concederseli solo nel weekend. In questo modo si pensa di limitare il consumo di alcolici, ma secondo un recente studio dei ricercatori francesi dell’Università di Tolosa, questa abitudine rischia di fare più danni rispetto a un consumo regolare e costante. Lo studio, pubblicato sul ‘Bmj’, ha confrontato le abitudini in fatto di alcolici degli uomini di mezz’età in 3 città francesi con i coetanei di Belfast (Irlanda del Nord), esaminandone anche gli effetti sulla salute.Ebbene, se i primi bevono di più in generale (circa 30 unità di alcol a settimana), i secondi – che pure si limitano a 22 unità – corrono un rischio doppio di infarto o di morire per un attacco cardiaco. E questo non perché la dieta dei francesi sia più sana. Infatti gli uomini d’Oltralpe presentavano valori di pressione più alta, soffrivano più di diabete e avevano gli stessi livelli di colesterolo degli irlandesi. La differenza più significativa, spiegano i ricercatori, sta nel modo di bere: i francesi consumano alcolici (soprattutto vino) poco e spesso nel corso della settimana, e questo sembra avere un effetto protettivo per il cuore.Gli irlandesi, invece, concentrano la maggior parte del loro consumo di alcolici in un paio di giorni nel weekend, in cui decisamente alzano il gomito. Un approccio molto più dannoso rispetto a quello francese, perché costringe l’organismo a metabolizzare all’improvviso una gran quantità di alcol, producendo una sostanza chimica che favorisce, di fatto, il restringimento dei vasi. Non solo: le sbornie regolari del fine settimana favoriscono l’accumulo di grasso addominale, collegato a cardiopatie, diabete e forme di tumori.

Da Adnkronos Salute

lancetLo studio appena pubblicato da Lancet (Lancet. 2010 Oct 29.) che ha concluso come l’alcol sia più dannoso alla salute di droghe come la cocaina o la cannabis, continua a far discutere. Doctornews ha intervistato Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano e Felice Nava, membro del Consiglio direttivo nazionale di FeDerSerD per cercare di capire quanto il “problema alcol” sia sottovalutato. «Sicuramente c’è una forte disattenzione» sottolinea Garattini, Deve essere fonte di forte preoccupazione il consumo di alcol da parte dei giovanissimi che ne fanno uso soprattutto durante il fine settimana, momento in cui pronto-soccorso ricevono spesso ragazzi e ragazze ubriachi» Ecco perché, continua Garattini «l’alcol come le droghe devono essere vietati ai minorenni». È d’accordo anche Nava. «L’alcol come sostanza legalmente commercializzata» sottolinea Nava «rientra in logiche di lobby che rendono impossibile la regolamentazione del mercato e non si riuscirà mai ad ottenere l’apposizione di etichette che dicono “nuoce gravemente alla salute” come per le sigarette, come non è stato possibile vietare spot pubblicitari di alcolici fino alle 18».

alcol fobiaSecondo uno studio pubblicato sull’ultimo numero della prestigiosa rivista medica “The Lancet” l’alcol è la sostanza più pericolosa, più di eroina e crack. Il tabacco invece avrebbe quasi gli stessi effetti deleteri della cocaina. Sono queste le conclusioni del professore britannico David Nutt, che un anno fa era stato licenziato da consulente del governo laburista di Londra per la sua visione non convenzionale della lotta agli stupefacenti. Ma nonostante abbia perso il posto non ha abbandonato il suo campo di analisi e con altri esperti dell’Independent Scientific Committee on Drugs ha condotto un ampio studio, considerando 20 sostanze che producono dipendenza e analizzandole in base a due categorie: i danni che possono provocare all’individuo e quelli causati agli altri e alla società (come crimine, danni ambientali, costi per l’economia e la sanità, ecc.).
Eroina, crack e crystal meth (metanfetamina) sono le sostanze più dannose per le persone che ne fanno uso, ma se si tiene conto di entrambi i punteggi diventa l’alcol la «droga» più nociva di tutte, con un punteggio di 72 (su 100). Staccata a 55 c’è l’eroina e a 54 il crack. La cocaina raggiunge i 27 punti, solo uno in più del tabacco, altro piacere legale. L’anfetamina è a 23, mentre la cannabis a 20. In ultima posizione i funghi allucinogeni, con 5 punti. La Gran Bretagna è un Paese dove l’alcolismo, soprattutto tra i giovanissimi, è una piaga sociale allarmante. Ma il governo tira dritto per la sua strada e ieri il ministero della Salute ha fatto sapere che non cambierà la classificazione delle droghe, che è già efficace così come è stata concepita.

meno-alcolTroppo alcol accorcia la vita: fa invecchiare prima e favorisce il cancro. Una ricerca italiana ha dimostrato che esagerare coi drink (anche senza sviluppare una dipendenza patologica dal ‘bicchiere’) sposta in avanti l’orologio biologico delle cellule, particolari strutture genetiche chiamate telomeri, la cui scoperta ha fruttato il Premio Nobel 2009 per la Medicina agli scienziati americani Elizabeth H. Blackburn, Carol W. Greider e Jack W. Szostak. Gli autori della nuova ricerca, condotta tra Padova e Milano e presentata a Washington al meeting 2010 dell’American Association for Cancer Research, hanno osservato che negli alcolisti la lunghezza dei telomeri risulta dimezzata. E un ‘taglio’ dei telomeri significa invecchiare più velocemente, ammalarsi prima e quindi, in definitiva, vivere meno. Un team composto da ricercatori dell’università di Padova (Laboratorio di mutagenesi ambientale del Dipartimento di medicina ambientale e sanità pubblica), in collaborazione con l’università degli Studi di Milano (Dipartimento di medicina del lavoro) e la Fondazione Irccs ospedale Maggiore Policlinico (Centro di epidemiologia molecolare e genetica), ha dimostrato che il legame tra consumo di alcol, rischio di tumori e invecchiamento inizia a livello cellulare con l’accorciamento dei telomeri. I telomeri – ricordano gli esperti in una nota – sono delle sequenze di Dna che si trovano nelle regioni terminali dei cromosomi e sono importanti per la stabilità genetica delle cellule. La lunghezza dei telomeri si accorcia progressivamente mentre invecchiamo. Ebbene, avvertono gli studiosi: un uso eccessivo di alcol produce nelle nostre cellule stress ossidativo e infiammazione, due meccanismi che possono accelerare l’accorciamento dei telomeri. Inoltre, visto che l’accorciamento dei telomeri è un meccanismo fondamentale nel processo di cancerogenesi, i ricercatori hanno ipotizzato che le persone con telomeri più corti per eccessivo consumo di alcol potrebbero essere più a rischio di sviluppare il cancro.

Utilizzando la tecnica di analisi nota come ‘real-time polymerase chain reaction’, i ricercatori hanno analizzato il Dna del sangue di 59 persone che consumavano alcol in modo sregolato, anche se non potevano ancora essere ‘catalogati’ come alcolisti (il 22% consumava ogni giorno 4 bicchieri o più di vino o altra bevanda alcolica), e di 197 volontari con un consumo di alcol nella norma della popolazione italiana (soltanto il 4% consumava 4 bicchieri o più al giorno di vino o altra bevanda alcolica). I due gruppi erano di età simile e non mostravano differenze per altre caratteristiche che avrebbero potuto modificare la lunghezza dei telomeri (dieta, fumo, esercizio fisico, stress lavorativo o esposizioni ambientali). I risultati hanno mostrato che la lunghezza dei telomeri era “drammaticamente ridotta nei soggetti dello studio che consumavano quantità eccessive di alcol”, riferiscono gli studiosi. In particolare, “la lunghezza dei telomeri era dimezzata negli alcolisti in confronto ai soggetti di controllo” (0,41 e 0,79 unità nei due gruppi). “Gli alcolisti – spiegano Andrea Baccarelli (Policlinico-università Statale di Milano) e Sofia Pavanello (università di Padova), responsabili del progetto di ricerca – sembrano più vecchi di quanto non siano in realtà e si è sempre ritenuto che un consumo eccessivo di alcol possa far invecchiare prematuramente e anticipare nel tempo le tipiche malattie dell’invecchiamento. In particolare, un eccessivo consumo di alcol è associabile all’insorgenza di tumori di diverso tipo”, precisano.Inoltre, evidenzia Pavanello, “i soggetti portatori di una variante genetica nel gene ADH1B mostravano un rischio maggiore di alcolismo e avevano telomeri più corti. La diminuzione della lunghezza telomerica che abbiamo trovato è di entità molto grande e siamo stati sorpresi noi stessi dall’aver trovato un effetto dell’alcol così forte a livello cellulare”.

meno-alcolRoma, 29 apr. (Adnkronos Salute) – In Italia è boom di abuso d’alcol soprattutto tra gli over 65 e tra i giovanissimi under 16, ragazzi e ragazze. Gli anziani preferiscono il vino, mentre i giovani, accanto al nettare di Bacco, non disdegnano birra e superalcolici. Sta prendendo sempre più piede anche nel nostro Paese, inoltre, il fenomeno del binge drinking, l’abbuffata di alcol in una sola occasione. Questi alcuni dati emersi dal rapporto dell’Istituto superiore di sanità (Iss), di cui si è parlato questa mattina a Roma durante l’Alcohol Prevention Day.Sull’esempio di modelli Nord europei, si è consolidata tra i giovani italiani l’abitudine di bere in occasioni particolari più di 6 bevande alcoliche. Nel 2008 si è registrata una prevalenza di binge drinking del 22,1% tra i maschi 18-24enni e del 6,5% tra le coetanee. In media, 4 milioni di italiani di tutte le età si ubriacano nel corso dell’anno. Indipendentemente dall’età, la distribuzione territoriale dell’abuso di alcol fa rilevare nei maschi il valore più alto nell’Italia Nord-Orientale (15,5%), seguita dall’Italia Meridionale (12,3%) e Nord-Occidentale (12,5%). Preoccupa soprattutto il fatto che il fenomeno sia registrato anche tra i minori di 16 anni, età-soglia al di sotto della quale può essere vietata la somministrazione di alcol, e che tra le ragazzine di 16-17 anni si registrino valori più alti rispetto alla media femminile nazionale – quasi il 4%, rispetto alla media del 2,8% – con un picco per le 18-24 enni (6,5%). Ma a preoccupare non sono solo i giovanissimi.

Nel nostro Paese, infatti, la massima frequenza di consumatori a rischio si registra tra gli ultra 65enni. Oltre 4 milioni di bicchieri per i ‘nonni’ e 1 milione circa per le ‘nonne’ vengono consumati in eccesso quotidianamente. E questo spiega anche perché tra gli anziani si registra la più elevata frequenza di consumatori a rischio e di conseguenze alcol-correlate registrate in termini di carico di malattia – cirrosi epatica, tumori, malattie cardiovascolari, incidenti stradali e domestici – con il relativo ricorso ai ricoveri. Gli anziani, infatti, perdono la capacità di metabolizzazione dell’alcol per la riduzione dell’attività dell’alcol-deidrogenasi, un enzima localizzato nel fegato e nello stomaco che consente di smaltire i bicchieri di troppo. Con questo enzima depotenziato, l’alcol circola immodificato incrementando il rischio di conseguenze tossiche e cancerogene. A questo si aggiunge anche la possibilità di interazioni con determinati farmaci.La prevenzione, dunque, è fondamentale. “Non possiamo dimenticare – dice Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Iss – i 30 mila morti l’anno e i 110 mila ricoveri registrati negli ultimi dieci anni. Bisogna aumentare la consapevolezza per dare la possibilità di scegliere di non rischiare. E’ importante – continua Scafato – la ricerca per fare sviluppo e prevenzione. Bisogna fare pubblicità progresso, quella vera, che magari riesca a contrastare i 169 milioni di euro spesi in pubblicità di bevande alcoliche. Fondamentali, poi, il ruolo della scuola e della famiglia per imparare a gestire